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28 anni fa la morte del piccolo Nicholas Green. Il padre: “Coi suoi organi cinque persone ancora vive”

Il bimbo rimase ucciso a 7 anni in un tentativo di rapina sulla Salerno-Reggio Calabria. Oggi papà Reg ha 93 anni e sprona l'Italia: "Abbiamo ricevuto tanto amore ma sulla donazione bisogna fare di più"

Pubblicato:30-09-2022 09:39
Ultimo aggiornamento:30-09-2022 09:39

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ROMA – “Esattamente 28 anni fa oggi, e a poca distanza da dove ci troviamo ora, un ragazzo di 15 anni con un grave problema cardiaco e una giovane donna diabetica stavano morendo. Ma il ragazzo, Andrea Mongiardo, ha vissuto per altri 22 anni e, la giovane donna diabetica, Silvia Ciampi, più di 15 grazie al cuore e alle cellule pancreatiche che una volta appartenevano a mio figlio Nicholas, che aveva sette anni. I suoi altri cinque riceventi, due dei quali ricevettero le sue cornee, sono ancora vivi”. Sono le parole di Reginald Green, il padre di Nicholas Green, il bambino americano di 7 anni rimasto ucciso il 29 settembre 1994 durante un tentativo di rapina sull’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria e i cui organi e cornee furono donati a sette persone (quattro delle quali adolescenti) grazie ad un gesto di solidarietà da parte dei genitori, che portò a triplicare in Italia i tassi di donazione nei dieci anni successivi alla morte del piccolo Nicholas.

LA BATTAGLIA DI REG PER LA DONAZIONE DI ORGANI

Reginald, che si fa chiamare ‘Reg’, ha 93 anni e tenacia da vendere: da quasi trenta anni prosegue infatti la sua battaglia a favore della donazione di organi e ieri, a Roma, ha organizzato una conferenza stampa, invitando personalmente i giornalisti a partecipare, per lanciare una nuova campagna di comunicazione sul tema.


Nicholas amava l’Italia – ha raccontato Reg – Sebbene avesse solo 7 anni lo avevamo già portato qui altre tre volte. Dalla sua morte, l’Italia ha ripagato quel suo amore di molte volte, inclusi i più di cento luoghi che gli sono stati intitolati, tra cui anche scuole, parchi, piste ciclabili, aree giochi, tutti luoghi dove i bambini possono essere sicuri e felici. C’è addirittura un ‘Ponte Nicholas Green’ a Genova. Ancor di più, l’amore dell’Italia si è palesato nel modo più pratico possibile: nei dieci anni successivi alla sua morte, i tassi della donazione degli organi sono triplicati”.


I NUMERI DELL’ITALIA SULLA DONAZIONE DI ORGANI

L’Italia oggi ha uno dei tassi della donazione più alti al mondo e, sebbene il Sud sia ancora un po’ indietro, le donazioni sono cresciute in maniera prodigiosa. “Però ancora non basta – ha sottolineato il papà di Nicholas – la disponibilità di organi donati è ovunque nel mondo inferiore al bisogno, Italia compresa, e il gap con le nazioni in via di sviluppo è enorme. Ogni anno centinaia di migliaia di persone nel mondo muoiono quando avrebbero potuto essere salvate da un trapianto“. Per questo sabato prossimo, in occasione del convegno medico ‘Donarte 2022’, che vedrà riuniti in Sicilia oltre 200 esperti da tutto il mondo, si inaugurerà ufficialmente la campagna che ha l’obiettivo di far aumentare la donazione di organi nei Paesi in via di sviluppo.

L’EFFETTO NICHOLAS SULL’ESPIANTO DI ORGANI

Non è un caso che sia stata scelta Messina come città da cui rilanciare il messaggio, perché è proprio lì, il primo ottobre di 28 anni fa, che Nicholas morì presso il Policlinico e dove la famiglia, papà Reginald e mamma Margaret, decisero di donare gli organi del figlio, un gesto di coraggio in grado di generare nel nostro Paese una mobilitazione straordinaria di solidarietà e altruismo, che i media nominarono ‘effetto Nicholas’. “Questa campagna è assolutamente importante – ha dichiarato alla Dire Anna Teresa Mazzeo, direttrice dell’Unità operativa complessa di Anestesia presso il Policlinico Gaetano Martino di Messina – perché ad oggi sappiamo che il trapianto è uno dei più grandi progressi ottenuti nel campo della medicina moderna, ma se da un lato questo è vero, dall’altro è anche vero che migliaia di persone muoiono giornalmente mentre sono in lista d’attesa di trapianto. È allora necessario ripromuovere la cultura della donazione, perché da un evento tragico come la morte di una persona può derivare la vita per altre persone. È un messaggio di elevatissimo valore civico che dovrebbe essere insegnato nelle scuole”.


A partecipare alla conferenza stampa, oltre a Deepak Gupta, professore di Neurochirurgia presso l’All-India Institute of Medical Sciences di Nuova Delhi, che ha coordinato la donazione di organi di Rolly Prajapati, la bambina di 6 anni uccisa a colpi di arma da fuoco ad aprile, in circostanze simili a quelle di Nicholas, e i cui organi sono stati donati, e a José Luis Escalante, direttore del Programma Trapianti presso il Policlinico Universitario Gregorio Marañón di Madrid, che ha raccontato come la Spagna ha i tassi della donazione più alti al mondo, anche Letizia Lombardini, responsabile dell’Area tessuti e cellule del Cnt (Centro nazionale Trapianti), che ha parlato della situazione nel nostro Paese. “L’attività di donazione di trapianto in Italia nel 2021 è nettamente migliorata rispetto all’anno precedente segnato dalla pandemia – ha detto Lombardini alla Dire – e i dati sono addirittura migliorati nei primi mesi del 2022, dove abbiamo assistito non solo ad un aumento rispetto al periodo pre-pandemico ma addirittura ad un ulteriore incremento sia per quanto riguarda la donazione sia per quanto riguarda i trapianti”.

I NUMERI POSITIVI DEL 2021. “MA L’ITALIA NON È TUTTA UGUALE”

In Italia, sempre nel 2021, è stato addirittura raggiunto il terzo risultato migliore in tutta la storia della trapiantologia italiana. “Nel nostro Paese esistono delle eccellenze – ha sottolineato ancora Lombardini – ma purtroppo l’Italia non è tutta uguale, anche se segni di miglioramento, sia per quanto riguarda i tassi di donazione sia il numero di trapianti, si sono registrati in tutte le Regioni. In particolare Valle d’Aosta, Toscana, Emilia-Romagna, e a seguire Veneto e Lombardia, hanno mostrato i più elevati tassi di donazione fino a raggiungere addirittura 60 donazioni per milioni di popolazione”.


“Anche per quanto riguarda l’opposizione – ha osservato la responsabile dell’Area tessuti e cellule del Cnt (Centro nazionale Trapianti) -, nel 2021 abbiamo avuto un miglioramento ed è stata raggiunta una percentuale su rete nazionale intorno al 28%. Però pure in questo caso vi sono delle Regioni in cui il tasso di opposizione è molto più basso, come ad esempio il Veneto, dove la percentuale è intorno al 18%. Le Regioni che risultano essere un po’ più in ritardo in questo periodo stanno comunque ottenendo dei risultati migliori – ha concluso Lombardini – con la speranza che si avvicinino al più presto alla media nazionale”.

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