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ROMA – Tutelare sardine e acciughe per salvare i pinguini: è lo schema che potrebbe essere attuato nella regione sudafricana del Capo su impulso di due organizzazioni della società civile che hanno fatto causa al governo di Pretoria.
La storia è in questi giorni sulle pagine del Mail & Guardian e di altri giornali locali. Al centro c’è la recente decisione del ministro dell’Ambiente, Dion George, che ha dato mandato ai suoi collaboratori di trovare un accordo con le organizzazioni al di fuori delle aule di tribunale. L’impegno, per superare il contenzioso, sarebbe quello di adottare misure di maggior tutela delle popolazioni di sardine e acciughe, fonte di nutrimento principale dei pinguini, messa a sua volta a rischio dal moltiplicarsi dei pescherecci.
Si vedrà. Le due organizzazioni, BirdLife South Africa e Southern African Foundation for the Conservation of Coastal Birds (Sanccob), hanno finora accusato il governo di non aver saputo proteggere i pinguini. Contestate in particolare chiusure delle aree di pesca attorno alle colonie degli uccelli ritenute solo parziali e dunque “biologicamente insignificanti”. Secondo il Mail & Guardian, la questione è urgente perché “la popolazione di pinguini è scesa a livelli pericolosamente bassi, con stime che indicano un rischio di estinzione entro il 2035”.
Le colonie più numerose degli uccelli, noti come “pinguini africani” oltreché con il nome scientifico di “spheniscus demersus”, si trovano a largo delle regioni del Capo orientale e occidentale, sulle isole di Dassen, Saint Croix, Bird e Robben; celebre, quest’ultima, per la prigionia di Nelson Mandela negli anni del regime di apartheid.
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