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Oncologia. Asco 2016, Ascierto (Ircss Pascale): “Cure sempre più efficaci”

Ascierto e' l'unico italiano che e' stato coinvolto come chairman di una delle sessioni del congresso dell'American Society of Clinical Oncology

Pubblicato:30-05-2016 15:23
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:48

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asciertoROMA – L’oncologia e’ il segmento della sanita’ mondiale su cui si concentrano in forma paradigmatica tutte le speranze, le delusioni e le riflessioni in termini di ricerca avanzata, di salute e di sostenibilita’ economica. A poche ore dall’apertura a Chicago dell’annuale congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco), l’evento centrale per comprendere dove vadano le nuove terapie di quello che ormai e’ considerato il big-killer dell’umanita’, l’Asco lancia una chiave di lettura del suo meeting e per il 2016 la riflessione e’ concentrata sul tema della ‘collective wisdom’: e’ possibile – si domandano gli specialisti americani – una visione collettiva per i sistemi di cura, ricerca e investimenti basata sulla centralita’ del paziente? Sulle prospettive complessive di ricerca e healthcare che verranno presentate a questa edizione dell’Asco l’Agenzia DIRE ha intervistato Piero Ascierto, direttore dell’Unita’ di Oncologia-Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto ‘Pascale’ di Napoli (nella foto).

Nella prestigiosa cornice del simposio americano – dove quest’anno sono attesi oltre 35mila specialisti da tutto il mondo – Ascierto e’ l’unico italiano che e’ stato coinvolto come chairman di una delle sessioni (Melanoma and Skin Cancers, 4 giugno).

Professor Ascierto, Asco 2016 si apre sottolineando la necessita’ di una ‘collective wisdom’ per un approccio di cura incentrato sul paziente. Come mai questa preoccupazione? Qual e’ la ‘visione collettiva’ verso cui puo’ tendere la ricerca oncologica? “Il tema lanciato quest’anno dall’Asco sottolinea che ci troviamo di fronte a un problema sostanziale: l’incidenza delle forme tumorali sta aumentando in modo preoccupante, anche come effetto di pessimi stili di vita e di cause che possono essere riferite ai vasti fattori di inquinamento ambientale. Di fronte a questi fattori stiamo pero’ per fortuna registrando l’aumento di cure efficaci, con la registrazione di benefici a lungo termine. Quindi abbiamo da un lato un aumento preoccupante di incidenza, ma dall’altro motivi per sperare in terapie sempre migliori. La scommessa di oggi quindi e’ questa: abbiamo le cure, praticamente in quasi tutte le patologie, e dunque dobbiamo trovare il modo per permettercele. Non si scappa da questa necessita’. Ed e’ questo che Asco vuole fissare in modo chiaro con il suo titolo annuale”.


Oggi ‘cura’ fa rima con ‘sostenibilita”: cosa si sente di rispondere a chi chiede sempre nuovi tagli alla sanita’ del nostro Paese? “La sostenibilita’ economica delle cure e’ di sicuro un problema serio ed e’ una criticita’ destinata a crescere sempre di piu’. Ma, per dirla in modo franco, il rischio e’ che si arrivi a decidere se approvare oppure no un farmaco esclusivamente sulla base delle disponibilita’ economiche di un Paese o di una Regione; si pensi in questo senso a quello che e’ successo recentemente con i farmaci contro l’epatite C. Forse sarebbe quindi necessario da parte dei governi di siglare degli accordi con le companies del farmaco in modo da permettere l’aumento degli investimenti in ricerca di queste aziende, garantendo al tempo stesso, una spesa sanitaria sostenibile a fronte, ad esempio, di un accesso piu’ rapido alle cure. Comunque il problema e’ serio e fino a quando il prezzo dei farmaci non verra’ ‘controllato’ in qualche modo, la soluzione non sara’ facile”.

Da Asco in questo senso potrebbero giungere dei messaggi confortanti? “Diciamo che sono convinto che nel momento in cui la questione verra’ affrontata e risolta negli Stati Uniti, anche le probabilita’ di rientrare nella sostenibilita’ su scala internazionale saranno piu’ elevate”.

Entrando nel merito del programma, lei crede che sara’ una edizione di Asco ricca di novita’? “Sara’ sicuramente un Asco interessante, con nuovi dati che confermeranno il ruolo chiave dell’immunoterapia non solo nel melanoma, ma in tutti i tipi di tumore”.

L’immunoterapia rappresenta oggi una speranza reale, una speranza fondata? “Si’. Non si tratta di un annuncio ad effetto. Prima del 2011 un paziente con melanoma arrivava a 6-9 mesi di sopravvivenza. Oggi il 20% dei soggetti colpiti da melanoma puo’ essere cronicizzato. E possiamo affermare che i nuovi immunoterapici ci fanno sperare che quel 20% possa aumentare, sino addirittura a raddoppiare”.

Lei e’ chairman di una sessione dedicata alla prevenzione e cura del melanoma, che e’ il suo terreno di ricerca: cosa ci puo’ anticipare, entrando nel merito? “Tutti i relatori e chairman sono sotto embargo fino al meeting, come ben si puo’ capire, ma direi che ad Asco saranno presentate alcune novita’ sia nel campo della target therapy che nel settore, appena citato, dell’immunoterapia. C’e’ molta attesa per i dati dell’uso degli inibitori di Mek nei pazienti con la mutazione di Nras, e per i dati di sopravvivenza degli studi con pembrolizumab. Inoltre, ci sara’ un aggiornamento dei dati sullo studio di fase III della combinazione ipilimumab/ nivolumab. Da segnalare anche la presentazione dei dati sull’immunoterapia nel trattamento del carcinoma di Merkel, un altro tumore aggressivo della pelle. Insomma uno scenario molto interessante”.

Non capita spesso che gli italiani siano chairman all’Asco: e’ un riconoscimento all’attivita’ sua e dell’Irccs Pascale, ma anche all’oncologia italiana? Quale e’ lo stato di salute della ricerca oncologica nel nostro Paese? “Direi che vive un periodo ottimo! Ci sono molti ricercatori italiani riconosciuti a livello internazionale. Tuttavia, oltre all’atavico problema della scarsezza delle risorse economiche, dovremmo comunque cercare di incrementare nel nostro Paese la ricerca indipendente e gli studi no-profit. Questo affinche’ salga sempre piu’ di livello la competitivita’ italiana a livello internazionale”.

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