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Il Ceta? “Uccide il Made in Italy”, ma il Pd Emilia-Romagna: “No, ferma i copioni”

Il trattato di libero scambio col Canada in Emilia-Romagna non piace a molti

Pubblicato:30-09-2017 12:58
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:44

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BOLOGNA – Il Pd dell’Emilia-Romagna fa ‘scudo’ al Ceta, il trattato di libero scambio tra Unione europea e Canada, su cui -in Emilia-Romagna- centrodestra, M5s e anche Sinistra italiana protestano fin dall’estate. Nei giorni scorsi la faccenda ha impegnato per oltre due ore l’Assemblea legislativa regionale: sul ‘piatto’ quattro risoluzioni (di Si, Lega, Fdi e M5s) accomunate dalla richiesta alla giunta di premere sul Governo affinché il Parlamento italiano non ratifichi l’intesa col Canada.

Il timore è che l’accordo danneggi la produzione agroalimentare italiana di qualità aprendo le porte in Italia a prodotti e produzioni, tipo quella del grano, ricche di glifosato, un diserbante già messo al bando in Francia e che ha parecchi nemici anche oltralpe. Ma, appunto, il Pd ha fatto muro e le risoluzioni sono state tutte bocciate coi 23 voti in aula del gruppo dem.


 


PD: “COSTRINGERA’ CHI PRODUCE IL ‘PARMESAN’ E VENIRE ALLO SCOPERTO”

E’ stato il segretario regionale Pd Paolo Calvano ad arginare l’offensiva: “Il Ceta riconosce 41 prodotti di qualità italiani, di cui 12 emiliano-romagnoli, il 98% delle nostre Dop e Igp esportate in Canada. In particolare sono riconosciuti dal Ceta Parmigiano reggiano e Prosciutto di Parma“, punte di diamante dell’export regionale, che ormai pesa “per un terzo” sul Pil italiano e emiliano-romagnolo. La tutela della produzione italiana, ha aggiunto, è un tema che ‘tocca’ il sentimento delle persone, “ma per l’economia italiana la chiusura ai mercati è un rischio enorme“. E comunque, nel merito, il Ceta costringerà chi si inventa cose come il Parmesan, ad emergere e specificare in etichetta che non è prodotto in Italia. “Non potranno più camuffarsi”.

LEGA: “A RISCHIO AGRICOLTURA E PRODOTTI ITALIANI”

L’offensiva anti-Ceta è partita con Yuri Torri (Si): “Il trattato è carente sul tema delle produzioni intensive, sulla tutela dei lavoratori, privatizza la gestione delle controversie affidandone la soluzione a una giustizia sovraordinata all’Unione europea. Il consiglio regionale delle Marche ha pronunciato un no unanime al Ceta”. Di qui l’invito a ‘copiare’ il parlamentino marchigiano. Per il consigliere piacentino della Lega Matteo Rancan la questione è semplice: “Il Ceta mette a rischio l’agricoltura e i prodotti locali. Manca un riferimento al principio di precauzione quanto alla salute” dei consumatori, “visto che i prodotti non saranno controllati una volta arrivati in Europa”. In più, da piacentino, Rancan ha sottolineato che tre salumi Dop di quella provincia non sono stati riconosciuti dal trattato.

FDI: VERRANNO MENO 250 MARCHI DOP E IGP SU 291

Tommaso Foti (Fdi) che ha tirato in ballo l'”imbarazzo” del ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, alle prese con la spaccatura nel mondo di riferimento della sinistra che lo sostenne in Lombardia, “a partire dalla Cgil”, contraria all’adozione del Ceta in Italia. Un accordo che “spacca il mondo della produzione e quello sindacale”, ha fatto notare Foti ricordando il favore al trattato di Confagricoltura e la contrarietà di Coldiretti e che di fatto farà venire meno 250 su 291 marchi Dop e Igp italiani. “Non sarà impedito al Canada di commercializzare produzioni tipo Parmigianino- ha esemplificato il consigliere- è stata fatta una trattativa al ribasso sui fitofarmaci; in generale perché adottare una certificazione di filiera per poi venire esclusi dal mercato canadese?”.

M5S: “CI RITROVEREMO IL GLIFOSATO NEL PIATTO”

Duro anche l’intervento di Andrea Bertani del Movimento 5 stelle. “I trattati internazionali servono a migliorare l’export? Ci sono alcuni studi che dicono che l’impatto sarà zero”. Di fatto, ha proseguito, saranno persi 200.000 posti di lavoro, “di cui 30.000 in Italia. L’Italian sounding continuerà ad essere commercializzato, i dazi in ingresso saranno eliminati, ci saranno quote sempre maggiori in Italia di grano canadese che sul glifosato adotta standard molto diversi dai nostri. Ce lo ritroveremo nei nostri piatti, e ricordo anche che il Canada è uno dei maggiori produttori di colture Ogm. Invito i colleghi a muoversi anche coi parlamentari di riferimento per fermare l’approvazione del trattato”.

MDP: “RIDOTTI GLI STANDARD DI SICUREZZA”

Ceta indigesto anche a Silvia Prodi (Mdp): “L’accordo ha un difetto strutturale, non include e non esistono norme che tutelino i contratti di lavoro, e riduce gli standard di sicurezza. Sarebbe ora di ripensare questi trattati e prevedere un maggior coinvolgimento dei parlamenti”. L’assessore all’Agricoltura Simona Caselli ha sottolineato che in assenza di accordi commerciali bilaterali tipo il Ceta “l’unico strumento è il Wto, che ammette il dumping contrattuale. Fuori dalla Ue nessun prodotto Dop e Igp è tutelato” ha continuato l’assessore che ha poi dato ragione a Bertani sul glifosato. Sul dumping insiste anche Piergiovanni Alleva (Altra Emilia-Romagna).

REGIONE EMILIA-R.: SDOGANA GLIFOSATO QUI? PIÙ CONTROLLI SUL GRANO

Simona Caselli

Nell’offensiva anti-Ceta lanciata ieri nell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, il M5s ha insistito molto sullo sdoganamento del glifosato. “Il punto è che c’era anche prima e confidiamo che il principio di equivalenza introdotto dal Ceta (in sostanza l’obbligo per le aziende di rispettare i parametri di sicurezza alimentare del paese nel quale si esporta, ndr) aumenti i controlli sul grano“, gli ha risposto allora l’assessore regionale all’Agricoltura Simona Caselli dopo aver sentito i pentastellati paventare un aumento in Italia di grano canadese che sul glifosato adotta standard molto diversi da quelli in vigore qui. “Ce lo ritroveremo nei nostri piatti, e ricordo anche che il Canada è uno dei maggiori produttori di colture Ogm”, aveva detto il grillino Andrea Bertani.

COLDIRETTI: PD EMILIA-R. AFFONDA SUOI TESORI AGROALIMENTARI

Coldiretti Emilia-Romagna loda le risoluzioni presentate ieri in Regione da diversi gruppi politici contro il Ceta, l’accordo commerciale tra Unione europea e Canada, “che penalizza le produzioni agroalimentari emiliano romagnole, riconoscendo solo 12 prodotti su 44 Dop” lasciandone 32 senza senza tutela. Le risoluzioni contro l’accordo -firmate da Lega nord, Fdi, M5s e Sinistra italiana- sono state però tutte respinte dal Pd che, secondo Coldiretti, “ha volutamente ignorato le ripercussioni negative per l’agroalimentare italiano dell’accordo che legalizza l’agropirateria, dando il via libera alle imitazioni di prodotti italiani di qualità, e azzera i dazi per importazioni agricole da una nazione come il Canada che consente l’utilizzo di prodotti chimici, che da noi sono vietati, creando di fatto una situazione di dumping sociale, economico e ambientale”.

Per Mauro Tonello, presidente regionale di Coldiretti, non si comprende “la posizione del Pd della nostra regione che si è espresso a favore del Ceta, mentre in altre regioni dove è al governo (Toscana, Piemonte, Marche, Umbria, Lazio, Puglia) si è espresso contro o quantomeno chiedendo un maggiore approfondimento dei contenuti del trattato, come ha fatto peraltro l’amministrazione comunale di Bologna nell’ultima seduta del Consiglio. È grave- conclude Tonello- che proprio nella regione che ha i prodotti di qualità più imitati nel mondo, il partito di maggioranza abbia votato contro gli interessi dei suoi tesori più pregiati“.

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