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Coronavirus, Unfpa: “Per 48 milioni di donne rischi amplificati”

Online le raccomandazioni per la tutela della salute e i diritti sessuali e riproduttivi

Pubblicato:30-03-2020 12:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:03

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(FOTO DI SERENA FIORLETTA)

ROMA – Per i quasi 48 milioni di donne e ragazze nel mondo, di cui 4 milioni in stato di gravidanza, i pericoli legati allo scoppio di focolai di Covid-19 “saranno amplificati”. Ad affermarlo e’ l’Unfpa-Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, nel documento tecnico elaborato a marzo 2020 per fornire una prima lettura di genere dell’emergenza globale scoppiata con la pandemia da coronavirus. Si tratta di ‘Covid 19-A Gender lens. Protecting sexual and reproductive health and rights, and promoting gender equality’ liberamente scaricabile sul sito di Unfpa in sette lingue (inglese, francese, spagnolo, arabo, turco, turco, portoghese e russo). Nel documento si traccia un quadro dei possibili rischi dell’emergenza sulle donne, a partire dalla loro salute sessuale e riproduttiva, le cui risorse dedicate potrebbero essere dirottate per affrontare l’epidemia, portando ad un possibile aumento del rischio di mortalita’ materna e neonatale, di aborti non sicuri e di infezioni a trasmissione sessuale per insoddisfatte necessita’ di contraccezione. In piu’, il documento insiste sulla sovraesposizione delle donne al rischio di contrarre un’infezione da coronavirus, perche’ il 70% della forza lavoro globale in ambito sanitario e’ rappresentato da personale femminile. Cosi’ come risultano piu’ esposte badanti e collaboratrici familiari, come fu nel 2014-16 durante l’epidemia di ebola in Africa occidentale. E ancora, la chiusura delle scuole, rileva l’Unfpa, comporta un aggravio del carico di lavoro di cura in ambito familiare e la pandemia incide anche su disparita’ e vulnerabilita’ di genere, aumentando i rischi di abuso sessuale e violenza domestica da parte del partner.


LE RACCOMANDAZIONI DELL’AGENZIA DELLE NAZIONI UNITE

In questo contesto, l’agenzia delle Nazioni Unite stila una serie di raccomandazioni per garantire la sicurezza, la dignita’ e i diritti di tutti e mettere al centro degli sforzi di risposta la protezione di donne e ragazze. L’invito e’ a garantire un’attenzione particolare alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi durante l’epidemia, tenendo in considerazione l’impatto maggiore che puo’ avere tra le donne, ma anche su chi vive in condizioni di poverta’, su persone con disabilita’ o lgbtqi, rifugiati e altri individui che affrontano forme di discriminazioni multiple. Le donne in gravidanza con malattie respiratorie devono essere trattate con il massimo della priorita’ per evitare esiti avversi prenatali e neonatali e le unita’ dedicate alla salute materna devono essere separate dai casi positivi di Covid-19. Altra raccomandazione e’ quella di aggiornare i percorsi di segnalazione di episodi di violenza di genere, che possono aver subito cambiamenti per via dell’emergenza, e di dare priorita’ alla partecipazione delle donne all’interno delle comunita’ rispetto a progettazione e implementazione di attivita’ di prevenzione. E ancora, per Unfpa, si deve garantire una maggiore informazione rispetto alla pianificazione familiare e una fornitura di articoli per la salute sessuale, riproduttiva e mestruale, oltre a coinvolgere piu’ donne nei processi decisionali di risposta all’epidemia. Governi e istituzioni sanitarie, poi, sono invitate a raccogliere dati disaggregati per eta’, sesso ed effetti di genere del Covid-19 nel condurre analisi degli impatti dell’epidemia. Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione si impegna col documento a lavorare a stretto contatto con governi, Organizzazione Mondiale della Sanita’ (Oms) e altre agenzie che lavorano sulla salute per garantire l’accuratezza delle informazioni rivolte alle donne, di quelle in eta’ riproduttiva come di quelle in gravidanza, sulla prevenzione delle infezioni e sulla protezione delle donne dalla violenza.

AIDOS: “SALUTE SESSUALE E RIPRODUTTIVA DONNE PEGGIORERÀ”

Un progetto di formazione per l’advocacy su diritti e salute sessuale e riproduttiva delle donne nei Governatorati di Ajloun e Karakin, in Giordania. Un altro, ad Amman e Zarqa, sempre in Giordania, per aumentare l’autonomia delle persone con disabilita’. Una formazione in Egitto e in altri Paesi nordafricani su come comunicare il tema delle Mutilazioni Genitali Femminili (Mgf). E ancora assistenza tecnica e formazione su diritti e salute sessuale e riproduttiva di donne e ragazze nel campo profughi di Burj El Barajneh, in Libano. Sono solo quattro dei progetti dell’Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo (Aidos) oggi in difficolta’ a causa dell’emergenza coronavirus, che ha costretto a sospendere, rimandare o svolgere da remoto, quando possibile, gran parte delle iniziative da avviare o avviate dalla ong in Italia, Europa e, soprattutto, nei Paesi del Sud del mondo.

IL LAVORO DI AIDOS E L’EMERGENZA CORONAVIRUS

A raccontare all’agenzia di stampa Dire i problemi del mondo della cooperazione internazionale, specie di quella fetta che si occupa di diritti e salute sessuale e riproduttiva delle donne, e’ Serena Fiorletta, responsabile della comunicazione della ong italiana nata nel 1981. “In Aidos le attivita’ dei progetti nel Sud del mondo sono in sospensione, in attesa, alcune ferme, anche quelle in Europa. Come, ad esempio, ‘Alfabeti per l’educazione sentimentale’ per cui a maggio era prevista una giornata finale a Bruxelles con bambine e bambini da Italia, Spagna e Portogallo che avevano partecipato al progetto nelle scuole- spiega Fiorletta- Il nostro campo principale riguarda l’accesso alla salute globale, in particolare ci occupiamo di salute sessuale e riproduttiva di donne e ragazze. Siamo preoccupatissime, soprattutto per quanto sta succedendo nel campo profughi di Burj El Barajneh in Libano“. Li’, con l’associazione partner Palestinian Women’s Humanitarian Organization (Pwho), “avremmo dovuto fare formazione sulla salute sessuale e riproduttiva di donne e ragazze al personale locale in modalita’ ‘capacity building’, finalizzata a rendere le associazioni autonome, oltre a inviare un lettino ginecologico e materiale per l’esecuzione di pap test”. Ma il coronavirus “e’ arrivato nel campo, dove si vive una situazione di affollamento disumana”. Per questo l’associazione partner ha chiesto ad Aidos un cambio di attivita’: “Ora l’impegno e’ misurare la temperatura a chi entra ed esce dal campo, ma e’ molto difficile perche’ ci sono 12 ingressi- spiega Fiorletta- Poi cercano di informare la popolazione sulle precauzioni da prendere in situazioni igieniche che, pero’, gia’ normalmente non sono ottimali. Le persone hanno paura. Noi continuiamo ad essere presenti a distanza mantenendo i contatti con le associazioni partner, per distribuire informazioni e dare sostegno- sottolinea- Pero’ non sappiamo se, quando e come ricominceremo a partire. E per una ong non andare sul campo vuol dire non lavorare”.

I RISCHI PER LE DONNE

L’emergenza coronavirus “ha portato a galla le situazioni sanitarie dei singoli Paesi- continua la responsabile comunicazione- e le prime a risentirne sono le donne e le ragazze, perche’ le differenze di genere in situazioni come queste vengono acuite”. Bene che i progetti avviati cambino destinazioni e vadano a coprire l’emergenza quindi, “ma sappiamo che la condizione sessuale e riproduttiva delle ragazze del campo profughi in Libano peggiorera’”.

In sistemi sanitari “ridotti ai minimi termini”, infatti, l’accesso alla salute non viene garantito a tutti e, spesso, “le donne mettono prima della loro la salute di mariti e figli, la propria salute sessuale e riproduttiva viene dopo“. Di fatto, pero’, anche durante epidemie, guerre e catastrofi naturali “le donne continuano a partorire, a dover interrompere gravidanze, e, purtroppo, a subire violenze, anche sessuali”, osserva Fiorletta, che, ricordando il documento tecnico elaborato dall’Unfpa ‘Covid-19: A Gender Lens. Protecting sexual and reproductive health and rights, and promoting gender equality’, sulle possibili conseguenze dell’emergenza sulle donne va oltre le ipotesi. “Si registrera’ un aumento della violenza domestica e sessuale, dei matrimoni precoci- ragiona- ci saranno maggiori difficolta’ di accesso per le donne e le ragazze a servizi per la salute sessuale e riproduttiva”. Per questo, in conclusione, “come Aidos siamo convinte che il Covid-19 abbia fatto emergere la situazione globale sull’accesso alla salute e l’esigenza di finanziare la cooperazione internazionale su questo tema, perche’ non e’ un gioco”.

Cosi’ come “sara’ importante sostenere direttamente quelle realta’ internazionali, governative e non governative, che operano su questi temi- sottolinea la presidente di Aidos, Maria Grazia Panunzi- perche’ per continuare a portare avanti alcuni diritti occorre che le lavoratrici e i lavoratori delle ong siano messi nella condizione di operare, sia per mettere la salute sessuale e riproduttiva al centro delle agende internazionali, sia per affermare che prima di uno stato di benessere psicofisico la salute e’ un diritto umano e, in particolare, per le donne e le ragazze sono diritti di liberta’, dignita’ e scelta”.

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