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#G7culture. “Heritage”, i tesori della memoria collettiva

di Marta Soligo per www.ytali.com Se ci chiediamo perché un vertice come quello di Firenze sia importante, basta ricordare che il patrimonio culturale forma la nostra identità, e la nostra identità forma il patrimonio culturale

Pubblicato:30-03-2017 16:15
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:04

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di Marta Soligo per www.ytali.com

Una cultural cleansing (“pulizia” culturale) da combattere. È con queste parole che lo scorso 24 marzo Irina Bokova, direttore generale di UNESCO ha introdotto la nuova la risoluzione 2347 per la protezione del patrimonio culturale.

La deliberata distruzione del patrimonio è un crimine di guerra, – ha dichiarato Bokova – e difenderlo è più di una questione culturale, è un imperativo di sicurezza, inscindibile dalla difesa delle le vite umane.


Analogamente, descrivendo gli obiettivi del G7 della cultura che si sta svolgendo a Firenze, il ministro Dario Franceschini ha posto al centro dell’attenzione l’importanza delle attività di conservazione della cultura, soprattutto in un momento storico come quello in cui viviamo.

Quasi ogni settimana leggiamo notizie sulla distruzione di monumenti, edifici e altre opere d’arte in Siria e Iraq da parte dell’ISIS, il cui obiettivo è quello di cancellare ogni testimonianza di precedenti culture. Gli esperti di studi culturali Dallen J. Timothy e Stephen W. Boyd sono arrivati al punto di parlare di “genocidio culturale”.

Il ministro Franceschini ha posto l’attenzione anche sulle aree colpite dal recente terremoto in centro Italia. Accanto al dolore per la perdita dei propri cari e delle proprie abitazioni, infatti, coloro che vivono nelle aree colpite dal terremoto hanno visto il patrimonio culturale sul loro territorio parzialmente o totalmente distrutto.

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Nei giorni che hanno seguito la prima scossa l’Italia si è trovata senza parole davanti alle immagini della chiesa di Sant’Agostino danneggiata in Amatrice, del campanile crollato a Castelluccio e degli altri edifici e monumenti afflitti dal sisma.

La sensazione è che siamo in un momento storico nel quale dobbiamo fermarci e riflettere profondamente sul significato del termine anglosassone heritage, ossia patrimonio culturale. Una parola che deriva da inheritance, eredità, e che ci spiega come le testimonianze di una cultura, siano esse statue, chiese, templi, o perfino tradizioni orali siano una parte di noi. Sono qualcosa che i nostri predecessori ci hanno lasciato e che abbiamo il diritto e dovere di preservare.

Il patrimonio culturale

contribuisce a preservare l’identità e la memoria dei popoli e favorisce il dialogo e lo scambio interculturale tra tutte le Nazioni, alimentando la tolleranza, la mutua comprensione, il riconoscimento e il rispetto delle diversità

recita la Dichiarazione di Firenze appena firmata dai rappresentanti del G7 della cultura.

È interessante notare come queste parole si sposino con diversi concetti sui quali l’UNESCO insiste da tempo.

 

Innanzitutto, è fondamentale preservare il patrimonio in quanto testimone delle nostre radici e della nostra cultura. Proteggere queste risorse è importante perché il patrimonio ci dice chi siamo, e riferendoci al concetto sociologico di “memoria collettiva”, possiamo dire che esse rappresentano la carta d’identità di una comunità.

Non è un caso se tra i criteri che un sito culturale deve rispettare per entrare nella lista del patrimonio mondiale UNESCO c’è quello dell’unicità. Perché se nel mondo in cui viviamo è ormai possibile riprodurre qualsiasi cosa, il bene culturale non è replicabile: è unico.

Possiamo ricostruirlo o ristrutturarlo, ma è come se perdesse parte del suo significato.
È per questo motivo che è prioritario che le istituzioni lavorino sinergicamente affinché si rispetti il criterio di sostenibilità del bene culturale, che va preservato per le future generazioni. Le stesse generazioni per le quali bisogna preparare un futuro basato sul dialogo e sull’apprezzamento della diversità.

Se ci chiediamo perché il G7 della cultura sia importante, le risposte sono molteplici. Dovremmo semplicemente ricordarci un po’ più spesso che il patrimonio culturale forma la nostra identità, e la nostra identità forma il patrimonio culturale. Un processo che si costruisce tassello dopo tassello, come in un’opera d’arte.

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