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Renato Zero ai giovani artisti: “Basta tastiere del pc, tornate in cantina”

Disponibile da oggi 'Zerosettanta - Volume Due', presentato in streaming sulla piattaforma Zoom

Pubblicato:30-10-2020 12:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:09

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ROMA – “Questa semplicità nel raggiungere gli obiettivi vanifica la spinta di partenza. Se noi volessimo realizzare immediatamente un risultato basterebbe fare una copertina su cui ci presentiamo nudi, oggi anche questo purtroppo può essere una chiave di lettura attuabile. Nel volere in qualche modo andare ad occupare uno spazio nella musica ci si dimentica di certe regole, che sono fondamentali: prima di tutto la convinzione di volere raccontare e mettere a disposizione il proprio talento per imporre un pochino il proprio messaggio e la propria identità. Però la fretta, spesso, di raggiungere certe posizioni è una cattiva consigliera”. Così Renato Zero commenta alla Dire la nuova scena contemporanea musicale, con cui si è ‘scontrato’ un mese fa quando è stato accostato alla figura di Achille Lauro: “Riesce ad affermarsi con poco. Io mi sono fatto il mazzo. Cantavo la periferia, non ero un clown”, aveva detto Zero.

Degli artisti giovani parla anche in ‘Zerosettanta – Volume Due, disponibile da oggi e presentato in streaming sulla piattaforma Zoom. Nella tracklist dell’album – che segue Volume Uno (uscito il 30 settembre), e che precede il debutto del terzo e ultimo capitolo del progetto discografico, disponibile dal 30 novembre – c’è ‘Troppi cantanti pochi contanti’: una canzone trascinante, scandita da ritmi carioca e assonanze irriverenti. Un dialogo tra un autocelebrativo Zero, sempre perfettamente in equilibrio sul filo della provocazione, e i cantanti della nuova generazione, prontamente e ironicamente messi in guardia: “chi prende il mio posto si impegni di più”, recita un passo del pezzo. “Fa tenerezza vedere ‘chi spara di più vince’, questa mi sembra una filosofia discutibile. Vince, invece, la sperimentazione, lo stare in una cantina anche umida, in cui l’umidità si sente anche un po’ nelle ossa, e siamo lì perché vogliamo sacrificarci per ottenere un risultato. Ma soprattutto vince anche l’abbandono della tastiera del computer e tutti i possibili plug-in esistenti per dare spazio in quella cantina umida al batterista, al chitarrista, al bassista e a tutti gli strumentisti e che questi possano riprendere finalmente il loro posto nella realizzazione di prodotti discografici e ristabilire la manualità, che permette di mettere in campo le risorse di un collegio di musicisti che fanno sicuramente la differenza. Queste sonorità che vengono adottate oggi, se mi posso permettere- ha continuato- rendono i prodotti il risultato di un copia incolla continuato che non ci permette più di diversificare i diversi messaggi e i diversi personaggi. Questo lo trovo molto negativo. Questi tre album, in fondo, vogliono riaffermare la sonorità pura dell’acustico e la collaborazione: che ritornino le figure di un assistente musicale, di un arrangiatore e di gente che possano suggerirti delle soluzioni. Io ho avuto vicino a me Ruggero Cini, Renato Serio, Armando Trovajoli ed Ennio Morricone. Nel mio grande passaggio nella musica mi sono imbevuto di tante meravigliose esperienze e questa credo che sia la regola numero uno per arrivare ad avere un’ossatura, una postura credibile e definitiva”.

Renato Zero non è di certo un ‘negazionista’ dei nuovi artisti. L’album, infatti, vanta la collaborazione anche di Lorenzo Vizzini, che ha scritto musica e testo de ‘Le nostre anime di notte’ di Anna Tatangelo e il testo di ‘Mi sento bene’ di Arisa. “Lorenzo è un genio. Entrambi i brani hanno gareggiato alla 69esima edizione del Festival di Sanremo. Inoltre, Vizzini ha scritto anche brani per Ornella Vanoni e Laura Pausini. “Dietro la sua fragilità c’è questa inspiegabile maturità per un ragazzo di 27 anni che a me ha colpito particolarmente”, ha commentato Zero. “Io ho scritto molto del repertorio ma ho avuto il coraggio di non mettere alla porta delle magnificenze come ‘Il carrozzone’ o ‘I Migliori anni della nostra vita’. Mi ha gratificato- ha continuato- calarmi in queste partiture musicali perché per fortuna al di fuori di me ho trovato il modo di affiancarmi a talenti e ad una espressività che mi è stata congeniale ed io volentieri ho cavalcato. Quindi con Lorenzo a me piacerebbe, e lo farò quasi sicuramente, produrgli un album perché mi piace lui come interpreta. Sentirete parlare sicuramente di lui”.


“IN FUTURO FONOPOLI A MIE SPESE SENZA PALAZZINARI”

“Con il tempo ho sempre avuto un rapporto non nervoso. Io non sono di quelli che ce l’hanno con il tempo. Io ho avuto l’opportunità di arrivare ai settant’anni con un percorso molto variegato, però devo dire che questo tempo a me le opportunità di poter usufruire delle mie risorse, del mio coraggio, della mia volontà e delle scelte che ho fatto me le ha date e non mi sento di colpevolizzarlo in nessun modo. Quello che mi conforta è aver avuto la possibilità di aver messo a segno i miei programmi, esclusa Fonopoli (la città della musica sui cui il cantante romano ha lavorato per vent’anni, ndr), che rimane una ferita che non si rimargina”. Queste le parole di Renato Zero sul suo rapporto con il tempo, dopo aver raggiunto il traguardo dei settanta, e su ‘Fonopoli’, un sogno ancora da realizzare. 

Con ‘Fonopoli’- ha continuato- avrei dato la possibilità a tanti giovani di mettersi al banco di prova con dei buoni corsi di formazione professionale, responsabilizzandoli in un percorso professionale ma anche di vita e togliendoli dalla nullatenenza, dalla droga e da altri pericoli. Questo è l’unico neo che rimane nella mia vita. Forse avrò ancora tempo per togliermi questa soddisfazione in barba a questi signori che volevano buttarmi fra le braccia dei ‘palazzinari’, pagando un prezzo altissimo, in termini di vergogna, se avessi accettato queste parentele. Io non ho accettato, ‘Fonopoli’ non si è fatta ed io cammino a testa alta”. Zero ha poi concluso: “Quando sarà il momento, e credo che non sarà molto lontano, io darò fiato alle trombe e questa palestra di vita la metterò in atto personalmente a mia cura e spese“. 

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