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Assange, un anno per agire. Fermare l’estradizione è possibile

Ci sono poco più di 12 mesi per tentare di salvare dall'estradizione negli Stati Uniti il giornalista e attivista australiano Julian Assange, che rischia una condanna fino a 175 anni di carcere per reati di spionaggio

Pubblicato:30-06-2022 21:44
Ultimo aggiornamento:30-06-2022 21:45
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ROMA – Ci sono poco più di 12 mesi per tentare di salvare dall’estradizione negli Stati Uniti il giornalista e attivista australiano Julian Assange,fondatore della piattaforma Wikileaks che dal 2019 è in carcere nell’istituto britannico di massima sicurezza di Belmarsh e che dall’altro lato dell’Oceano Altantico rischia una condanna fino a 175 anni di carcere per reati di spionaggio. Molte le insidie però, a cominciare da un disegno di legge britannico che minaccia di sottrarre Londra dalla giurisdizione della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), ma altrettante le iniziative da mettere in campo per la libertà del cronista. Tempistiche e prospettive sono emerse oggi a un incontro organizzato nella sede romana dell’agenzia Dire, dal titolo chiaro: “Julian Assange. Le iniziative nazionali e internazionali contro l’estradizione”.
Patrick Boylan, attivista del Comitato Free Assange ed esponente di Peace Link, nativo della California, apre i lavori affermando che Assange, “ha rivelato gli orrori delle guerre occidentali, che qui vengono spesso descritte come missioni di peace keeping”.

Il riferimento è alle centinaia di migliaia di documenti resi pubblici tramite Wikileaks. Molte del materiale, divulgato a partire dal 2010 anche grazie alla collaborazione di tre delle più grandi testate giornalistiche del mondo, ha svelato potenziali crimini di guerra e contro l’umanità commessi dagli eserciti degli Stati Uniti e di forze alleate nei conflitti in Afghanistan e Iraq, lanciati rispettivamente nel 2001 e nel 2003. “Il The Economist ha tradotto di recenti alcuni articoli apparsi sul giornale russo Izvestia – prosegue Boylan guardando all’attualità di questi giorni – si racconta che la guerra in Ucraina è accolta con favore dagli abitanti. Bè è lo stesso che facevamo noi nel riportare quello che succedeva in Iraq e Afghanistan ed è lo stesso tipo di menzogna che ha svelato Assange”.

Simona Maggiorelli, direttrice del settimanale Left, evidenzia che l’attivista australiano “non ha commesso alcun reato” dato che “ha rivelato al mondo dei documenti che erano stati segretati pur essendo di interesse pubblico e quindi facendo solamente il suo lavoro di cronista”. La giornalista rilancia anche le denunce della moglie di Assange, Stella Morris. “Ha detto chiaramente che il processo ai danni di suo marito è stata una farsa e che negli Usa Assange, che soffre di problemi di salute riconducibili alla sindrome post traumatica da stress che colpisce chi è stato vittima di tortura, rischia di essere giudicato da un tribunale della Virgina, Stato dove ha sede la Cia e dove i servizi segreti americani godono di molti collegamenti importanti”.


Olivier Turquet, giornalista di Pressenza, guarda alle “tendenze”, sottolineando come il caso di Assange “sia sintomatico del deterioramento della libertà di stampa a cui si assiste nei Paesi governati da regimi autoritari ma soprattutto in quelli democratici”. Vicende come quelle del giornalista australiano inoltre “non fanno altro che incrementare il sentimento di impotenza che serpeggia fra l’uomo comune, perchè sembra di trovarsi di fronte a un nemico che è sopra tutto, a partire dal diritto”, denuncia il cronista. Sollecitato dal moderatore Nico Perrone, direttore dell’agenzia Dire, Boylan fornisce poi alcuni dettagli sulle tempistiche e sulle possibili strade da intraprendere per contrastare l’estradizione di Assange: “C’è la possibilità di impugnare il decreto della ministra degli Interni britannica Priti Patel che ha confermato l’ordine di estradizione, una strada che presenta poche possibilità di successo. Poi- continua l’attivista- si può presentare appello presso l’Alta Corte britannica impugnando la sentenza di primo grado, che presenta numerose potenziali irregolarità” e, da ultimo, “presentare ricorso alla Cedu facendo appello all’articolo dieci della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”. Il tempo necessario per esaurire tutte queste strade “supera di poco un anno”, ma ci sono diversi nodi critici, come “il disegno di legge in materia di diritti umani discusso dal Parlamento in questi giorni, che di fatto mira a rimuovere Londra dai vincoli della Cedu”.

A uno scenario così complesso, urge rispondere con iniziative concrete. “Dobbiamo fare rete e poi ci sono piccole iniziative dal basso cruciali, come la cittadinanza onoraria data ad Assange da un comune in provincia di Foggia, Lucera, come evidenziato anche da Stella Morris”, afferma Maggiorelli.
Turquet poi rende noto che “Left, Pressenza e altre associazioni stanno lavorando per poter organizzare una 24 ore online tutta dedicata alla libertà del giornalista. Una giornata intera, che attraversa tutti i fusi orari, con contributi da da ogni parte del mondo, anche di artisti e volti dello spettacolo”.

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