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Borgonzoni lancia un anti-Eataly in via de’ Carbonesi

BOLOGNA - Lucia Borgonzoni dichiara guerra al "baraccone"

Pubblicato:30-05-2016 12:31
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:48

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BOLOGNA – Lucia Borgonzoni dichiara guerra al “baraccone” Fico e intanto trova un anti-Eataly per il centro storico: si tratta dello spazio della ex Coin in via De’ Carbonesi, dove giacciono le rovine oggi nascoste al pubblico dell’anfiteatro romano. La candidata sindaco del Carroccio ha oggi denunciato pubblicamente, in compagnia del capogruppo della Lega al Senato Gian Marco Centinaio, lo stato di abbandono in cui versano le rovine dopo la chiusura del negozio Coin nel 1996. Se sarà sindaco, Borgonzoni riaprirà quello spazio (privato) di 4.000 metri quadrati nel cuore della città “o come polo commerciale o come un nuovo Mercato di mezzo, ma con Eataly ben lontano”.

lega2Secondo la candidata del centrodestra è infatti “un crimine contro l’umanità tenere chiuso un posto del genere. E’ l’istituzione che in situazioni del genere deve rivolgersi al privato”. Quello che si trova in via De’ Carbonesi “è uno dei tanti patrimoni abbandonati e nascosti della nostra città– sottolinea la leghista- per riaprirlo serve un intervento pubblico-privato. Se sarò eletta sindaco questa struttura tornerà fruibile da parte di tutti i cittadini. Quando si hanno cose di questa portata tutto il mondo dovrebbe venirle a visitarle”. Anche la Lega in Parlamento, con numero uno a Palazzo Madama Centinaio oggi a Bologna per sostenere Borgonzoni, fa propria la scommessa.


“La cosa che mi ha lasciato allibito- afferma Centinaio- è che questo spazio sia chiuso da vent’anni e che nessun turista e nessun bolognese possa ammirarlo. Questa è la storia della città e il fatto che rimanga chiuso ai più penso sia una offesa nei confronti di chi vuole vivere e mangiare di cultura”. Alla ex Coin di via Carbonesi, “si possono fare tante cose, anche aprirlo al pubblico temporaneamente, ma l’importante è la buona volontà. Mi sembra che in vent’anni non ci sia stata”, sottolinea il senatore del Carroccio.

di Mirko Billi, giornalista professionista

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