Getting your Trinity Audio player ready...
|
ROMA – Sinner in campo, a Pechino, fa finta di nulla. Vince, va in semifinale. Ma fuori la bufera dell’antidoping non cala d’intensità. Al centro c’è proprio la Wada, l’agenzia mondiale antidoping che ha fatto ricorso al Tas contro l’assoluzione del numero uno del mondo del tennis. Il New York Times pubblica uno scoop: l’agenzia avrebbe perso i dati di almeno 2.000 casi e oltre 900 risultati di test di atleti accusati di aver infranto le regole, a causa di di una serie di problemi tecnici ai suoi database. Tutto ciò a poche settimane dalle Olimpiadi di Parigi, con il sospetto – alimentato anche dal più autorevole quotidiano al mondo – che abbiano finito per gareggiare ai Giochi anche atleti che dovevano invece essere squalificati.
“Finora – scrive il New York Times – la conoscenza del vasto numero di casi interessati dai problemi di dati è stata un segreto gelosamente custodito, limitato alla manciata di funzionari della Wada direttamente coinvolti nell’affrontare la crisi. I dirigenti senior hanno tenuto nascosti molti dettagli importanti agli atleti del mondo, al pubblico e persino ai membri del consiglio esecutivo dell’agenzia, un gruppo composto da dirigenti sportivi e rappresentanti di enti pubblici di tutto il mondo”. Il che per Il Nyt “solleva nuove e serie domande sulle prestazioni dell’agenzia che quest’anno è stata sottoposta a un intenso esame per la sua gestione del possibile doping nel nuoto” cinese.
“La portata dei problemi di dati ha accresciuto le preoccupazioni all’interno dell’organizzazione sulla sua capacità di rimanere al passo con il suo crescente carico di lavoro”. E molti critici “affermano che la Wada sta fallendo nella sua missione principale di controllo dell’uso di sostanze vietate”.
La Wada ha ammesso il problema ai database ma ha minimizzato il caso parlando di “alcuni problemi tecnici temporanei che sono stati rapidamente risolti”. L’agenzia ha affermato di essere stata in grado di tracciare i casi utilizzando una combinazione di altri database.
Le agenzie antidoping nazionali e le federazioni sportive sono responsabili dello svolgimento della maggior parte delle funzioni antidoping. La Wada interviene come supervisore. Se un Paese o una federazione non riesce a disciplinare adeguatamente il compito della Wada è di intervenire e appellarsi alla sentenza. E’ un lavoro complesso e molto oneroso. Solo nel 2022, ad esempio, sono stati somministrati più di 250.000 test antidoping ad atleti internazionali. Il risultato di ogni test deve essere inserito in un database globale monitorato dalla Wada. Ci sono dai 1.000 a 1.500 risultati positivi ogni anno. Ognuno diventa un caso che richiede un follow-up e un potenziale procedimento.
La Wada – spiega il Nyt – ha avuto problemi con i suoi sistemi informatici sin dalla sua creazione due decenni e mezzo fa. Ma la situazione è diventata particolarmente acuta lo scorso anno, quando i suoi avvocati e il dipartimento di tecnologia si sono resi conto che un problema con un nuovo database interno stava interessando sempre più casi. Un piccolo gruppo di dirigenti, avvocati e specialisti di tecnologia informatica che si sono incontrati per discutere della questione a maggio, un mese dopo che il Times aveva riferito che l’agenzia e le autorità antidoping cinesi si erano rifiutate di punire 23 nuotatori cinesi d’élite risultati positivi a un farmaco cardiaco vietato. In quel caso, sia l’agenzia che la sua controparte cinese avevano violato le regole della Wada stessa tenendo nascosta la decisione al pubblico.
Durante il meeting di maggio il problema è stato descritto come una “situazione terribile” e un'”emergenza”. Più di 900 risultati di test che mostravano la presenza di una sostanza vietata non venivano visualizzati nel database. Più di 1.700 casi avevano informazioni parziali e mancavano codici che li collegavano ai campioni inviati dai singoli atleti. Altri 750 non avevano informazioni sufficienti per collegarli a un atleta in particolare. A quel punto, erano aperti circa 4.000 casi.
Per tenere traccia dei casi aperti, la Wada si affida a due database. Tutti i dati principali sui test sono ospitati in un archivio mondiale chiamato Anti-Doping Administration & Management System, più comunemente noto come ADAMS. E’ un database costantemente aggiornato accessibile ad atleti, federazioni sportive, laboratori e agenzie antidoping. Ma la Wada ha anche un proprio sistema interno, noto come Results Management Center, che estrae informazioni da ADAMS sulle violazioni in modo che gli avvocati dell’agenzia possano monitorare i dettagli di casi specifici.
Nel tentativo di migliorare il sistema di controllo, i membri del dipartimento tecnologico della Wada hanno generato un nuovo database nel 2023 che avrebbe estratto i dati più critici da ADAMS nel Results Management Center. Ma quando le informazioni sono state trasferite, il database aggiornato è andato in tilt. Il risultato è stato il caos amministrativo e legale: i casi che erano aperti sembravano improvvisamente chiusi. I casi chiusi erano visualizzati come aperti. I risultati dei test introvabili.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it