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Le forme dell’ignoto, Triennale di Milano torna con ‘Unknown Unknowns’

Africa e Ucraina tra i protagonisti, Di Maio: "Design settore strategico"

Pubblicato:30-05-2022 14:40
Ultimo aggiornamento:30-05-2022 17:59

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ROMA – Dare forma allo sconosciuto, sentirne il suono, abitare la sua dimensione superando i limiti dei nostri cinque sensi. E stupirci di ‘quello che non sappiamo di non sapere’. È ‘Unknown Unknowns. An introduction to Mysteries‘, il tema della 23esima Esposizione internazionale di Triennale Milano che si terrà dal 15 luglio all’11 dicembre 2022 e che riunirà 400 artisti, designer, architetti e pensatori provenienti da più di 40 Paesi.

Tra tutti, questa edizione vedrà una presenza di primo piano del continente africano, rappresentato da sei padiglioni nazionali di Burkina Faso, Ghana, Kenya, Lesotho, Repubblica democratica del Congo e Ruanda. Altra partecipazione importante sarà quella dell’Ucraina, presente alla Triennale con il suo padiglione. “Abbiamo ragionato sul tema dell’esplorazione dell’ignoto perché questi primi 22 anni del nuovo Millennio sono stati capaci di produrre quattro grandi crisi: quella dell’11 settembre, quella finanziaria del 2008, la crisi inaspettata e drammatica della pandemia e adesso la guerra in ucraina. Si tratta di crisi differenti tra loro, ma capaci di investire l’intero Pianeta e di interrogarci sul senso di questa sfida conoscitiva. Questo titolo- ha detto Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano- è per noi un modo utile ed efficace per interrogarci su queste questioni così profonde. Abbiamo cercato di chiamare un gruppo di grandi pensatori e visionari, a partire da Francis Kéré, premiato con il Pritzer Architecture Prize 2022, che è il Nobel dell’architettura. Ci ha convinto che in questo tema l’Africa è fondamentale ed è la prima volta che Triennale ha una presenza così importante”.

In attesa di festeggiare i cento anni della sua fondazione, che cadranno nel 2023, Triennale vuole essere ancora una volta occasione si scambio e incontro che coinvolge non solo addetti ai lavori, ma anche scuole e istituzioni culturali, musei e istituti di ricerca provenienti da tutto il mondo. “Questa pluralità di punti di vista ci permetterà di allargare lo sguardo su quello che ancora non sappiamo- ha aggiunto Boeri intervenuto alla Farnesina dove oggi è stato presentato il programma di Triennale- In un momento complesso e drammatico come quello che stiamo vivendo, crediamo che sia più importante che mai preservare e valorizzare lo scambio di idee, esperienze e riflessioni tra Paesi e culture diversi”.


IN MOSTRA OLTRE CENTO OPERE DI ARTISTI INTERNAZIONALI

A curare la tradizionale mostra tematica è Ersiloa Vaudo, astrofisica e chief diversity officer all’agenzia spaziale europea. La mostra presenterà più di cento tra opere, progetti e installazioni di artisti, ricercatori e designer internazionali. Sono loro a misurarsi e confrontarsi con l’ignoto, lanciando una sfida che non vuole essere quella degli antagonismi tra opposti – come luce/buio, pieno/vuoto, scienza/arte o suono/silenzio – ma offrendo un’occasione di indagine. Ecco allora che l’ignoto può essere l’universo più lontano, la materia più oscura, il fondo degli oceani, ma anche la nostra coscienza, anzi: il nostro non cosciente.

“Vengo dal mondo dello spazio e per me è stato molto importante misurarmi con la voglia di contaminazione e sguardo comune sullo sconosciuto. Dare forma agli sconosciuti non è semplice- ha detto Vaudo- Al cuore della mostra c’è la volontà di presentare l’ignoto come dimensione da abitare, come una emozione data da una possibilità in più, una prospettiva che si allarga e si trasforma e crea stupore e poesia davanti alla vastità di ciò che ci sfugge”.

L’ESPOSIZIONE

Piena di “forti contaminazioni interdisciplinari” e con la “consapevolezza che la questione dello sconosciuto è quella dello sguardo che abbiamo su di esso”, così ancora la curatrice, la parte tematica della mostra si snoderà lungo un percorso a semicerchio, “una sorta di orbita intorno a un centro di gravità immaginario che ci mette davanti alla sfida di misurarci con una geometria dello spazio non euclidea”.

L’esposizione partirà da una prospettiva intima. “Una prospettiva antropocentrica stimolata da un pianeta che è una scultura sonora con l’idea di una connessione locale e insieme planetaria per sottolineare il fatto che i nostri cinque sensi sono anche una sorta di trappola che limitano nel dialogare con lo sconosciuto”. E poi un quadro del 1609 “ci aiuterà a evitare lo stereotipo che con il progresso lo sconosciuto si riduce”.

Il visitatore si troverà davanti alla prima rappresentazione conosciuta del profilo della Via Lattea. “Solo fino a cento anni fa eravamo convinti che non vi fosse niente altro, oggi sappiamo che la Via Lattea è una tra 200 miliardi di galassie. Ma ci sarà un giorno in cui queste galassie si allontaneranno e penseremo di nuovo che la Via Lattea è l’unica esistente”. La figura dell’artigiano è riportata da sfere di argilla che rendono l’idea di uno sforzo verso la perfezione, “proprio come quella della gravità che cerca la perfezione dei corpi celesti”.

A svolgere la funzione di fil rouge sarà la matematica che “ci ha consegnato un mondo per cui non eravamo preparati”. Non poteva mancare il concetto di tempo, con un futuro che però non sempre è ignoto. “Esiste un futuro deterministico che in mostra sarà rappresentato da una mappatura di stelle grazie a cui noi sappiamo come saranno tutti i cieli per un milione e 600mila anni davanti a noi. Questo cielo deterministico rappresenta lo scardinamento del futuro che ci sfugge”. Così come l’inizio e la fine dell’universo, che nel mezzo ha una storia da raccontare. “Possiamo parlare della fine dell’universo che avverrà tra tantissimo tempo con Andromeda che sta venendo verso di noi. Ci ritroveremo in un abbraccio cosmico, qualcosa di muto. Così- ha concluso la curatrice- torniamo al suono da cui siamo partiti”.

ALTRE DUE MOSTRE ALLA TRIENNALE

Oltre alla mostra tematica, la Triennale ospiterà altre due grandi mostre: ‘Mondo reale’ e ‘La tradizione del nuovo’, mentre sono in programma una serie di eventi speciali che vedranno il coinvolgimento di storici dell’arte come Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, il musicista e scrittore Francesco Bianconi, il filosofo Emanuele Coccia, la ricercatrice Ingrid Paoletti, l’artista Romeo Castellucci e il maestro di architettura e design Andrea Branzi.

“I temi successivi al 2019 hanno portato una serie di stravolgimenti, prima la pandemia da Covid-19 e ora questa grave crisi politica provocata dall’ingiustificabile aggressione russa all’Ucraina. Tutto questo ha messo in discussione le nostre certezze, obbligandoci a cercare nuovi equilibri. Questa Triennale interpreta in modo originale questa necessità”, ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sottolineando anche come “l’Africa rappresenta una priorità per la politica italiana“.

Il design, ha detto ancora Di Maio, “è un settore fondamentale che rappresenta 64mila lavoratori, per un valore di 3 miliardi di euro, e l’Italia è il Paese con il maggior numero di aziende di design. Oltre all’innovazione e all’ipercontemporaneo, la Triennale rappresenta anche una grandissima tradizione artigianale italiana. Farnesina e Triennale lavorano fianco a fianco, come nel caso della Giornata del Design italiano nel mondo, con l’obiettivo di valorizzare e promuovere la conoscenza al di fuori dei confini nazionali dei prodotti di questo settore strategico del made in Italy”.

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