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ROMA – In tanti, quasi tutti, si erano concentrati sul numero sbagliato del comunicato di Dazn: era dal 1996 che una partita di Serie A non andava in “chiaro”, visibile a tutti gratis. Ma il numero da leggere perbene era un altro: il limite di 2 milioni di connessioni massime che la piattaforma avrebbe ammesso per Milan-Napoli. Sembrava una premura tecnica, invece era una speranza.
E infatti, alla fine, il botto di ascolti per la partita di cartello del turno infrasettimanale, non c’è stato: si sono collegati su Dazn 1,883 milioni di spettatori. Al di sotto del limite autoimposto (si suppone per non avere problemi tecnici e trasformare lo spot in un clamoroso autogol) e anche del derby di Milano dello scorso 22 settembre, la partita finora più vista con 1.972.264 spettatori, ma a pagamento.
La scelta di Dazn, ammessa da un accordo in sede di bando con la Lega Serie A che prevede la trasmissione free di 5 dei 380 match che compongono l’offerta complessiva, era ovviamente autopromozionale per agganciare gli “indecisi”: offrire per una sera una finestra di bel calcio a tutti, e raggranellare tanti nuovi indirizzi mail a cui spedire nuove offerte.
Perché il punto è che la Serie A, a dispetto (o forse anche a causa) dei rincari costanti di Dazn, è un prodotto che richiama sempre meno avventori. Nelle prime nove giornate di campionato, si sono registrati 4,8 milioni di telespettatori in meno rispetto allo scorso anno. Evidentemente non è (solo) il pezzotto, il problema.
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