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Scontro tra clan Gionta e IV sistema, 19 arresti a Torre Annunziata

Le indagini hanno preso avvio dal tentato omicidio di Giuseppe Carpentieri, genero di Valentino Gionta, anche lui colpito dal provvedimento e ritenuto ancora al vertice dell'organizzazione

Pubblicato:30-11-2021 11:46
Ultimo aggiornamento:30-11-2021 11:46

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NAPOLI – I carabinieri del gruppo di Torre Annunziata hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli, su richiesta della direzione distrettuale Antimafia, nei confronti di 19 persone. Sono gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, porto e detenzione di armi da sparo.
Gli indagati sono tutti appartenenti ai clan camorristici Gionta e IV sistema che si contengono il controllo del territorio di Torre Annunziata.

Il provvedimento è stato emesso in seguito a una articolata attività d’indagine coordinata dalla Dda di Napoli e condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata, da maggio 2020 a luglio 2021, avviata all’indomani del tentato omicidio di Giuseppe Carpentieri ritenuto elemento di spicco del clan e genero del capo del sodalizio detenuto Valentino Gionta, anche lui colpito dal provvedimento.

Valentino Gionta è ritenuto ancora al vertice dell’organizzazione, avvalendosi della collaborazione dei familiari più stretti, tra cui la figlia Teresa, lo stesso Carpentieri e l’omonimo nipote Valentino Gionta (classe 1983).
A finire in carcere elementi apicali del clan Gionta (detto anche dei Valentini): accertata la capacità di controllo del territorio mediante l’intimidazione mafiosa, l’opprimente rete estorsiva ai danni di attività economiche locali e la capacità di fronteggiare militarmente le fazioni contrapposte, grazie alla disponibilità di armi ed esplosivi. Ed è proprio nello scontro armato tra i clan che è maturato l’agguato a Carpentieri, avvenuto il 6 maggio 2020, per la cui esecuzione risultano raggiunti da gravi indizi di colpevolezza i fratelli Pasquale e Luca Cherillo, entrambi allo stato detenuti, ritenuti promotori del neo-costituito clan IV sistema con base nel quartiere popolare del Parco Penniniello. I due erano mossi da sentimenti di vendetta per l’omicidio del loro nonno Natale Scarpa, consumato il 14 giugno 2006 in un agguato eseguito da sicari del clan Gionta.

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