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FOTO | VIDEO | Covid, i lavoratori dello spettacolo in piazza: “L’assenza del governo è ‘spettacolare'”

Serve sostegno reddito per tutto il 2021 e tavolo al Mibact, usare il Recovery fund

Pubblicato:30-10-2020 13:48
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:09

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https://vimeo.com/473826979

ROMA – Lavoratori dell’audiovisivo, dei circhi, del teatro e delle scuole danze, ballerini e dj, scenografi e attrezzisti, tutti uniti in un momento drammatico per il settore dello spettacolo. La piazza davanti Montecitorio è piena, e a fianco delle marsine degli orchestrali ci sono le giacche con gli alamari dorati dei circensi, e gli abiti da danza, gli spartiti, le maschere, ma anche, si sottolinea dal palco, gli abiti da lavoro degli attrezzisti, degli autisti, degli elettricisti e dei fonici, categorie ugualmente colpite dalla chiusura causa Covid ma spesso ignorati.

Tutto lo spettacolo italiano è stato chiamato a raccolta da Cgil Slc, FISTel-Cisl e Uilcom Uil, i sindacati di settore. La denuncia di una “assenza spettacolare” del governo è il fil rouge della giornata: non ci sono aiuti, non ci sono soluzioni, ci sono solo altre chiusure, e ormai la difficoltà è anche quella di mettere insieme il pranzo con la cena. La richiesta della piazza guarda anche al futuro, con la richiesta di un salario equo, per uscire dalla crisi con pratiche virtuose, uguali diritti per donne e uomini, il riferimento costante alla Costituzione. E il destinatario della protesta è per tutti il ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini.


“Fa danni quanti ne fa il virus, e ha bloccato anche la stabilizzazione dei precari”, è la voce di chi si avvicenda al microfono. La richiesta è di una forma di sostegno al reddito certa per tutti i lavoratori dello spettacolo “per un periodo lungo, almeno fino a tutto il 2021”, e l’istituzione di “un tavolo strutturale e permanente con il Mibact e il ministero del Lavoro“, con accesso alle risorse del Recovery fund”.

https://vimeo.com/473842222

 

Oltre la pandemia, infatti, “l’Italia investe in modo insufficiente nel settore spettacolo dal vivo ed è necessario un cambio di passo culturale per una più massiccia destinazione di risorse”. “La mia carriera dura 40 anni, quella di un ballerino la metà”, dice fra gli altri Fabio Morbidelli, fagotto e controfagotto dell’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, in marsina d’ordinanza, una viola in mano perché “non me la sono sentita di portare in piazza uno strumento che costa migliaia di euro”. Oggi “per gli orchestrali la situazione è drammatica, per chi danza va anche peggio”, prosegue, ricordando “tutto quello che è stato speso per la mia formazione”, nei conservatori pubblici, e ora tutti fermi, con “precari che lavorano da decine di anni nei teatri e aspettano una regolarizzazione”, che a questo punto diventa quasi un miraggio.

Chi ha preceduto Franceschini al Mibact, “Bonisoli, nel bene e nel male l’aveva avviata”, aggiunge il maestro d’orchestra, “ora e’ ferma nei cassetti del ministero”. “Non siamo tempo libero“, recita un cartello, “avevate l’occasione per far ripartire la società cominciando dalla cultura, che aggrega, che dà lavoro a uomini e donne, non lo avete fatto. Domani potremmo trovare teatri e sale concerti chiuse, ma la consapevolezza non si ordina su Amazon”.

L’APPELLO DI ASCANIO CELESTINI

“Dobbiamo tenere aperti i teatri anche con un solo spettatore, dobbiamo tutelare la relazione che il teatro produce, una relazione tra esseri umani, o sarà sforzo inutile”, dice Ascanio Celestini dal palco, se non sarà cosi’ “riapriremo delle scatole vuote, e faremo una fatica enorme, gli spettatori si sono allontanati e i tecnici avranno cambiato lavoro, per mangiare. Quanto distanziamento serve? Un posto ogni 5, ogni 10? Ma riapriamo, poi verranno le telecamere e manderemo tutto in tv, o sulle pagine Facebook di Franceschini”, punge l’attore, regista, scrittore e drammaturgo.

GLI ATTACCHI A FRANCESCHINI

In piazza ci sono “artiste, artisti e soprattutto persone”, rivendicano dal palco. A un certo punto un Franceschini registrato viene diffuso dall’amplificazione, il ministro viene contestato anche se non presente, fischi e urla punteggiano le sue parole. “Vi abbiamo scritto, vi abbiamo ascoltato, quello che abbiamo ottenuto è la vostra supponente distrazione”, dice un’oratrice riferendosi al ministro.

“I primi a fermarsi, gli ultimi a ripartire”, si legge su un cartello, “ci dispiace averla delusa e disturbata con le richieste di migliaia di lavoratori caro ministro”, riprende l’oratrice, definendo le parole di Franceschini “emblema dell’assenza spettacolare delle istituzioni”.

… E AI GOVERNI PASSATI

Ma le critiche non sono rivolte solo al Conte 2: “vari governi si sono succeduti e non hanno portato una legge complessiva di riforma per gli spettacoli dal vivo e per il settore cultura, che potrebbe essere un volano eccezionale per il Paese”. Il richiamo costante è “alla parte più fragile dello spettacolo dal vivo, i lavoratori che sono dietro le quinte, le maestranze, categorie che vengono strumentalizzate insieme a musicisti e attori, perché siamo quelli che fanno divertire, che fanno passare una bella serata”, é la denuncia, ma questo “è cinismo istituzionale”.

“Siamo ridotti alla fame, abbiamo problemi anche semplicemente per mangiare“, denunciano dal palco, “questa é una piazza di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo, siamo operai, attrezzisti, scenografi, da mesi sotto i palazzi del potere, oggi di nuovo costretti a scendere in piazza perché un governo irresponsabile non è stato in grado di dotarsi di misure. Siamo stati più responsabili di Confindustria, e allora al governo diciamo che se tu ci chiudi, tu ci paghi”. E “no ai bonus, no a una logica illegittima. Abbiano bisogno di continuità per portarci fuori dalla crisi, c’é bisogno di un sostegno, di aiuti. Come lavoratori dello spettacolo da giugno aspettiamo di essere riconvocati da Catalfo e Franceschini, e per questo saremo oggi alle 16 sotto al Mise”.











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