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Dario Montana: “A Catania mafia negata sotto una cappa di silenzi e omertà”

La decennale cappa di negazioni e di sottovalutazioni del fenomeno mafioso catanese nel volume "Una città in pugno" di Antonio Fisichella

Pubblicato:30-09-2020 08:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:58
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CATANIA – L’omertà? “Si può essere omertosi e parlare tanto, in realtà omertoso è chi non svela segreti e non pubblica notizie. Come ha fatto l’editore, ma anche giornalista, Mario Ciancio in questi anni, per sua stessa ammissione, in aula al processo in cui è imputato per concorso in associazione mafiosa: ‘io non scrivo mai’, disse”.Nella denuncia di Dario Montana, fratello di Beppe, commissario di polizia ucciso da killer mafiosi a Palermo il 28 luglio 1985, alla presentazione a Palermo del libro Una città in pugno, di Antonio Fisichella, condotta dalla presidente di Memoria e Futuro, l’avvocato Adriana Laudani, c’è in sintesi la radiografia impietosa della cappa di silenzi, negazioni e sottovalutazioni del fenomeno mafioso, che ha coperto per decenni Catania.Sotto questa cappa è cresciuto e si è ramificato un sistema di potere politico, economico, editoriale e finanziario raccontato nel libro di Fisichella che, ”rompendo il silenzio”, ha detto Dario Montana, aiuta le associazioni antimafia ad uscire dall’oscillazione tra la ”depressione di un’assoluzione e l’euforia di una condanna”, sottraendo alibi a chi, ancora oggi, resta appeso alle sentenze e alle parole ”colpevole o innocente”. Un’analisi cui non sfuggono neanche i giornalisti accusati da Vittorio Teresi, già Pubblico ministero al processo per la Trattativa Stato mafia, di essere un corpo “volontariamente infiltrabile e permeabile: se non fosse così non si sarebbe consentito per 50 anni ad un Ciancio di monopolizzare in maniera così volgare la libertà di pensiero e la libertà di stampa a Catania”. Teresi non ha risparmiato neanche la magistratura palermitana degli anni ’80 e ’90 (“solo l’ufficio istruzione di Chinnici e Caponnetto era un’enclave sana, il resto no, tant’è che si sono infiltrati’’), e si è detto preoccupato per la “pioggia di miliardi in arrivo dall’Europa”, con il Recovery fund: “Quanti di questi soldi andranno a finire in mani criminali – ha detto – quanti produrranno fatti corruttivi?”.   

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