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Lo psichiatra: “Il negazionismo rifiuta la scienza e nasce dalla paura”

Mencacci: "La 'libertà' di chi nega l'esistenza del virus è condanna per gli altri"

Pubblicato:30-10-2020 13:58
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:09

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ROMA – “Il negazionismo è una condizione di sdegno, nell’ambito di una cultura narcisistica, che induce a non sopportare le indicazioni della scienza. Quello che noi vediamo è che di fronte alla scienza e alla ragione vi è un marcato rifiuto, quando invece proprio ragione e scienza sono la base della nostra civiltà e di quello che noi chiamiamo umanesimo. Diventiamo più umani nel momento in cui rispettiamo la ragione e i principi a cui la civiltà europea ancora oggi si ispira: quelli della rivoluzione cognitiva e della rivoluzione francese”. A spiegare il fenomeno del negazionismo è Claudio Mencacci, psichiatra e presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia (Sinpf). Dal punto di vista psichico, invece, spiega lo psichiatra,”il negazionismo è un meccanismo difensivo dalla paura e dall’angoscia arcaico, primordiale e molto tenace. È una condizione per la quale il negazionista, facendo uno sforzo enorme, si oppone alla realtà dei fatti e ha bisogno di trovare chi la pensa come lui, perché non può tollerare una condizione diversa- sottolinea Mencacci- una condizione che proviene dalla ragione. Nei confronti della paura noi possiamo attivare dei sistemi cognitivi che ci permettano di affrontarla- prosegue l’esperto- La maniera che noi consideriamo più evoluta è di attuare protezioni da questa paura per cercare di sopravvivere ad essa”. 

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Tornando all’aspetto sociologico, “il negazionismo non è una scoperta- ricorda Mencacci- è un filo rosso che ormai da molti anni attraversa la Sociologia, la Psicologia e la Clinica psichiatrica. Sostanzialmente è un costante attacco all’intellettualismo e nasce dalla convinzione che ‘la mia ignoranza vale quanto la tua conoscenza’“. Quello a cui si assiste ormai da tempo, precisa il presidente della Sinpf, “è un attacco alla scienza in una società sempre più ignorante. In questo- constata- la scienza ha delle colpe perché ha dato molte illusioni ma, al contempo- ricorda Mencacci- è l’unico sistema che abbia permesso all’uomo di progredire e di migliorare la sua qualità e quantità di vita. La ragione ci guida e la scienza funge da faro”. Guardando all’attualità degli ultimi mesi, Mencacci chiarisce che “in questo momento chi nega l’esistenza del virus lo fa in maniera arcaica e totale. Quindi, di fatto, non solo espone se stesso ma purtroppo anche tutti gli altri” al rischio del contagio. “Il grido della loro libertà- ribadisce- diventa la condanna per gli altri ad ammalarsi, perché queste persone non rispettano le indicazioni che provengono dalla scienza”.


Ma cosa succede se, in tempi di Covid-19, un negazionista si ammala del virus di cui nega l’esistenza? “In base alla sintomatologia- spiega l’esperto- avremo dei negazionisti pentiti, costretti dalla realtà a prendere atto”. Tuttavia, ricorda, “il negazionista è alla ricerca costante di un colpevole. Procedendo con un tentativo di riattualizzazione di un mondo fatto di fantasmi e di paure, un mondo medioevale e pre-illuminista, fatto di subordinazione mentale, il negazionista di per sé non solo nega l’evidenza ma è alla costante ricerca di un colpevole”.

Secondo Mencacci, “tanto più scienza, tecnologia e cultura aumentano, tanto più queste fasce di negazionisti aumentano. Abbiamo una ricca attività di fantasie che- sottolinea- se non si riverberassero negativamente sugli altri farebbero parte del principio della democrazia. Il problema- invece- è che certi comportamenti stanno entrando in contrasto con l’atteggiamento solidale e responsabile nei confronti della collettività che ci viene richiesto. La loro libertà di urlare cozza con la necessità di tutelare la salute di tutti”. Negare l’evidenza e cercare un colpevole per ciò che non si comprende, ricorda lo psichiatra, “è una riproposizione di schemi infantili che la nostra civiltà ha vissuto per millenni quando non avevamo gli strumenti per comprendere e quindi cercavamo spiegazioni in uno spazio invisibile che si popolava di diavoli, streghe, fantasmi. Poi abbiamo compreso che quel mondo invisibile è visibile con altri strumenti e così abbiamo scoperto l’esistenza anche di cose che ci sono pur non percependole con i nostri sensi. È così che, ad esempio, abbiamo scoperto l’esistenza dei virus e abbiamo fatto un salto cognitivo, utilizzando tecnologie che ci permettono di andare al di là dei nostri strumenti naturali. Questa è la scienza, il resto- conclude- è fermarsi molto prima”.

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