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FOTO | Caccia ai raggi gamma, a Bologna arriva l’osservatorio mondiale

La realizzazione è prevista entro il 2020 e sarà il più grande e avanzato al mondo: raccoglierà ed esaminerà le 'scoperte' di 118 telescopi diffusi nel mondo

Pubblicato:30-04-2019 16:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:24
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BOLOGNA – “Italia, Europa e ora universo: Bologna punta a diventare la capitale dei big data“. Dal cannocchiale di Galileo Galilei fino ai telescopi l’universo è sempre stato misterioso. Per questo “si possono fare delle previsioni ma non si sa ancora cosa scoprirà” il nuovo osservatorio di raggi gamma che sorgerà a Bologna entro il 2020. Sarà il più grande e avanzato al mondo, e anche se la parola non piace tanto agli scienziati presenti alla conferenza stampa di presentazione, il polo bolognese “sarà una sorta di centro che offre servizi di altissimo livello a tutti i ricercatori, fisici, astrofisici, ma anche ingegneri”, cerca di spiegare in modo ‘semplice’, Paolo Vettolani, che segue gli Affari internazionali del Cta. In pratica, Bologna diventerà la ‘base di controllo’ e di elaborazione (e traduzione in dati) delle particelle che provengono “dalle zone più profonde dell’universo”, raccolte da 118 telescopi disseminati per i due emisferi del globo.


Il sito principale dell’emisfero australe si trova vicino al preesistente sito dello European Southern Observatory, in Cile; mentre quello boreale è l’osservatorio astronomico sull’isola di La Palma alle Canarie, in Spagna. Lo studio dei raggi gamma “è una scienza molto giovane, ci sono piccoli osservatori che hanno rivelato al massimo 100 sorgenti- continua Vettolani- ma a Bologna puntiamo almeno a 10.000″. Il Cherenkov Telescope Array (Cta) sarà un osservatorio aperto alle comunità globali di fisici e astrofisici: a Bologna darà lavoro diretto ad almeno 60 persone entro il 2020, che collaboreranno con 300 ricercatori sul territorio e gli altri 1.400 membri del comitato scientifico Cta sparsi per il mondo.



L’osservatorio nasce a Bologna “per quattro motivi”, dice Bruno Marano, professore emerito dell’Alma Mater. Prima di tutto, “qui esiste un grande centro di fisica e astrofisica ma bisogna anche prendere atto della grande capacità di negoziazione internazionale”, inizia Marano.

Ma è soprattutto grazie “alla grande attrattiva che esercita l’Università di Bologna” che il Cta sorgerà nel capoluogo felsineo, trovando la “collocazione perfetta” nel nuovo polo scientifico al quartiere Navile, che comprende astronomia, chimica, farmacia, biotecnologia e anche le sedi di Inaf e Cnr. Il centro, sostenuto anche da fondi europei, vale oltre 450 milioni di euro, di “cui due terzi sono già disponibili”, informa Patrizio Bianchi, assessore regionale all’Università, che insiste anche sull’indotto economico che porterà questo nuovo polo, sia dal punto di vista ‘scientifico’ che dal punto di vista del turismo.

“Anche le aziende del territorio, ad esempio, potranno giovare dell’arrivo del Cta, contribuendo a costruire gli specchi utili per i telescopi”, dice Francesco Raphael Frieri, direttore regionale alle Risorse, che incorona Bologna come prossima “capitale dei Big data”. Intanto, per far conoscere l’importanza dell’osservatorio anche alla cittadinanza, dal 6 al 9 maggio ci sarà un ‘simposio’ scientifico organizzato dal Cta. Un congresso di quattro giorni in cui si discuterà in generale del mondo scientifico e delle sue potenzialità, che avrà il suo culmine nella serata di lunedì, con un evento aperto a tutti i cittadini al teatro Duse. “Can you hear me? Un viaggio nel tempo con i messaggeri dell’Universo”, è il titolo dell’incontro-spettacolo che vedrà sul palco, tra gli altri, anche i due premi Nobel per la fisica, Takaaki Kajita nel 2015 e Reiner Weiss, nel 2017.


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