Ciad, in viaggio lungo il lago con la moto sul portapacchi

La testa avvolta dal “kadamoul”, il turbante dei ciadiani, è protetto dalla sabbia e dalla polvere

(BAGA SOLA-BOL) – Una moto in panne può essere un affare. Ancora di più in riva al Lago Ciad, nel cuore del Sahel: trovare pezzi di ricambio è complicato e un modello nuovo costa davvero troppo. Ecco allora un motociclista sorpassare sulla strada che dal villaggio di Baga Sola conduce a Bol, “la ville”, capoluogo di distretto due ore più in là: dietro non ha un passeggero ma un’altra moto, caricata in orizzontale sul portapacchi.

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La due ruote, con quelle altre due di traverso, barcolla ma non molla tra dossi e dune di sabbia: anche se i cantieri sono stati aperti già nel 2015, per l’asfalto bisognerà aspettare e nel frattempo pascolano mucche dalle corna arcuate. “Le moto importate in Ciad sono quasi tutte di seconda mano, Honda oppure cinesi” spiega Ahmad Gachimi, il nostro compagno di viaggio. È un consulente umanitario, è specializzato nell’accountability dei progetti internazionali e a bordo di un fuoristrada 4×4 fa due conti: “Per ricomprare una moto servono in media 700mila franchi, più di mille euro, mentre per rimetterla a posto diciamo 2mila; la scelta è quasi obbligata, visto che il salario medio qui non supera i 150mila”.

Nello specchietto il motociclista non si vede più. La testa avvolta dal “kadamoul”, il turbante dei ciadiani, è protetto dalla sabbia e dalla polvere: forse è già arrivato in città, forse no. Probabile abbia già un accordo con il compare dell’officina; magari guadagnerà pure un po’ di più riportando la moto come nuova indietro a Baga Sola.