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Cultura, il giapponese Tokura: “Il nostro patrimonio è tutto da scoprire”

Il commissario per gli Affari culturali del ministero della Cultura giapponese è a Roma per il G20 della Cultura

Pubblicato:30-07-2021 19:23
Ultimo aggiornamento:30-07-2021 19:23

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ROMA – “Il Giappone non tornerà mai più alla produzione e al consumo di massa di 30 anni fa, prima della crisi seguita alla ‘bolla speculativa’ di fine anni ’90. Nessun’altra azienda sarà una nuova ‘Sony’ o ‘Toyota’. Per nostra fortuna per abbiamo un patrimonio culturale millenario che, a differenza di quello dell’Italia, non è ancora così conosciuto. Prima della pandemia stavamo per raggiungere la cifra record di 40 milioni di turisti in un anno: stiamo a vedere”. E’ ottimista Shunichi Tokura, commissario per gli Affari culturali del ministero della Cultura giapponese. Settantatré anni, violinista dall’età di quattro, compositore pluri-premiato e da tempo impegnato per la difesa dei diritti dei compositori musicali col pallino del diritto d’autore, Tokura è a Roma per partecipare al G20 della Cultura. A Tokyo intanto proseguono le Olimpiadi, che hanno visto una scintillante cerimonia di apertura che permette a Tokura di osservare: “Avete visto le varie danze, musiche ed esibizioni che si sono susseguite? Ognuna di quelle rappresenta un pezzetto del nostro poliedrico panorama tradizionale“. All’agenzia Dire, il commissario racconta che uno dei principali obiettivi che il suo ministero sta portando avanti è proprio la “mappatura” di tale patrimonio: “Il governo vuole esplorare la miniera di tradizioni, culture, artigianato che da centinaia di anni esistono in Giappone ma che ancora nessuno ha riconosciuto. Abbiamo fatto nostro questo compito, e così chiediamo alle persone di venirsi letteralmente a presentare per scoprirle e creare un database”.

Si va dalle migliaia di ricette e tradizioni culinarie, alle decine di modalità di produzione del sakè, ai balli e alle maschere tradizionali, fino alle piccole comunità incastonate nelle zone rurali o nelle isole. “Se prima si parlava del Grande Giappone- continua Tokura- oggi è chiaro che non abbiamo una cultura uniforme: siamo una piccola isola che da nord a sud è ricca di tradizioni e storie stratificate nel tempo, che vanno preservate“. E’ anche con questo spirito che è stata organizzata Japan Expo, la fiera della cultura giapponese che, a causa della pandemia, è stata rinviata al 2022, dal 14 al 17 luglio prossimi presso il Parc des Expositions di Parigi. “Intendiamo mostrare al mondo la tradizione, ma anche la modernità: abbiamo una nuova generazione di artisti digitali ad esempio estremamente creativa” continua il commissario, e forse è anche pensando a loro che il primo ministro Yoshihide Suga intende istituire a settembre il ministero per il Digitale: “In quel mese ci saranno anche le elezioni però, il governo cambierà” avverte il Commissario. A cambiare tuttavia, non sarà la naturale attitudine dei giapponesi di “osservare le esperienze culturali in giro per il mondo, digerirle e farle proprie”. Come nel caso del “bel canto”: “I giapponesi adorano l’opera- assicura il compositore- ma a causa della nostra conformazione fisica, che non ci permette di avere le corde vocali ampie come voi italiani, non avremo mai un ‘Pavarotti’. Eppure, cantiamo“.

Ma l’esempio più recente è fornito dello skateboard, disciplina entrata per la prima volta quest’anno alle Olimpiadi e che ha visto oro e bronzo conquistato da due giovanissime giapponesi, sebbene sia una pratica tutta aamericana: la 13enne Momiji Nishiya e la 16enne Funa Nakayama. “Ora a Tokyo è pieno di gente che va sullo skate” scherza il commissario, aggiungendo che, ora che la disciplina piace, “è più probabile che sarà finanziata dal governo presso il ministero dello Sport”. Fare cultura quindi è un’attività impegnativa, che il Giappone intende portare avanti con responsabilità e questo vuol dire anche contrastare l’impatto dei cambiamenti climatici: “La verità è che non sappiamo cosa ci aspetta” dice il funzionario di Tokyo, che lancia un appello: “Non dobbiamo negare il fenomeno ma affrontarlo come un dato di fatto”.

L’impatto sui monumenti potrebbe essere devastante: “Penso ai jinja, i santuari shintoisti costruiti tradizionalmente in legno”.


Ogni 20 anni, continua Tokura, la tradizione vuole che siano smantellati e ricostruiti altrove perché “gli dei non amano restare a lungo nello stesso posto. Questo però significa tagliare altri alberi, creare nuovi siti. Bisogna considerare l’impatto sull’ambiente”. Equilibri preziosi e delicati che anche l’Italia ha contribuito a salvaguardare: “Nel 2007, Tokyo ha firmato con Roma il primo accordo di cooperazione culturale mai raggiunto con un paese straniero, per scambiare conoscenze e tecniche. Questa collaborazione deve proseguire ed essere ampliata ad altri paesi, in particolare a quelli in via di sviluppo”, l’auspicio finale di Tokura.

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