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Bologna ‘rossa’ da un mese, ma terapie intensive ancora piene al 90%

Luciano Attard, infettivologo del Policlinico Sant'Orsola, sottolinea che al momento tra i pazienti ricoverati c'è una notevole quota di persone più giovani

Pubblicato:30-03-2021 12:50
Ultimo aggiornamento:30-03-2021 12:51

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BOLOGNA – Dopo quasi un mese di zona rossa a Bologna i reparti di terapia intensiva sono ancora pieni al 90%. A spiegarlo è Luciano Attard, infettivologo del Policlinico Sant’Orsola, ospite ieri di ‘Vivavoce’ su Radio 1. “Attualmente abbiamo il 90% delle terapie intensive sull’area di Bologna occupate e l’88% dei reparti di sub-intensiva- spiega Attard- che sono quelli che ci hanno fatto soffrire maggiormente nelle settimane precedenti”. L’infettivologo ricorda che “Bologna è stata in assoluto nelle settimane scorse la città con la massima incidenza, perché siamo arrivati a 800 casi ogni 100.000 abitanti e ad avere 1.416 pazienti Covid ricoverati nei nostri ospedali. È stato uno sforzo sovrumano”, che ha portato anche a convertire progressivamente i posti letto in base alla crescita dei ricoveri.

Attard ci tiene anche a sottolineare che al momento, tra i pazienti in terapia intensiva, “c’è una quota notevole di persone più giovani” rispetto alla prima ondata. “L’avvento della variante inglese fa sì che ci sia una maggiore gravità nei pazienti anche in età meno avanzate- spiega l’infettivologo del Sant’Orsola- cosa che prima non succedeva”. Allo stesso modo, durante la prima ondata “i casi limite erano pressoché inesistenti, oggi invece stanno aumentando. Nella stragrande maggioranza dei pazienti in terapia intensiva ci sono già di base situazioni di fragilità, ma in casi molto rari non ci sono fattori di rischio particolari”, mette in guardia Attard.

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