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Una sala prove per fare musica per le detenute di Venezia

Alla Giudecca anche workshop e lezioni per aiutare l'integrazione

Pubblicato:30-09-2016 15:39
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:07

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musicaVENEZIA – La musica entra nella casa di reclusione femminile della Giudecca, a Venezia, grazie a un progetto che unisce Hard Rock Cafe Venezia, Eko Music Group, Il Suono Improvviso e l’associazione Closer. Quattro realta’ diverse ma accomunate dalla convinzione che la musica offra anche chance di integrazione sociale. Il progetto “Note Indisciplinate” parte ufficialmente nel mese di ottobre e prevede il recupero e la riqualificazione di una “sala prove” all’interno del centro ricreativo del carcere, con tanto di strumenti musicali e amplificatori. Da ottobre, poi, prendera’ il via una serie di appuntamenti per le detenute- uno al mese, per otto mesi- con workshop di educazione al suono, lezioni di musica, seminari, percorsi di avvicinamento allo strumento musicale graduali e personalizzati.

“La musica rappresenta uno spazio privilegiato di espressione attraverso il quale le donne ristrette hanno la possibilita’ di mantenere vivo un dialogo importante e di valore con la societa’ esterna- commenta il direttore della casa di reclusione, Gabriella Straffi– Scambio e comunicazione tra interno ed esterno consentono alla piccola comunita’ del carcere di continuare a sentirsi parte di una comunita’ piu’ vasta, che si fa carico responsabilmente e attivamente della riuscita del progetto stesso”. Il progetto ‘Note Indisciplinate’ “per noi significa includere cio’ che e’ sempre stato escluso- spiega Giulia Ribaudo, presidente dell’associazione Closer- creare e sostenere una rete territoriale per far si’ che la realta’ del carcere sia sempre meno confinata ma, al contrario, venga considerata uno spazio cittadino. Questo e’ necessario per offrire una possibilita’ concreta di riscatto e reintegrazione a chi e’ ristretto e un’opportunita’ a noi, persone libere, di ridimensionare i pregiudizi”.

La musica e’ da sempre uno strumento di comunicazione ma soprattutto di inclusione- aggiunge Giannatonio De Vincenzo, direttore dell’associazione Il Suono Improvviso- E’ quanto di piu’ adattabile all’essere umano si possa trovare. Per questo abbiamo creato un programma di avvicinamento al suono, molto flessibile, che si adattera’ anche alle esigenze delle detenute che incontreremo, dal canto alle lezioni di chitarra o ascolto. Sara’ un programma da costruire assieme a loro a seconda delle esigenze concrete che emergeranno”.


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