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In Giappone verso riavvio produzione Avigan. Ma il farmaco non è mai stato in vendita

Il co-inventore del farmaco Avigan, Kimiyasu Shiraki, ha pubblicato un saggio scientifico sulle caratteristiche del medicinale

Pubblicato:30-03-2020 07:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:03
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ROMA – Kimiyasu Shiraki, vicepresidente della Senri Kinran University e professore onorario dell’Università di Toyama in Giappone è il co-inventore, insieme alla casa farmaceutica Fujifilm, del farmaco Avigan, di cui si è molto parlato negli ultimi giorni in Italia in merito ad un suo possibile utilizzo terapeutico contro il Coronavirus. Lo scienziato ha pubblicato un saggio scientifico definito da lui stesso “urgente”, intitolato ‘Caratteristiche di Avigan, farmaco candidato per il trattamento della nuova infezione da coronavirus (Covid-19)’ e pubblicato sul Japan Medical Journal.

Quasi in concomitanza con questa pubblicazione, secondo indiscrezioni raccolte da Dire, la casa farmaceutica Fujifilm, che detiene i diritti di produzione del farmaco (ma è vincolata a poterlo vendere unicamente al governo giapponese) sta per riavviare la produzione di Avigan.

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Scopo di Shiraki è quello di fare chiarezza sul farmaco, in un momento critico come quello degli ultimi giorni. “Il meccanismo di Avigan- si legge nel paper pubblicato- interrompe l’azione degli enzimi necessari per la crescita del virus nella cellula infetta e ne blocca la crescita. Se utilizzato per l’influenza, la carica virale può essere ridotta anche se la malattia sta progredendo. Il farmaco è ampiamente efficace contro vari tipi di virus ed è anche caratterizzato da grande capacità contro virus farmaco-resistenti”.

USARE CONTRAECCETTIVI SE SI UTILIZZA IL MEDICINALE

Dal paper emerge come nella sperimentazione sui topi con infezione da influenza, tra Avigan (Favipiravir) e altri farmaci anti influenzali (ad esempio il Tamiflu – oseltamivir), nei casi di lieve infezione influenzale non sono state rilevate differenze. Tuttavia nella sperimentazione condotta su modelli di infezione letale, Tamiflu aiutava a sopravvivere 3 giorni in più ma la maggior parte dei topi sono deceduti, mentre Avigan ha mostrato un forte effetto terapeutico e tutti i topi sono sopravvissuti.

“Letalità precoce dell’embrione e malformazioni nel feto- prosegue il paper- sono stati riscontrati solamente nella sperimentazione degli animali, ma nella sperimentazione sugli uomini nessun effetto del genere è stato confermato. La somministrazione su donne in gravidanza o donne che potrebbero essere in stato di gravidanza è stata vietata per escludere potenziali danni al feto. Il foglietto illustrativo ci ricorda di garantire l’uso di metodi contraccettivi molto efficaci durante il periodo di trattamento e per 7 giorni dopo la fine del trattamento. Riteniamo che tali misure possano prevenire l’insorgenza di nuove problematiche”.

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“IN GIAPPONE IL FARMACO NON È MAI STATO IN VENDITA”

Per quanto riguarda altri effetti collaterali, al momento non sono stati osservati effetti collaterali negli studi clinici giapponesi e in quelli internazionali. In Giappone è stato deciso che questo farmaco potrà essere usato solo se si verificasse un’infezione da virus pandemica o in caso di una nuova influenza contro la quale nessun altro farmaco si fosse rivelato efficace. Per questo l’unico ad avere mai avuto a disposizione il farmaco e a poterlo eventualmente somministrare è il ministero della Salute, e pertanto prive di fondamento sono le voci circolate su social e sui media di una distribuzione di massa del farmaco o di un suo ritiro dagli scaffali in passato.

Kimiyasu Shiraki, vicepresidente della Senri Kinran University e professore onorario dell’Universita di Toyama in Giappone, conclude: “Per avere una massima efficacia l’inizio del trattamento con Avigan dovrebbe essere iniziato al massimo entro 6 giorni dall’insorgenza dei sintomi. Questo porterà alla scomparsa precoce del virus e ridurrebbe drasticamente la mortalità. Inoltre, fibrosi e cicatrici, che sono conseguenza della polmonite, possono essere ridotte al minimo anche nei giovani, evitando il futuro declino della funzione respiratoria”.

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