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Borghi d’Italia, cresce il turismo. Ma ce ne sono 6.000 abbandonati, è allarme

L’appello di Italia Nostra per la "rigenerazione" e la vigilanza di un patrimonio a rischio

Pubblicato:30-04-2018 14:22
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:49

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ROMA – Borghi e centri storici, un gioiello per il turismo ma allo stesso tempo un patrimonio in pericolo per via dell’incuria, di politiche inadeguate e di mancanza di progettualità da parte delle istituzioni. E l’allarme lanciato da Italia Nostra, l’organizzazione che storicamente si dedica alla vigilanza del territorio con sezioni diffuse su tutta la penisola, che ha pronto un appello rivolto alle istituzioni proprio per la salvaguardia dei borghi. Un’operazione in cui l’associazione è pronta a lavorare in prima persona, come ha già fatto ad esempio per un progetto d’avanguardia lanciato tre anni fa che proprio in questi giorni sta muovendo i primi passi, quello per il recupero dello splendido borgo di Monte Sant’Angelo, uno dei tre siti Unesco della Puglia.

IL BOOM DEI BORGHI NEL 2017

I recenti dati di un’indagine del Centro studi turistici di Firenze e Confesercenti indicano un vero e proprio boom turistico nel 2017 per le città d’arte e, soprattutto, per i piccoli borghi, i quali hanno fatto registrare un’annata record con ben 95 milioni di presenze e una quota di stranieri molto rilevante. La spesa turistica complessiva, per i piccoli borghi, è stimata in circa 8,2 miliardi di eurooltre la metà della quale,il 54,8%, è dovuto a turisti stranieri. E sono stati proprio i visitatori provenienti da fuori l’Italia a dare il maggior contributo alla crescita: le presenze turistiche di stranieri nei borghi sono salite del 30,3% tra il 2010 ed il 2017, contro un calo del 5,4% per i turisti italiani.

LA PIAGA DEI BORGHI ABBANDONATI

Si tratta di numeri entusiasmanti, a fronte dei quali si apre però una grande piaga: quella dei borghi abbandonati, dove non è rimasto più nessun abitante, spesso straordinari gioielli di storia che, tuttavia, restano completamente – e immotivatamente – al di fuori del flusso turistico. Sono ben 6.000 secondo i dati Istat (contando anche stazzi e alpeggi). Un patrimonio inestimabile da cui, alla luce dei recenti dati sul successo turistico dei borghi abitati, potrebbe arrivare un importante apporto al territorio e a tutto il sistema paese, oltre che una componente culturale che merita di essere salvata.


ITALIA NOSTRA LANCIA LA ‘RIGENERAZIONE’

La parola d’ordine, per Italia Nostra, deve essere “rigenerare” e questo è il nucleo dell’appello che l’associazione lancia alle istituzioni e a tutti gli attori coinvolti: rigenerazione, tutela, messa in sicurezza, infrastrutture, sviluppo. Da qui passa, per Italia Nostra, la salvaguardia e la valorizzazione di territorio, centri storici e borghi. 

IL PROGETTO PER MONTE SANT’ANGELO IN PUGLIA

Il primo impegno di Italia Nostra per l’avvio di questo progetto risale al 2015: l’obiettivo era il recupero del centro storico, delle mura medievali, dei terrazzamenti, e l’ampliamento della buffer zone, avviata da tempo in collaborazione con il Comune di Monte Sant’Angelo, la Tecnische Universitaet Wien, l’Università Federico II di Napoli, la Scuola Ingegneria e Architettura di Bari. 

ARRIVANO 60 ARCHITETTI AUSTRIACI

Ebbene, “il progetto è finalmente partito in questi giorni, con 60 neoarchitetti austriaci hanno visitato e studiato Monte Sant’Angelo per attivare un processo di rigenerazione urbana in questo centro di 12.000 abitanti che ha un forte decremento demografico”, spiega Maria Gioia Sforza, consigliere nazionale di Italia Nostra, nonché presidente Sezione Gargano e Terre dell’Angelo.

Sforza ribadisce anche l’importanza della vigilanza e la necessità di monitorare il territorio nazionale attraverso le 200 sezioni di Italia Nostra. “Un’attività quest’ultima- sottolinea- che assume importanza cruciale anche alla luce dei cospicui fondi Cipe, pari a diversi miliardi di euro, stanziati il 28 febbraio 2018 dal ministro Franceschini per i centri storici di Napoli, Cosenza, Taranto, Palermo e altri (come Pompei, Ostia antica, Cinqueterre, Urbino). Una diffusione di fondi questa che possiamo definire a pioggia e che rischia di disperdersi se non inserita in progettualità concrete e prioritarie”.


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