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Precari della giustizia, in 60 rischiano il posto. La Cgil: “Vanno salvati”

Una sessantina di lavoratori ultracinquantenni, che da ormai sei anni lavorano negli uffici giudiziari veneti dopo essere stati licenziati da aziende di vari settori, saranno lasciati a casa tra qualche giorno.

Pubblicato:30-11-2016 13:08
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:21

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Manifestazione CgilVENEZIA – Una sessantina di lavoratori ultracinquantenni, che da ormai sei anni lavorano negli uffici giudiziari veneti dopo essere stati licenziati da aziende di vari settori, saranno lasciati a casa tra qualche giorno. Lo denuncia la segretaria della Fp-Cgil regionale, Assunta Motta, che evidenzia come questi lavoratori siano stati finora inquadrati come tirocinanti, ed abbiano quindi lavorato per “400 euro al mese, senza contributi né diritti di nessun tipo”.

Ed ora saranno lasciati a casa e se vorranno continuare a lavorare dovranno “accedere e vincere un concorso in cui sono richieste la conoscenza di una lingua straniera ed, in modo approfondito, alcune materie tra cui diritto pubblico e diritto amministrativo, competendo con ragazzi freschi di laurea”.

Per questo, qualche settimana fa, il sindacato ha inviato una lettera aperta “al ministro della Giustizia Orlando, al presidente della Regione Veneto, al presidente della Corte d’Appello e al procuratore generale”, chiedendo il rispetto degli impegni che il ministro Orlando stesso si era assunto con i precari del ministero della Giustizia, che “da oltre sei anni, operano negli uffici giudiziari senza essere concretamente riconosciuti come lavoratori veri e propri”.


Ma “l’appello non ha avuto nessuna risposta”, ed ora il tempo sta per scadere, senza che i lavoratori possano sperare di avere una qualche continuità economica o riconoscimento professionale. “Eppure per questi lunghi anni sono stati utili a collaborare, lavorare, smaltire arretrato e si sono resi disponibili a coprire le gravissime vacanze organiche di un ministero che da numerosi anni non assume nuovo personale”, conclude il sindacato, e adesso si sentono “usati”.

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