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Coronavirus, in Italia mortalità in calo ma la velocità dei contagi spaventa

È quanto emerge dal report dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane coordinato dal Professor Walter Ricciardi

Pubblicato:30-09-2020 12:16
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:58
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ROMA – Si e’ ridotta la letalita’ della sindrome da Covid-19: e’ passata dal 14,5% dei contagiati della prima ondata (fino al 16 giugno), all’11,5% attuale (dati al 24 settembre). Ma i contagi sono in forte crescita specie in alcune Regioni da tenere sotto particolare osservazione: Sardegna, Campania, Lazio e Sicilia sono le Regioni che stanno sperimentando un andamento preoccupante dei contagi, come dimostrano gli incrementi del numero dei positivi dal 16 giugno al 24 settembre, piu’ elevati rispetto al resto delle Regioni italiane, +154,2% (positivi passati da 1.365 a 3.471 nel periodo considerato), +140,7% (positivi passati da 4.613 a 11.102 ), +90,8% (da 7.967 a 15.205) e +83,8% (da 3.460 a 6.359) rispettivamente. È quanto emerge dall’aggiornamento al 24 settembre dei dati relativi all’emergenza Covid-19 dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane coordinato dal Professor Walter Ricciardi, Direttore dell’Osservatorio e Ordinario di Igiene generale e applicata all’Universita’ Cattolica, campus di Roma e dal Dottor Alessandro Solipaca, Direttore Scientifico dell’Osservatorio.

Il numero dei contagi medi giornalieri in Campania era pari a 67 casi nei primi 60 giorni della pandemia (dal 24 febbraio al 23 aprile), negli ultimi 60 giorni (dal 27 luglio al 24 settembre) e’ salito a 102; in Sardegna nei medesimi periodi si e’ passati da 21 a 35 casi medi giornalieri, nel Lazio da 101 a 110 e in Sicilia da 49 a 53. In queste Regioni si riscontra anche un numero mediamente piu’ basso di persone sottoposte a test: 11,7 per 100 abitanti nel Lazio, 9,3 in Sardegna, 6,7 in Sicilia e 6,1 in Campania (Italia 10,8 per 100 abitanti). Fortunatamente la letalita’ continua a restare tra le piu’ basse: 4,1 decessi ogni 100 contagiati in Campania, 4,3in Sicilia, 4,6 in Sardegna e 5,9 nel Lazio (Italia 11,8).

Al contrario, Lombardia e Piemonte, le due Regioni che nella prima fase della pandemia sono state colpite piu’ violentemente dai contagi, nella seconda fase presentano un incremento mediamente piu’ limitato dei nuovi contagi, rispettivamente del 14,6% e 11,5%. Il numero medio di contagi giornalieri, dal 24 febbraio al 23 aprile, era pari a 1.169 in Lombardia e 386 in Piemonte, dal 27 luglio al 24 settembre, sono scesi mediamente a 159 e 51 contagi, rispettivamente. Purtroppo in Lombardia persiste la percentuale di letalita’ piu’ elevata, 16,1 decessi per 100 contagiati; anche il Piemonte palesa una letalita’ elevata pari al 12% dei contagiati.


In qualche modo i dati suggeriscono che nella prima fase “sono state molto numerose le persone positive al Covid-19 non intercettate dal sistema di sorveglianza – sostiene Solipaca. Cio’ ha favorito la circolazione di molte persone in grado di trasmettere il virus al resto della popolazione”.

Infatti, secondo i dati pubblicati agli inizi di agosto dell’indagine campionaria, svolta dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) in collaborazione con il Ministero della Salute e la Croce Rossa, che ha stimato, attraverso test sierologici, il numero di contagiati al 27 luglio, circa 1 milione e mezzo di persone, pari al 2,5% della popolazione, hanno sviluppato gli anticorpi per il SARS-CoV-2. Tale prevalenza e’ superiore di circa 6 volte rispetto ai casi notificati, confermando che la prevalenza dei contagiati fosse sottostimata.

Come anticipato, il dato che sorprende e’ che solo il 27,3% dei positivi era asintomatico, mentre ben il 66% dei positivi ha dichiarato di aver avuto i sintomi riconducibili al virus. In particolare, il numero stimato di persone con anticorpi SARS-CoV-2 e sintomi era pari a 981.000, mentre alla data del 27 luglio i contagiati totali registrati erano 246.000, cioe’ oltre 700.000 in meno.

“Questa evidenza suggerisce l’importanza di presidiare con attenzione i luoghi dove e’ piu’ facile la diffusione del contagio e l’urgenza di predisporre dispositivi, di comprovata efficacia, per l’effettuazione di test veloci alla popolazione”, sottolinea Solipaca.

“L’esperienza fatta”, rileva il Professor Ricciardi, “suggerisce la necessita’ di mettere in piedi un sistema di sorveglianza sanitaria in grado di intercettare e quindi attivare precocemente gli interventi piu’ idonei per arginare crisi sanitarie come quella che stiamo vivendo. È necessario raccogliere il maggior numero di informazioni su eventi che possono segnalare un problema sanitario emergente e metterle a sistema con tutto il patrimonio informativo gia’ disponibile. Per far questo si dovra’ procedere speditamente con la digitalizzazione delle informazioni, un processo quanto mai auspicabile non solo per il settore della sanita’ ma per tutto il Paese”.

“In confronto a molti altri Paesi – conclude il Professor Ricciardi – l’Italia si e’ dimostrata piu’ efficace nella prevenzione del contagio, avendo fatto tesoro dell’esperienza vissuta nella prima parte della pandemia. Tuttavia, deve mantenere alta l’attenzione e intervenire con tempestivita’ nei territori che mostrano un rialzo dei contagi”.

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