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Stop a sprechi di cibo e Co2, Rosati: “Prodotti di prossimità aiutano l’ambiente”

"E' necessario capire che mangiare italiano vuol dire mangiare sano e spendere meno"

Pubblicato:30-11-2017 17:20
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:56

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ROMA – Ripensare la filiera agroalimentare adattandola ai cambiamenti climatici in atto e modificare l’intera rete di produzione, tra i maggiori responsabili delle emissioni di Co2. È questo il cuore della giornata di studio organizzata a Roma dall’associazione di giornalismo ambientale Greenaccord e dall’Arsial.

Ad ascoltare la voce degli esperti del settore, nell’Aula Magna dell’Istituto patristico Agostinianum, le ragazze e i ragazzi degli istituti Agrari Garibaldi e Gioberti di Roma e dell’Alberghiero di Amatrice. Una riflessione, quella sulla filiera agroalimentare, che parte dai dati sullo spreco di cibo, che l’Istat stima in 16 miliardi di euro l’anno, pari al 27% della produzione, di cui 8 miliardi che arrivano direttamente dalla spesa delle famiglie.

“Un dato allarmante che ha un peso notevole sull’ambiente- ha spiegato Antonio Rosati, amministratore unico di Arsial– Ecco perché abbiamo coinvolto le scuole che sono il nostro punto di riferimento, le nuove generazioni sono i nostri ambasciatori del cibo e della biodiversità”. Faro da seguire resta la legge contro lo spreco alimentare approvata circa un anno fa e che “ci stanno copiando in tutta Europa, perché facilita le aziende, i ristoratori e la grande distribuzione rendendo più semplice tutto il processo, anche la donazione di cibo”. Tra le azioni portate avanti dall’Arsial, un altro bando dedicato proprio alle scuole per far emergere le migliori idee sul risparmio del cibo.



Rosati: “Mangiare italiano vuol dire mangiare sano e anche spendere meno”

Dobbiamo convincerci a mangiare italiano, a consumare prodotti di prossimità– ha detto ancora Rosati- e dobbiamo intensificare e aumentare le possibilità che i produttori italiani, in particolare del Lazio, arrivino sulle piazze di Roma o di Rieti e di Viterbo, in modo che possano vendere i loro prodotti direttamente ai consumatori”. E lo stesso vale per la grande distribuzione, dove Rosati, sull’esempio dell’accordo stretto con Coop, ha auspicato una sempre maggiore presenza di corner dedicati al cibo locale. “Perché mangiare prodotti di prossimità non vuol dire solo difendere i nostri produttori, ma anche emettere meno Co2, a vantaggio dell’ambiente e del paesaggio”.

E se il biologico resta un altro faro per salvare il clima, l’amministratore unico di Arsial ha ribadito la sua contrarietà alla proroga di 5 anni decisa dall’Europa all’uso del Glisofato. “Dobbiamo fare nostra la battaglia dei produttori italiani che chiedono che nelle etichette ci sia la provenienza del cibo, perché è necessario che il consumatore sia messo nelle condizioni di poter scegliere. Siamo a un bivio– ha detto infine Rosati- perché con le scelte giuste il cibo può diventare il paradigma di un nuovo Umanesimo”.

“Intorno all’agricoltura, al cibo e all’acqua si sviluppa una grande possibilità di armonia- spiega l’amministratore unico di Arsial- . Ma non c’è molto tempo, è necessario capire che mangiare italiano vuol dire mangiare sano e anche spendere meno. L’Arsial promuove prodotti di grande qualità e fa rete con le scuole, perché è fondamentale- ha detto rivolgendosi alle studentesse e agli studenti- capire che ognuno di noi ha in mano un pezzo del futuro di questo mondo. E chi mangia bene, pensa bene“.

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