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G20, Roder (Global Citizen): “In gioco il futuro dei Paesi poveri”

Friederike Roder, rappresentante dell'ong Global Citizen, durante i lavori del G20 a Roma sottolinea l'importanza dei diritti speciali di prelievo da destinare ai Paesi più in difficoltà. "C'è il rischio che la maggior parte dei fondi finiscano ai Paesi ricchi"

Pubblicato:30-10-2021 16:37
Ultimo aggiornamento:30-10-2021 16:38

roder global citizen
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ROMA – Dai “diritti speciali di prelievo” può arrivare il “grande annuncio” del vertice; per questo è necessario che tutti i Paesi del G20, non solo la Francia, ma anche l’Italia, il Canada o la Spagna, si impegnino a riallocare almeno il 20 per cento delle loro quote messe a disposizione dal Fondo monetario internazionale (Fmi) a beneficio degli Stati più poveri e in difficoltà: a sottolinearlo è Friederike Roder, rappresentante dell’ong Global Citizen, intervistata dall’agenzia Dire durante i lavori del forum.


Oggi il presidente Emmanuel Macron ha riferito della determinazione della Francia affinché i “grandi” condividano insieme cento miliardi di dollari a vantaggio dei Paesi meno attrezzati di fronte alla crisi. Secondo Roder, l’annuncio, che riguarda un monte di “diritti di prelievo” da 650 miliardi autorizzato ad agosto dal Fondo monetario, rappresenta “un primo buon segnale. La Francia ha comunicato che riallocherà il 20 per cento dei suoi ‘diritti speciali’, cioè oltre cinque miliardi di dollari” calcola la rappresentante di Global Citizen. “Ora vogliamo che il G20 assuma l’impegno collettivo di cento miliardi, che rappresenta comunque una piccola parte dei 650 miliardi a disposizione, che nei due terzi dei casi continuano a spettare ai Paesi ricchi”.


Le risorse liberate dall’Fmi hanno la forma di prestiti a tasso agevolato e, secondo Roder, “potranno aiutarci a superare la crisi economica aggravata dalla pandemia di Covid-19 e a riprenderci meglio insieme”. C’è però un problema strutturale, secondo la rappresentante di Global Citizen: “La maggior parte dei fondi rischia ancora una volta di finire ai Paesi ricchi, che non hanno bisogno di quei soldi perché possono già prenderli in prestito sul mercato dei capitali e investirli nelle proprie economie”. Un’opportunità, questa, che sarebbe invece preclusa agli Stati meno attrezzati, in Africa e in altre regioni del mondo. “Non possono indebitarsi di più – denuncia Roder – ma hanno bisogno delle risorse per riprendersi dalla pandemia e investire in economie verdi e più eque”.


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