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VIDEO | Uccisa a martellate dall’ex fidanzato, lo zio: “Per Alessandra si poteva fare di più”

Il sindaco Lepore: "Le istituzioni si sono mosse tardi"

Pubblicato:30-08-2022 19:17
Ultimo aggiornamento:30-08-2022 19:17

alessandra matteuzzi-min
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BOLOGNA – Lacrime, abbracci e dolore. Perché per Alessandra Matteuzzi, forse, “si poteva fare qualcosa di meglio”. È stato un ultimo saluto composto ma amaro, quello che oggi pomeriggio ha accompagnato il feretro della donna uccisa nei giorni scorsi sotto casa a Bologna dall’ex fidanzato a martellate. Alla camera ardente, allestita in Certosa, c’erano tanti familiari, amici e vicini di casa della 56enne. Non sono tanti quelli che hanno voglia di parlare, la sorella Stefania evita il più possibile microfoni e telecamere. Chi si ferma, ricorda una donna “meravigliosa e buona di cuore”.

A dar sfogo all’amarezza ci pensa lo zio di Alessandra, Alberto Matteuzzi. “Mi auguro che la Procura non sia al di sopra di pensare che anche loro potevano fare qualcosa di meglio”, dice. Quanto al rapporto ossessivo dell’ex compagno, Giovanni Padovani, nei confronti della donna, il signor Matteuzzi spiega: “Non ne ero del tutto a conoscenza, ma Stefania me l’aveva accennato. Io però forse non ero in condizioni di dare l’aiuto che sarebbe stato necessario se fossi stato capace di capire che si intraprendeva una cosa del genere”.

Di fronte a questa situazione, insiste lo zio, “l’atteggiamento da parte mia poteva essere quello di intervenire, però c’erano tanti soggetti che potevano e dovevano intervenire. Spero che la manifestazione di domani sera (la fiaccolata indetta dal sindaco Matteo Lepore, ndr) sia in grado di smuovere le coscienze, anche degli uomini. In prima fila ci dovrebbero essere loro”.

Il signor Matteuzzi si rivolge anche alla politica. “Per Alessandra ormai è andata com’è andata- dice sconsolato lo zio- ma se c’è un provvedimento fermo in Parlamento, è il caso di prenderlo fuori subito per le donne di domani. È un problema molto serio quello del rapporto uomo-donna, della possessione e dell’atteggiamento di schiacciare il più debole in tutte le situazioni. C’è una mancanza di cultura rispetto a questo e se non lo affrontiamo ci porterà solo cose negative”.

L’orario della camera ardente era a partire dalle 15.15 ma le prime persone iniziano ad arrivare in Certosa che non sono neanche le tre. Alcuni si presentano anche se non conoscevano Alessandra, ma solo per testimoniare “il nostro respingere la violenza contro le donne e il femminicidio“, spiega una signora.
Nella foto ricordo, consegnata a chi partecipa al saluto, Alessandra è raffigurata con la sua cagnolina Venny. Sul retro, si legge: “Il tuo ricordo resterà per sempre nei nostri cuori, più forte di qualsiasi abbraccio, più forte di qualsiasi parola. Sarai luce nei momenti bui, continua a brillare anche lassù”.
Dopo circa un’ora, il feretro viene caricato sull’auto nel silenzio e nella commozione dei presenti, per essere trasferito al cimitero di Borgo Panigale per la cremazione.


LEPORE: “LE ISTITUZIONI SI SONO MOSSE TARDI”

Alessandra Matteuzzi, come altre donne vittime di violenza, “ha denunciato e prima ancora ha segnalato. Ma è passato troppo tempo da questa segnalazione a quando le Istituzioni si sono mosse. Questi allarmi vanno presi sul serio e bisogna mettere in campo provvedimenti più restrittivi” contro gli uomini violenti. “La politica smetta per un attimo la campagna elettorale e si assuma delle responsabilità”. Sono le parole del sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che questo pomeriggio insieme alla vicesindaco Emily Clancy ha portato il suo ultimo saluto alla camera ardente allestita in Certosa alla donna uccisa nei giorni scorsi a martellate dal suo ex fidanzato.

“Siamo vicini alla famiglia fin dal primo momento”, afferma Lepore, che stringe mani ed esprime le sue condoglianze a familiari e amici di Alessandra. In ricordo della donna, e contro tutte le violenze sulle donne, il sindaco ha indetto per domani sera una fiaccolata per le strade del Quartiere Navile, dove Alessandra abitava. “Invito tutti gli uomini di questa città a essere presenti- lancia l’appello il sindaco- dobbiamo rispondere a questo ennesimo atto di violenza contro le donne nel nostro Paese con l’impegno di chi vuole che le leggi vengano applicate e rafforzate. Perché questa donna, come altre, ha denunciato e prima ancora ha segnalato. Ma è passato troppo tempo da quando c’è stata questa segnalazione a quando le Istituzioni si sono mosse”. E aggiunge: “Con i se e con i ma ci facciamo poco, soprattutto quando una persona perde la vita. Ma nel nostro Paese non è possibile che ogni giorno centinaia di donne vengano considerate oggetti dagli uomini, vengano messe in situazione di difficoltà, vengano ricattate, colpite e anche uccise”.

Secondo Lepore, “i segnali di violenza degli uomini contro le donne sono sempre gli stessi e questo ci deve dire che questo Paese non sta difendendo le donne come dovrebbe- attacca il sindaco di Bologna- è anche una questione che riguarda la coscienza degli uomini. Il nostro è un sistema ancora basato sul dominio degli uomini sulle donne. Bologna si vuole ribellare a questa cosa e lavoreremo ogni giorno per questo”. Per Lepore si tratta di un “problema culturale, sociale e politico. Non possiamo pensare che sia un fenomeno che riguarda soltanto pochi matti. E’ una questione anche di come il nostro mondo del lavoro e le nostre famiglie sono strutturate. Solo il 10% delle violenze sulle donne avviene in strada, quindi bisogna trovare un modo per vivere insieme in modo diverso e davvero paritario”. Il sindaco di Bologna chiama quindi in causa le forze politiche. “Occorre che il prossimo Parlamento si assuma delle responsabilità- ammonisce- è stato istituito il codice rosso, ma ancora troppo tempo passa da quando si fanno le segnalazioni a quando le istituzioni proteggono le donne. Ci sono stati casi in cui le istituzioni sono intervenute, ma non basta. Questo è un caso in cui, prima della denuncia, ci sono state segnalazioni e tanti altri allarmi. Ma questi allarmi vanno presi sul serio e bisogna mettere in campo provvedimenti più restrittivi e più capaci di bloccare gli uomini che vogliono compiere atti contro una donna. Su questo la politica smetta la campagna elettorale e si assuma delle responsabilità”, manda a dire Lepore. Dopo il femminicidio di Alessandra Matteuzzi, il ministero della Giustizia ha inviato gli ispettori a Bologna “e ci saranno tutte gli approfondimenti del caso- sottolinea il sindaco- dobbiamo però dirci che il numero di denunce e segnalazioni è tale, migliaia solo a Bologna, che di certo non possiamo proteggere ogni donna mettendo un poliziotto o un carabiniere di fianco. Anche questo significa recludere le donne”. Per questo, sostiene Lepore, “è importante che ci sia un impegno da parte degli uomini e della società, delle imprese e delle istituzioni. Finché una donna avrà bisogno di un uomo per vivere o sopravvivere, questo Paese non sarà libero”.

Lepore e Clancy nei prossimi giorni incontreranno i Centri antiviolenza di Bologna, a favore dei quali da inizio mandato il Comune ha raddoppiato i fondi e assegnato nuove case rifugio. “Bologna fa più di altre città- rivendica Lepore- ma non basta. Vogliamo mappare i luoghi dove le donne della nostra città si sentono più insicure e su questi vogliamo intervenire. Ad esempio, anche dove c’è stata una violenza sessuale in zona universitaria nei giorni scorsi. Ho espresso solidarietà alla turista e incontrato uno dei ragazzi nigeriani che hanno aiutato le Forze dell’ordine ad arrestare la persona che ha compiuto la violenza. Dobbiamo lavorare sulle nostre città- insiste il sindaco di Bologna- ma deve essere una questione politica nazionale. Non possiamo pensare che la violenza si riduca solo alla strada”. Diversi i politici presenti all’ultimo saluto per Alessandra: la presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti, la consigliera regionale Marilena Pillati, la presidente del Quartiere Navile Federica Mazzoni, i consiglieri comunali Marta Evangelisti e Matteo Di Benedetto, il deputato Gianni Tonelli, la delegata metropolitana Simona Lembi e il candidato di Azione Marco Lombardo. 

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