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Mediterraneo, più di 100 migranti salvati in due operazioni da Marina militare e Sea Watch

L'Unicef: "Più di 1.100 bambini detenuti in Libia"

Pubblicato:30-04-2021 15:22
Ultimo aggiornamento:30-04-2021 17:55
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ROMA – Due operazioni di salvataggio di migranti nel mar Mediterraneo. Questa mattina il pattugliatore della Marina militare ‘Comandante Foscari’, impegnato nell’Operazione Mare Sicuro (Oms), ha soccorso 49 persone a bordo di un gommone sovraffollato e alla deriva in acque internazionali, a circa 75 miglia nautiche a nord di Tripoli. Lo ha annunciato in comunicato stampa la Forza Armata. Date le caratteristiche del mezzo e la completa assenza di dispositivi di sicurezza individuali ai naufraghi sono stati distribuiti salvagenti e dispositivi per la protezione individuale da COVID-19, e successivamente sono stati tratti in salvo a bordo della nave della Marina militare. Attualmente si trovano a bordo del pattugliatore in buone condizioni di salute. Nave Comandante Foscari, spiega la Marina militare, è un pattugliatore d’altura, ultimo di quattro unità della classe Comandanti e dipende dal Comando delle Forze da pattugliamento per la sorveglianza e la difesa costiera (Comforpat) con sede ad Augusta. L’Operazione Mare Sicuro, avviata il 12 marzo 2015 a seguito dell’evolversi della crisi libica, prevede il dispiegamento di un dispositivo aeronavale per garantire attività di presenza, sorveglianza e sicurezza marittima nel Mediterraneo centrale e nello Stretto di Sicilia, in applicazione della legislazione nazionale e degli accordi internazionali vigenti. Con la delibera del Consiglio dei Ministri del 28 dicembre 2017, dal 1 gennaio 2018 – continua la nota stampa – i compiti della missione sono stati ampliati a ricomprendere le attività di sostegno logistico alla Guardia Costiera e alla Marina Militare libiche per il contrasto dell’immigrazione illegale e del traffico di esseri umani. Le unità d’altura incluse nel dispositivo aeronavale operano in un’area di mare di circa 160.000 km quadrati, situata nel Mediterraneo centrale, che si estende al di fuori dalle acque territoriali di stati terzi ed è delimitata a sud dal limite delle acque territoriali libiche, mentre l’unità ausiliaria – conclude la nota – opera prevalentemente rimanendo ormeggiata in porto a Tripoli.

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SEA WATCH SALVA 77 PERSONE, L’UNICEF: “IN LIBIA PIÙ DI 1.100 BAMBINI DETENUTI”

In un’altra operazione, Sea Watch ha invece “soccorso 77 persone fra cui 11 donne e un neonato. Le persone a bordo sono adesso 121″. Lo ha annunciato la stessa ong su Twitter, che ha poi denunciato: “Poco prima dell’operazione, il nostro equipaggio ha assistito all’intercettazione violenta di un altro gommone da parte della cosiddetta guardia costiera libica“. E intanto l’Unicef ricorda che da inizio anno più di 8.600 migranti sono arrivati nei porti europei attraverso il Mediterraneo centrale, uno su cinque è un bambino. Il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia sottolinea anche che in Libia ci sono 51.828 bambini migranti e 14.572 sono rifugiati. Quasi 1.100 si trovano in centri di detenzione in Libia. “Questa settimana, 125 bambini, di cui 114 non accompagnati, sono stati salvati in mare, al largo della Libia – spiegano in una nota Ted Chaiban, Direttore regionale dell’Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa e Afshan Khan, Direttore dell’Unicef per l’Europa e l’Asia centrale e Coordinatore speciale per la risposta ai rifugiati e ai migranti in Europa – Il Mediterraneo centrale continua a essere una delle rotte migratorie più pericolose e letali del mondo. Dall’inizio dell’anno, almeno 350 persone, tra cui bambini e donne, sono annegate o scomparse nel Mediterraneo centrale mentre cercavano di raggiungere l’Europa, tra cui 130 solo la settimana scorsa. La maggior parte di coloro che sono stati salvati vengono mandati in centri di detenzione sovraffollati in Libia, in condizioni estremamente difficili e con limitato o nessun accesso all’acqua e ai servizi sanitari. Quelli in detenzione non hanno accesso all’acqua potabile, all’elettricità, all’istruzione, all’assistenza sanitaria e a servizi igienici adeguati. La violenza e lo sfruttamento sono dilaganti. Nonostante questi pericoli – continua Ted Chaiban – aggravati dalla pandemia da COVID-19, i bambini rifugiati e migranti continuano a rischiare le loro vite in cerca di sicurezza e di una vita migliore. I tentativi di attraversare questa rotta marittima probabilmente aumenteranno nei prossimi mesi estivi”. L’Unicef lancia poi un appello alle autorità libiche per “rilasciare tutti i bambini e porre fine alla detenzione per motivi migratori. La detenzione di bambini in situazioni di migrazione non è mai nel superiore interesse del bambino. Chiediamo alle autorità in Europa e nel Mediterraneo centrale di sostenere e accogliere i migranti e i rifugiati che arrivano sulle loro coste e di rafforzare i sistemi di ricerca e soccorso”.


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