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INTERVISTA – Osteoporosi, l’importanza di diagnosi e attività fisica

L'intervista a Bruno Frediani, professore di reumatologia dell'Università di Siena

Pubblicato:30-04-2018 12:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:49
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ROMA – L’ osteoporosi colpisce circa 4,5 milioni di italiani, dei quali 2 su 3 sono donne. La patologia e’ in costante aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione ed e’ causata da un progressivo indebolimento del tessuto che compone le ossa, con  conseguente aumento della fragilita’ dello scheletro e del rischio di fratture, anche a seguito di minimi traumi. A causa dell’osteoporosi, in Italia si stimano ogni anno 90mila fratture a carico del femore, che colpiscono gli over 50, mentre oltre il 20% degli ultra 65enni di entrambi i sessi e’ interessato da fratture.

Numeri che ben motivano l’interesse con cui specialisti e operatori sanitari hanno partecipato alla decima edizione dell”OsteoDay’, una due giorni specialistica tenuta nei giorni scorsi a Parma, con il patrocinio della locale Universita’ e il contributo di Chiesi Italia, filiale italiana del Gruppo Chiesi. Per saperne di piu’ abbiamo chiesto a Bruno Frediani, professore associato di Reumatologia all’Universita’ di Siena e responsabile scientifico dell’evento, di approfondire i temi clinici, di politica sanitaria e di ‘vita quotidiana’ che sono piu’ attuali nell’affronto di questa patologia.


– Professore, l’osteoporosi e’ causa di gravi fratture nel mondo degli anziani, con particolare incidenza sulla popolazione femminile. E queste fratture conducono spesso a pesanti invalidita’ o a morte. Possiamo parlarne come di un killer nascosto? Il Sssn lo sta sottovalutando?

“Non direi che il Ssn stia sottovalutando il problema perche’ la nota 79 dell’Aifa offre buone possibilita’ di accesso alla rimborsabilita’ dei farmaci sia per la prevenzione primaria e secondaria delle fratture. Inoltre anche farmaci che non sono in quella nota, come ad esempio il Clodronato, hanno un basso costo. Il problema sta semmai nei comportamenti dei medici e dei pazienti”.

– Sono loro a sottovalutare l’argomento?

“Diciamo che non sanno o si scordano che il 50% almeno delle fratture vertebrali e’ silente e che bisognerebbe pertanto fare non solo la Mineralometria ossea computerizzata (Moc) ma anche una radiografia della colonna una volta all’anno nei pazienti a rischio asintomatici. Bisogna inoltre ricordare di fare radiografia della colonna dorsale e lombare e la Moc nei fratturati di femore che si presentano al Pronto Soccorso o nei reparti di ortopedia. Inoltre i pazienti e i medici stanno ricorrendo sempre piu’ all’utilizzo della vitamina D da sola, quando invece e’ dimostrata la sua efficacia solo come adiuvante indispensabile della terapia di fondo con gli altri farmaci. Per finire: anche in pazienti ben trattati l’aderenza alla terapia si dimezza dopo solo un anno, cio’ nonostante la comodita’ di impiego di tutti i farmaci per l’osteoporosi”.

– Abbiamo qualche numero del suo impatto economico sul sistema delle cure?

“L’impatto economico di una patologia cosi’ diffusa e’ naturalmente molto elevato: e’ stato stimato che in Italia il costo per il trattamento delle fratture da osteoporosi superi i 7 miliardi di euro all’anno, di cui ‘soltanto’ 360mila per la prevenzione farmacologica secondaria. In particolare le fratture dell’estremo prossimale del femore contribuiscono al 60% dei costi, quelle vertebrali al 4%, quelle del polso al 1%, mentre il restante 35% e’ rappresentato da un gruppo misto di fratture. A cio’, ovviamente, deve essere aggiunto il costo delle terapie farmacologiche e della spesa sociale, che va dalle giornate lavorative perse, all’invalidita’”.

– Artrosi e osteoporosi: quali relazioni esistono tra queste due patologie?

“Una volta si riteneva che l’una escludesse l’altra, ora invece c’e’ la prova che la bassa massa ossea favorisce la progressione del danno cartilagineo e la progressione verso la protesi.
Inoltre le alterazioni legate all’edema osseo a livello dell’osso subito sottostante alla cartilagine sono un ulteriore grave elemento di distruzione della cartilagine stessa. Tra l’altro alcuni bisfosfonati, oltre ad aumentare la massa ossea, curano l’edema osseo e quindi possono combattere indirettamente l’osteoartrosi”.

– Osteoporosi coinvolge il reumatologo, ma anche l’internista, il riabilitatore e il fisiatra ed in specifici casi il diabetologo o l’endocrinologo… Quanto e’ importante l’affronto multidisciplinare del paziente?

“E’ fondamentale in molti casi, sia per una corretta diagnosi che per la conseguente terapia mirata. Si pensi che il 50% delle osteoporosi sono secondarie ad un’altra malattia e che spesso l’osteoporosi o una frattura da fragilita’ possono essere il primo e unico campanello d’allarme per porre una diagnosi precoce di una malattia grave. Poi esistono farmaci che danno osteoporosi e/o fratture da fragilita’. Inoltre anche nell’osteoporosi post-menopausale o senile l’apporto del fisiatra e del riabilitatore e’ importante con programmi di natura diversa, come gli esercizi isometrici per rinforzare i muscoli paravertebrali, oppure il programma di passo veloce o corsa”.

– I bisfosfonati rimangono i farmaci di prima linea? Cosa ci possiamo attendere dalla ricerca scientifica?

“Si’, i bisfosfonati restano i farmaci di prima scelta con un rapporto costo/beneficio molto favorevole. Prevengono le fratture da fragilita’ in tutte le sedi scheletriche, inoltre alcuni di essi hanno un effetto antalgico sia periferico che centrale che consente di curare l’osso ed allo stesso tempo migliorare la qualita’ di vita. Questi farmaci sono sicuri anche se alcuni allarmismi sono stati sollevati ingiustificatamente nell’utilizzo a lungo termine. In realta’ piccoli incrementi dell’osteomielite della mandibola e delle fratture atipiche del femore riguardano soggetti immunodepressi o predisposti, ma sono ben poca cosa rispetto alla riduzione del rischio di frattura da fragilita’ che puo’ superare il 50% nel caso della riduzione del rischio di frattura di vertebra. Purtroppo altri nuovi farmaci sono stati bloccati per eventi avversi, mentre altri per il maggior costo sono di seconda (come il denosumab) o terza linea (e’ il caso del teriparatide) o sono riservati a pazienti con altissimo rischio di rifrittura”.

– Prevenzione e stili di vita: quali accorgimenti per evitare l’indebolimento delle nostre ossa?

“In piena controcorrente rispetto ad alcuni messaggi demagogici devo dire che con la dieta non si cura l’osteoporosi e neanche la si evita, pero’ alcuni errori dietetici possono aggravare l’osteoporosi, come le diete monocromatiche, sbilanciate, iperproteiche od ipoproteiche”.

– E per quanto riguarda l’esposizione ai raggi del sole?

“Anche per quanto riguarda l’esposizione ai raggi solari si fa molta demagogia: di fatto esporsi al sole facendo una vera protezione per la prevenzione del rischio di melanoma, impedisce la attivazione della vitamina D, la quale peraltro dopo i 60 anni e’ comunque alterata per l’invecchiamento della cute. Per cui preveniamo bene il melanoma e ricordiamo di fare integrazione alimentare e farmacologica adeguata di vitamina D e calcio.
Diverso e’ il ruolo dell’attivita’ fisica: passo veloce o corsa sono vere e proprie terapie, ove praticabili. Utilissimi inoltre gli esercizi isometrici di rinforzo dei muscoli, in particolare paravertebrali”.

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