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Lavoratori dello spettacolo in protesta a Napoli: “Emergenza senza fine”

In piazza del Gesù si sono riuniti attori, professionalità del teatro, ballerini, animatori, giocolieri, musicisti, cantanti, artisti del circo e altre categorie di professionisti

Pubblicato:30-10-2020 13:22
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:09

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NAPOLI – Protestano in piazza a Napoli i lavoratori dello spettacolo che contestano le misure di sostegno economico previste dal decreto Ristori. In piazza del Gesù si sono riuniti attori, professionalità del teatro, ballerini, animatori, giocolieri, musicisti, cantanti, artisti del circo e altre categorie di professionisti che hanno dovuto interrompere le loro attività a seguito dei provvedimenti introdotti per limitare la diffusione del Covid sia a livello regionale che nazionale.

“Emergenza senza fine“, si legge sul grande striscione che i lavoratori dello spettacolo hanno affisso fuori alla chiesa del Gesù Nuovo, davanti alla quale si è svolta una manifestazione pacifica con la richiesta, a tutti i partecipanti, di rispettare il distanziamento interpersonale e indossare le mascherine. “Questo comparto è stato il primo ad essere chiuso a marzo e tra gli ultimi a riaprire con una ripartenza che è stata ‘drogata’ dalle situazioni contingenti – spiega Alessandra Tommasini, segretaria generale Slc Cgil Campania – perchè tanti teatri e cinema in realtà non hanno mai riaperto. I bonus erogati durante la prima ondata dell’emergenza non sono stati sufficienti a coprire l’intera platea dei lavoratori. Inoltre, la pandemia ha fatto emergere problematiche storiche, in primis la precarietà. Questo mondo, composto da 13mila persone solo in Campania, ha bisogno di una regolamentazione”.

Il sindacato chiede “un sostegno al reddito pieno ed esigibile per tutta la platea di lavoratori, nessuno escluso. La Regione Campania – denuncia Tommasini – ha annunciato nuovi fondi per dare bonus al comparto, ma in realtà si tratta solo di bonus che nella prima fase non erano stati erogati per limiti troppo stringenti nei requisiti di accesso. Solo il 30% aveva percepito dei bonus, gli altri sono rimasti fuori e questo non è accettabile”.


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