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La storia in un libro, da Lione il ricordo delle ‘marocchinate’

'Amère Libération' racconta gli stupri di massa commessi dai 'Goumiers', i soldati coloniali francesi, erano senegalesi, marocchini, algerini e non solo, tra le province di Latina e di Frosinone

Pubblicato:30-10-2017 14:14
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:50

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ROMA – Gemma è una giovane futura mamma. Gemma sta scappando, è insieme all’uomo che ama. Ma fatica a correre, perché aspetta un figlio: “Lo sento”, le dice lui mettendo la mano sul pancione, cercando di strapparle un sorriso, per interrompere quella paura, quell’ansia che non la vuole abbandonare. Lei ha paura per il bambino. Ma che non vedrà mai nascere, perché quel bambino lo perderà, per colpa di una violenza che le ha segnato la vita.

Gemma è la protagonista di un cortometraggio, ‘Gemma di Maggio‘, che racconta la vicenda delle cosiddette ‘marocchinate‘, le violenze, gli stupri di massa commessi dai ‘Goumiers‘, i soldati coloniali francesi, erano senegalesi, marocchini, algerini e non solo, tra le province di Latina e di Frosinone.

Una storia di fantasia, ma verosimile: l’immagine dello stupro è un cazzotto allo stomaco, fa male vederla pur sapendo che in quel momento è finzione. Il cortometraggio è stato proiettato presso la sala del teatro comunale Federico II di Roccadarce, in provincia di Frosinone, in occasione della presentazione di ‘Amère Libération’, il libro di Eliane Patriarca, giornalista freelance nata a Lione ma con sangue ciociaro (la sua famiglia è di Arce), sulle ‘Marocchinate’.


Un convegno molto sentito dalla gente del posto: la sala era gremita, molte erano persone anziane che avranno in qualche modo rivissuto i fatti dell’epoca. C’erano anche degli studenti del capoluogo ciociaro, rappresentanti della ‘Rete degli studenti medi’ di Frosinone. Dopo una vita a un quotidiano come ‘Liberation’, oggi è una giornalista “indipendente” e con un coraggio grande così.


“Delle ‘marocchinate’ in Francia nessuno sa niente, io l’ho scoperto per caso e mi sono vergognata“, ammette. Intervistata dall’agenzia Dire, in un italiano stentato ma chiaro nei contenuti, racconta com’è nata l’idea del libro, cosa l’ha spinta a scriverlo e, soprattutto, com’è venuta a conoscenza di un fatto così grave, risalente al 1944.

Ho scoperto questa storia solo 5 anni fa– racconta-. Ed è stata una sorpresa per me che mai avevo saputo nulla. L’ho scoperta per caso, grazie ad un amico che me ne ha parlato. E neanche in famiglia avevo sentito nulla, per questo la prima domanda che mi sono fatta è stata ‘perché?'”. Sul libro ha iniziato a lavorare nel 2015, è stato pubblicato a maggio di quest’anno ed è solo in francese. Magari un giorno qualche casa editrice si farà avanti per tradurlo e pubblicarlo anche in italiano: “Prima di scrivere il libro ho letto ‘La ciociara’, il romanzo di Alberto Moravia- spiega- E poi ho visto il film di Vittorio De Sica. Nonostante tutto, però, questo non è bastato a far capire la storia di quello che è successo qui. Il film è molto bello, toccante. Ma ho capito che chi ha letto il libro o ha visto il film, pensa che sia una storia di una donna e di sua figlia e basta. Ma non ha capito che è una storia di migliaia di donne, di violenze di massa“.

Ha provato anche a dare risposte a una domanda apparentemente semplice ma decisamente complicata: “Perché nessuno ne parla? Forse per la vergogna. Anche se molte donne oltraggiate lo hanno fatto, hanno dato la propria testimonianza davanti a storici, a sindaci della zona. Però, anno dopo anno, abbiamo poi tutti dimenticato“.

Per non parlare della Francia. “Lo Stato non ha mai riconosciuto tutto questo, come pure l’esercito che non ne ha mai parlato. In Francia di questa storia non si sa nulla”. Nei giorni scorsi ne ha parlato in un dibattito a Parigi, in occasione della visione della Ciociara di De Sica in un cinema a due passi da l’università Sorbonne: “Ne è seguito un dibattito, e quando ho chiesto chi conosceva questa storia, tutti mi hanno detto di non saperne niente. Tranne 4 persone. Ma erano 4 ciociari”.

Eliana è convinta che il suo libro abbia molta strada da fare. “Io voglio essere portavoce delle donne violentate, negate, lasciate senza aiuto. Ho voluto dare loro una voce, a tutte le famiglie vittime delle violenze, far scoprire in Francia quello che è accaduto”. Perché nel paese che le ha dato i natali “se ne è parlato, ma non abbastanza. Questo è un crimine di guerra dal 1992. E succede ancora, in centro Africa”.

Anche in Italia è difficile, se non impossibile, leggere qualcosa sulle ‘marocchinate’. Ma tra i fatti di cronaca, ultimamente si parla molto di quanto successo ad Asia Argento, che ha denunciato di aver subito abusi dal produttore statunitense Harvey Weinstein. Molte, infatti, le accuse arrivate all’attrice italiana: da ‘Perché ne parla solo ora?’ a ‘Poteva dire di no’. “È venuta a parlare alla tv francese, a spiegare cosa le è successo. Noi di lei non abbiamo pensato quello che si dice in Italia. Per noi- conclude- Asia Argento è una donna coraggiosa”.

di Adriano Gasperetti, giornalista professionista

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