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Georgia, papa: “Terra ponte tra Asia ed Europa”

Questo per papa Francesco è il 16esimo viaggio apostolico fuori dall'Italia

Pubblicato:30-09-2016 17:41
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:07

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papa francescoROMA – Un Paese inserito “a pieno titolo e in modo fecondo e peculiare nell’alveo della civiltà europea”, che è nello stesso tempo “quasi un ponte naturale tra l’Europa e l’Asia, una cerniera che facilita le comunicazioni e le relazioni tra i popoli, che ha reso possibili nel corso dei secoli sia i commerci che il dialogo e il confronto delle idee e delle esperienze tra mondi diversi”. E’ la fotografia della Georgia scattata dal Papa parlando nel corso del 16esimo viaggio apostolico fuori dall’Italia. Incontrando le autorità politiche, i rappresentanti della società civile e i membri del Corpo diplomatico, nel Cortile d’Onore del palazzo presidenziale di Tbilisi, Francesco ha ricordato i 25 anni dalla proclamazione dell’indipendenza della Georgia, “la quale durante questo periodo, ritrovando la sua piena libertà, ha costruito e consolidato le sue istituzioni democratiche e ha cercato le vie per garantire uno sviluppo il più possibile inclusivo e autentico. Tutto questo- ha osservato il pontefice- non senza grandi sacrifici, che il popolo ha coraggiosamente affrontato per assicurarsi la tanto agognata libertà. Il cammino di pace e di sviluppo prosegua con l’impegno solidale di tutti i componenti della società- ha auspicato ancora- in modo da creare quelle condizioni di stabilità, equità e rispetto della legalità atte a favorire la crescita e ad aumentare le opportunità per tutti”.

Bergoglio poi ha evidenziato che tale progresso “autentico e duraturo” deve avere “come indispensabile condizione preliminare la pacifica coesistenza fra tutti i popoli e gli Stati della Regione”. Ciò richiede che “crescano sentimenti di mutua stima e considerazione, i quali non possono tralasciare il rispetto delle prerogative sovrane di ciascun Paese nel quadro del diritto internazionale. Al fine di aprire sentieri che portino a una pace duratura e a una vera collaborazione- la sua ricetta- occorre avere la consapevolezza che i principi rilevanti per un’equa e stabile relazione tra gli Stati sono al servizio della concreta, ordinata e pacifica convivenza tra le nazioni”. In troppi luoghi della terra secondo papa Francesco “sembra prevalere una logica che rende difficile mantenere le legittime differenze e le controversie, che sempre possono sorgere in un ambito di confronto e dialogo civile dove prevalgano la ragione, la moderazione e la responsabilità”. Per Francesco, “questo è tanto più necessario nel presente momento storico, dove non mancano anche estremismi violenti che manipolano e distorcono principi di natura civile e religiosa per asservirli ad oscuri disegni di dominio e di morte”. Infine un’ulteriore raccomandazione alle autorità politiche presenti: “Qualsiasi distinzione di carattere etnico, linguistico, politico o religioso, lungi dall’essere usata come pretesto per trasformare le divergenze in conflitti e i conflitti in interminabili tragedie può e deve essere per tutti sorgente di arricchimento reciproco a vantaggio del bene comune”.

“Ciò esige- ha spiegato Francesco- che ciascuno possa mettere pienamente a frutto le proprie specificità, avendo anzitutto la possibilità di vivere in pace nella sua terra o di farvi ritorno liberamente se, per qualche motivo, è stato costretto ad abbandonarla”. Di qui l’auspicio che “i responsabili pubblici continuino ad avere a cuore la situazione di queste persone, impegnandosi nella ricerca di soluzioni concrete anche al di fuori delle irrisolte questioni politiche”. La Chiesa cattolica, da parte sua, “presente da secoli in questo Paese e distintasi in particolare per il suo impegno nella promozione umana e nelle opere caritative”, vuole “offrire il suo contributo per il benessere e la pace della nazione, collaborando attivamente con le autorità e la società civile”, a partire dalla “comune testimonianza della tradizione cristiana che ci unisce”, dal “suo impegno a favore dei più bisognosi e mediante un rinnovato e accresciuto dialogo con l’antica Chiesa ortodossa georgiana e le altre comunità religiose del Paese”.


(www.agensir.it)

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