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VIDEO | Herlitzka: “La parola è tutto, ho il terrore della tecnologia”

Il teatro, il rapporto con Roma, il libro in versi su Lucrezio: colloquio con il grande attore

Pubblicato:30-04-2019 10:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:24

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ROMA – Una ferrea e inesauribile voglia di fare l’attore, che si percepisce in ogni pensiero. La passione per la scrittura, nata ai tempi del liceo leggendo Dante. La nostalgia per la Roma ‘festosa’ di un tempo, che sapeva mantenere le promesse. Ma anche il terrore, oggi, che la tecnologia sovrasti per sempre la parola, quintessenza dell’espressione umana. Roberto Hertlizka si racconta in un colloquio con l’agenzia Dire, in attesa di presentare l’11 maggio, al Salone del Libro di Torino, il ‘De Rerum Natura’ di Lucrezio sotto una nuova veste.

– La volontà di fare l’attore è rimasta immutata nel corso della sua esistenza?


“Io ho sempre voluto fare l’attore. E’ una frase che continuo a ripetermi perché ancora non sono riuscito a farlo come vorrei. Peraltro è una frase che mi ripeto spesso prima di entrare in scena, quando ho qualche problema di timidezza, magari alle prime. Allora mi dico: io voglio fare l’attore”.

– Lei dice di essere nato vecchio e rimasto bambino. Come mai? 

“Ho avuto una forma mentale precoce, e poi mi sono rimaste anche le caratteristiche di un bambino, quindi ho mantenuto dentro di me queste due età insieme, e vado avanti così”.

– E’ stata sua madre a trasmetterle la passione per l’arte.

“Mi ha coltivato perché lei aveva interesse per l’arte, la pittura, e ha trovato in me un terreno fertile. Ricordo la prima volta che mi ha portato a Firenze a vedere gli Uffizi. Era felice di trovare in me qualcuno che corrispondesse ai suoi interessi”.

– Lei è arrivato a Roma a 18 anni e per tutta la vita ci ha vissuto. Com’è cambiata la città?

“Nei confronti di Roma ho una forma di nostalgia. Quando sono arrivato c’era un’atmosfera festosa, viva, Roma sembrava promettere tutto quello che si poteva aspettare da questa meravigliosa città. Poi però, dopo il boom, si è spenta. Oggi siamo ai minimi”.

– Uno dei protagonisti della cultura a Roma, con il quale ha avuto modo di lavorare, è stato Gianni Borgna, ex assessore alla cultura del Comune di Roma negli anni di Rutelli e Veltroni.

“Di lui ho un ricordo bellissimo. Lavorai al suo spettacolo ‘Una giovinezza enormemente giovane’, ispirato ai testi di Pier Paolo Pasolini. Borgna è riuscito a entrare nella mente e nel cuore di Pasolini raccontando cose che nessuno può avergli detto, in modo del tutto veritiero. Purtroppo quelli erano i suoi ultimi tempi, non ha potuto assistere neanche alla prima che ci fu a Cividale del Friuli”.

– Ho letto che lei, oltre all’attore, avrebbe voluto fare lo scrittore. In realtà lei è anche scrittore, sia perché ha scritto ‘Ipnogrammi’, un componimento dove dà forma ai suoi sogni, sia perchè è da una vita che traduce il ‘De Rerum Natura’ di Lucrezio.

“Ho detto che avrei potuto fare lo scrittore se mi ci fossi dedicato completamente. Ho fatto dei tentativi. Non sono mai veramente riuscito a portare avanti una storia, ma solo dei brevi racconti come questi ‘Ipnogrammi’. Per quanto riguarda Lucrezio, invece, l’attività è iniziata ai tempi del liceo. Amavo molto Dante, per questo mi sono esercitato a fare dei versi, ovviamente danteschi, e ho cominciato a tradurre dei pezzetti di Lucrezio, poi ho continuato e non mi sono più fermato”.

– Il libro ‘La natura di Tito Lucrezio Caro. Libri I-IV’ pubblicato da La Nave di Teseo sarà presentato a Torino.

“Il libro esce il 9 maggio, l’11 ci sarà la presentazione al Salone del Libro. Ringrazio Elisabetta Sgarbi per questa opportunità. Mi sono servito di Lucrezio per fare un’opera in versi che è chiaramente ispirata a Dante. E’ quello lo stile che volevo rievocare, tanto è vero che il libro è scritto in terzine. Ho cercato una veste molto antica per un mio compiacimento personale, estetico, poetico, non certo di fruizione per gli altri”.

– Lucrezio venne accusato di ateismo. Sosteneva infatti che anima e corpo nascessero e morissero insieme. E’ così anche per lei?

“Lucrezio era accusato di essere seguace di Epicuro, che Dante mette all’Inferno tra gli eretici. Per quanto mi riguarda, io sono credente. Penso che Gesù Cristo sia la piu grande figura che ci sia mai stata, ha cambiato il mondo. Non sto quindi dalla parte di Epicuro, però è importante sottolineare che Epicuro quando scrive il suo poema ce l’aveva contro gli Dèi, i quali non hanno nessun interesse per i mortali. Anche se gli uomini li invocano e fanno orribili sacrifici in loro nome, loro non possono e non vogliono aiutarci”.

– Il grande argomento che domina il poema è il superamento della morte. Lei ha paura di morire?

“Sì, ho paura. Morire significa lasciare tutto quello che si è riusciti ad avere. Naturalmente la maggiore paura è dover soffrire per morire. Però io non escludo che ci sia una vita al di là, anche se purtroppo lo sapremo solo quando sarà troppo tardi”.

– C’è un verso di Lucrezio che dice: ‘E tento per te di comporre parole, sì che tu possa a fondo vedere le cose nascoste’. Quanto è importante la ricerca e il potere della parola?

“Nella mia vita la parola è tutto. Faccio l’attore e dunque sono lo strumento della parola. Però, a causa della mia indole, il mio interesse per le parole è prima di tutto di tipo artistico, mi interessano le parole quando sono l’espressione di una visione che l’autore ha del mondo e che lui comunica attraverso le parole, usandole nello stesso modo in cui un pittore usa i colori, facendone la quintessenza della sua espressione. Non mi interessano, invece, i testi che usano le parole solo per raccontare un fatto, cosa che si può fare anche bene, ma per me le parole devono essere metafora della vita”.

– Spero di non fare figuracce, ma se le dico che trovo in Amleto dei pensieri che hanno molto a che fare con Lucrezio, lei cosa mi dice? Le angosce di Amleto non sono proprio quelle che Lucrezio tenta di spiegare?

“Adesso sono io che rischio la figuraccia, perché confesso di non riuscire a vedere in Lucrezio qualcosa che mi ricordi Amleto, ma può essere così, perchè in Amleto si può trovare tutto e in Lucrezio anche. L’angoscia di Amleto è prorio il suo aspetto più interessante, più avvincente, perché è un’angoscia esistenziale. Difatti Amleto compare dicendo che si vorrebbe ammazzare, ma non vuole farlo solo perché ha scoperto che il padre è stato ucciso, ma perché non sopporta l’esistenza e questo ne fa un precursore di tutta la nostra angoscia. Lo rende mostruosamente vivo e attuale. Dunque, che in lui si trovino disturbi che si trovano anche in Lucrezio, altro esempio di personaggio che supera la propria epoca, non mi stupisce affatto”.

– L’altro grande poeta della natura è stato Leopardi. E’ il simbolo dell’esistenza che si afferma negandosi.

“Adoro Leopardi, il suo atteggiamento negativo. Quello che mi rapisce di lui è l’infelicità di giovane abbandonato. Anche di un altro poeta che adoro, Petrarca, grande figura umanistica, devo dire che mi interessa solo quando si dispera per Laura. Sia chiaro: non gli toglierei neanche un pelo di tutto il resto, però non si chieda a me di occuparmene”.

– Tra i suoi scrittori preferiti, infine, bisogna annoverare Thomas Bernhard, che ha rappresentato tante volte in teatro.

“Lui ha questo stile di scrittura che si è rivelato esplosivo, talmente lontano da tutti gli altri che gli consente di scarnificare gli argomenti, e di scarnificare anche un po’ il lettore. Di Bernhard mi piace la sua ironia cosmica, il suo atteggiamento nero ma sempre governato da una specie di sorriso superiore che naturalmente rivolge anche a se stesso. Inoltre riesce a raggiungere delle profondità di tragedia uniche, come ne ‘Il Soccombente’, la parte finale fa rabbrividire per come è senza consolazione”.

– Un tempo c’erano i Miti a indagare l’uomo, a raccontarlo. Oggi chi è capace di farlo secondo lei?

“Oggi ci raccontano i giornali, dove si leggono notizie di continue tragedie, anche peggiori di quelle che ci tramandano gli antichi. E’ molto difficile per un giovane che vuole fare l’autore trovare soggetti da sviluppare perché di fronte a certe notizie non si può che tacere. Come faccio a ricamare con la mente o con il cuore su dei fatti orribili come quelli che si leggono? Sono orribili anche quelli dei Miti greci, però sono fatti che riguardano persone fuori dal normale, alle quali si possono addossare cose fuori dal comune. Mentre oggi le stesse cose accadono nella realtà”.

– Teme il sopravvento della tecnologia sull’uomo? 

“Io ho il terrore della tecnologia, perché mi accorgo che i giovani, invece di fare qualcosa, semplicemente tasteggiano sul cellulare, hanno perduto il senso della ricerca, della memoria, e questo non può che portare a un disfacimento della società. E’ terribile vedere i bambini al ristorante piegati sul cellulare, e lo stesso i loro genitori, senza che nessuno si guardi in faccia. E poi che cosa vanno a cercare? Certo non Lucrezio. Andando avanti così anche il cinema sarà distrutto, perché se le persone si abituano a vedere film sul palmo della loro mano, basterà inquadrare solo le facce. E’ la cosa più tremenda che sta succedendo”.

– Quando la rivedremo a teatro?

“Se la salute me lo consente, mi rivedete con Franco Branciaroli, la regia di Antonio Calenda e la compagnia degli Incamminati in un rifacimento di Falstaff. Branciaroli interpreterà Falstaff e io farò il suo servo, già celebrato da Brecht”.

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