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Strage Bologna, il bus 37 torna ‘in moto’ e in stazione

Il giorno della strage l'autobus 37 fu utilizzato per trasportare prima i feriti e poi i morti

Pubblicato:30-07-2018 14:51
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:25
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BOLOGNA – Conservato con ogni cura per anni tra i rotabili più preziosi della collezione storica dei trasporti pubblici, lo scorso anno fu trainato in piazza Medaglie d’Oro a ricordo della strage del 2 agosto 1980; quest’anno tornerà alle celebrazioni in ‘autonomia’ “come testimone vivente”, dopo la revisione che lo ha abilitato come veicolo storico, percorrendo l’ultima parte del corteo, dall’incrocio con via Irnerio fino alla stazione. Per Tper è il bus 4030, ma per la memoria dei bolognesi resterà sempre il “37”, il simbolo della reazione spontanea che la città di Bologna seppe dimostrare in uno dei momenti di più grande dolore della sua storia recente. Il Fiat 421 A matricola 4030, con oltre 777.000 chilometri al suo attivo, ha attraversato la storia degli ultimi 45 anni del trasporto pubblico bolognese, essendo stato prodotto dalla Menarini e immatricolato nel lontano 1973 sotto l’allora Atm, poi divenuta Atc, azienda al cui servizio ha operato lungo tutti gli anni ’80 prima di essere “pensionato” come cimelio nella collezione aziendale, per essere in seguito valorizzato ancora come patrimonio di memoria storica con l’avvento di Tper.

 

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37 strage bologna

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Dice oggi la stessa Tper: “Chi lavora o ha lavorato nell’azienda di trasporti l’ha sempre considerato ‘uno di noi”, quasi a sottolinearne quell’umanizzazione che si è dimostrata essere un sentimento comune e condiviso lo scorso anno, quando fu trasportato in stazione e molti bolognesi si commossero fino alle lacrime ricordandone l’impiego nel suo giorno più infausto, quando il bus circolava in città con i finestrini coperti da drappi bianchi ad oscurarne il carico di morte”.

Il 2 agosto del 1980, nell’imminenza dello scoppio della bomba, il bus fu distolto dal servizio della linea 37 per trasportare prima alcuni feriti in ospedale poi i morti della strage in una lunga spola fino a notte fonda tra la stazione ferroviaria e gli obitori cittadini. Ben presto, infatti, tutte le ambulanze a disposizione furono dedicate al trasporto delle centinaia di feriti, anche molto gravi; per questo, il bus fu attrezzato come improvvisato carro funebre: fu rimosso il mancorrente della porta centrale per consentire il carico delle salme, alcuni tranvieri in servizio nel piazzale si adoperarono per collaborare con Vigili del fuoco e sanitari nelle operazioni di soccorso, conducenti guidarono per ore sentendo quel compito come un dovere civico in un momento così tragico.

“La memoria della strage resta ancora viva nell’azienda di trasporti, che vide l’impegno spontaneo e generoso di tanti suoi uomini e fu colpita duramente dal lutto: Mario Sica, dirigente responsabile del Personale dell’allora Atc, che al momento dello scoppio della bomba era in attesa del treno al primo binario, rimase tra le vittime dell’attentato terroristico”, ricorda infine Tper.

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