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Ogni anno metà gravidanze nel mondo sono indesiderate

SPECIALE DONNE E SALUTE | Il report Unfpa accende i riflettori sulla condizione delle donne

Pubblicato:30-03-2022 16:16
Ultimo aggiornamento:30-03-2022 16:40

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ROMA – Ogni anno metà delle donne che mettono al mondo un bambino lo fa senza averlo pianificato, desiderato, cercato. Ciò significa che il 6% delle donne di tutto il mondo ha una gravidanza involontaria. Ogni anno 121 milioni di gravidanze sono indesiderate e si stima che il 61% di esse finisca con un aborto. Ad accendere i riflettori sul fenomeno delle gravidanze indesiderate e involontarie è il rapporto su ‘Lo stato della popolazione nel mondo 2022’ del Fondo delle Nazioni unite per la popolazione (Unfpa) che quest’anno è interamente dedicato, appunto, al tema ‘Vedere l’invisibile: intervenire nella crisi trascurata delle gravidanze indesiderate’. Il report è stato presentato da Aidos (Associazione Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo Onlus), con una conferenza stampa online sui canali social dell’associazione. A peggiorare un quadro già impressionante nei numeri, ci sono i dati relativi agli aborti legati alle gravidanze indesiderate: ben il 45% di essi, infatti, viene praticato in modo non sicuro. Le conseguenze sono 7 milioni di ricoveri ogni anno e, nei Paesi in via di sviluppo, costi sanitari per l’assistenza alle donne che hanno subito aborti non sicuri per 553 milioni di dollari all’anno. Queste pratiche causano inoltre dal 5 al 13% di tutte le morti materne, rendendolo una delle principali cause di morte materna.

Il report Unfpa pone quindi l’accento sulla contraccezione, sottolineando come, a livello globale, si stima che 257 milioni di donne che vogliono evitare la gravidanza non utilizzino alcun metodo contraccettivo moderno e sicuro. In 47 nazioni, inoltre, circa il 40% delle donne sessualmente attive non utilizza alcun metodo contraccettivo per evitare una gravidanza. Paura, possibili effetti collaterali, rapporti sessuali poco frequenti e opposizione da parte della famiglia o della comunità sono le ragioni principali per cui molte donne non utilizzano alcun metodo contraccettivo, ben più frequenti delle difficoltà di accesso alla contraccezione e ai servizi di assistenza sanitaria e per la salute riproduttiva. L’incidenza delle gravidanze involontarie varia tra le diverse regioni del pianeta. Se in Europa e Nord America il tasso è di 35 ogni 1.000 donne tra i 15 e i 49 anni, in Asia centrale e meridionale sale a 64, per arrivare a 91 ogni 1.000 donne tra i 15 e i 49 anni nell’Africa sub-sahariana. Da quest’analisi, constatano gli autori del report, emerge come i Paesi nei quali ci sono livelli superiori di sviluppo socio-economico, più attenzione all’equità e alle politiche di genere, maggiori possibilità di accesso per le donne alla contraccezione e all’aborto sicuro e legale, i tassi di gravidanze involontarie sono più bassi. Costi sanitari, conseguenze sulla salute fisica e mentale delle donne che sperimentano gravidanze involontarie, costi sociali ed economici legati all’interruzione dei percorsi formativi (nel caso delle adolescenti e in generale delle giovani donne) o al ritiro dal mondo del lavoro, mortalità, maggiore vulnerabilità sociale e aumentato rischio di violenza domestica. Sono innumerevoli le conseguenze di un gravidanza involontaria per una donna, ma anche per il figlio che nasce: queste madri, infatti, sono meno propense a effettuare controlli durante la gravidanza. I loro bambini sono meno controllati dai pediatri, meno vaccinati, hanno maggiori rischi di ammalarsi e di non ricevere cure adeguate. La soluzione per questa grande sfida, constata l’Unfpa, sta nel garantire pieni diritti a tutte le donne.

Diversi gli ambiti sui quali sarà necessario lavorare: considerare le gravidanze indesiderate come un problema di tutta l’umanità e non solo delle donne; migliorare ed estendere le politiche di supporto all’autonomia femminile; investire in ricerca; ampliare l’accesso ai servizi di assistenza sanitaria e rendere i sistemi sanitari attenti alle esigenze della salute femminile; rendere accessibile a tutte le donne la contraccezione moderna e sicura; estendere le protezioni sociali; lavorare profondamente per combattere contro la violenza di genere; lavorare sull’empowerment di ragazze e donne. “Se riusciremo a fare questo- concludono gli autori del report- ci avvicineremo alla nostra visione ideale per l’umanità: un mondo nel quale ogni gravidanza è desiderata e in cui ogni individuo sperimenta la piena realizzazione dei propri diritti e del proprio potenziale”.


IN 2020 CON PANDEMIA 1,4 MLN GRAVIDANZE INVOLONTARIE NEL MONDO

Il Covid-19 ha avuto un impatto anche sulle gravidanze involontarie: nel primo anno di pandemia, infatti, i servizi per la salute sessuale e riproduttiva femminile sono rimasti chiusi in media per 3,6 mesi. Questo si stima abbia provocato 1,4 milioni di gravidanze involontarie. L’interruzione di molti servizi sanitari ha significato anche una riduzione dell’accesso all’uso di contraccettivi, peggiorando una situazione già difficile in molte aree del pianeta. In America Latina ad esempio, spiega il report, la combinazione tra mancata distribuzione di contraccettivi e diminuzione dei redditi familiari ha provocato discontinuità nell’uso di contraccettivi moderni per un numero di donne che oscilla tra 9 e 20 milioni. Se a questo si aggiunge il calo del 10% nell’uso di contraccettivi reversibili, a breve e lunga durata, si arriva a una cifra pari a 48 milioni di persone che, in Sud America, hanno avuto bisogno, non soddisfatto, di contraccettivi e a 15 milioni di gravidanze involontarie solo nel 2020. Il report pone l’attenzione anche sui rischi a cui sono esposte le donne che vivono in contesti di guerra o emergenziali. Si stima ad esempio che entro il 2025, in Afghanistan, ci saranno circa 4,8 milioni di gravidanze non pianificate a causa dello sconvolgimento del sistema sanitario e della disuguaglianza di genere. Diversi studi, inoltre, hanno dimostrato che più del 20% di donne e bambine rifugiate sono esposte a violenza sessuale. Riguardo a quest’ultima, infine, alcune ricerche dimostrano che le gravidanze causate da stupri hanno la stessa o maggiore probabilità di verificarsi rispetto alle altre gravidanze. 

IL 45% DELLE GRAVIDANZE IN ADOLESCENZA RIGUARDA RAGAZZE UNDER 17

Nel mondo, il 45% delle gravidanze in adolescenza riguardano ragazze al di sotto dei 17 anni. Si tratta di un dato molto elevato che, tuttavia, ha subito un importante calo negli ultimi 60 anni, passando dal 60% al 45%. Ciononostante, si stima che a questo ritmo saranno necessari 160 anni per debellare totalmente il fenomeno delle gravidanze in età infantile o adolescenziale. Il report stima poi che il 13% delle giovani donne nei Paesi in via di sviluppo ha iniziato una gravidanza durante l’adolescenza. Inoltre, i tre quarti delle ragazze che hanno avuto la prima gravidanza a 14 anni o prima di quell’età, hanno avuto un secondo figlio prima dei 20 anni; mentre il 40% ha avuto anche un terzo figlio prima di compiere i 20 anni. L’Unfpa sottolinea tuttavia come nel caso delle gravidanze in adolescenza, non sia sempre possibile parlare di gravidanze involontarie a causa del vasto fenomeno dei matrimoni combinati e delle spose bambine. In questi casi, sebbene le bambine e le ragazze non siano completamente libere di scegliere quando avere figli, le loro gravidanze non si possono catalogare come involontarie.

Dalle analisi condotte dal Fondo delle Nazioni unite per la popolazione emerge anche come, soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito, le adolescenti sono esposte a fattori di rischio particolarmente elevati rispetto alle gravidanze involontarie. È noto, ad esempio, che esse affrontano difficoltà nell’accesso alla contraccezione, alle informazioni sulla vita sessuale e riproduttiva e ai servizi sanitari. Inoltre, la loro richiesta di contraccettivi moderni ha i tassi di risposta più bassi rispetto a qualsiasi altra fascia d’età. A questo si aggiungono fattori individuali, familiari e sociali come inferiori risultati scolastici, violenza domestica e uso di sostanze stupefacenti. Quando i sistemi di assistenza sanitaria non riescono a fornire servizi adeguati, quando l’assistenza sessuale e riproduttiva non è centrata sulla persona o non è globale o è di bassa qualità, si legge ancora nel report, l’obiettivo dei governi di garantire il diritto universale alla salute rimane insoddisfatto. Questo risulta ancora più vero quando i servizi di assistenza sanitaria non sono in grado di rispondere alle specifiche esigenze della popolazione adolescente. In questa fascia di età, le conseguenze di gravidanze involontarie possono essere particolarmente gravi. In generale, la gravidanza e il parto in età adolescenziale sono la principale causa di morte per le ragazze tra i 15 e i 19 anni. 

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