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Uti, Serracchiani: “Modifiche legge hanno avvicinato istanze”

TRIESTE - Il percorso di modifica della legge 26/2014 con

Pubblicato:30-03-2016 14:22
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:28

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regione-fvg-sedeTRIESTE – Il percorso di modifica della legge 26/2014 con gli interventi apportati alla stessa e i prossimi passi per l’avvio delle Unioni territoriali intercomunali (Uti) sono stati al centro dell’incontro che la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani ha tenuto, ieri sera, nella sala consiliare del municipio di Cividale del Friuli assieme all’assessore alle Autonomie locali Paolo Panontin e al presidente della V Commissione consiliare, Vincenzo Martines.
Un incontro volto proprio ad illustrare ai sindaci dei comuni della costituenda Uti del Natisone le fasi di attuazione della riforma con gli interventi di modifica apportati che, secondo Serracchiani “hanno avvicinato, non allontanato, le istanze di tanti di voi” e ha invitato i sindaci ad una riflessione sulla base del principio di leale collaborazione “con l’obiettivo di mettersi insieme per cercare di garantire efficienti servizi per i nostri cittadini in un contesto in cui le risorse diminuiscono, i bisogni aumentano e sono sempre più complessi e in cui i Comuni più piccoli faticano a dare risposte”.
   Durante la riunione la presidente ha confermato il 15 aprile come data di costituzione delle Uti con i Comuni che hanno approvato la statuto entro quel termine, ha spiegato gli obiettivi degli incontri, le motivazioni del tavolo politico e dei tavoli tecnici che verranno avviati in ciascuna Uti e che lavoreranno sugli aspetti concreti: dal personale alla finanza locale alle funzioni.
 Serracchiani ha voluto ribadire la disponibilità al confronto e l’accoglimento di molte delle richieste raccolte in questi mesi nei passaggi che hanno portato all’attuazione della legge e ha sottolineato la legittimità dei Comuni di fare ricorso al giudice “ma questo lo si può fare anche se vi è l’approvazione dello statuto e permette di attuare il principio di leale collaborazione, ovvero posso non condividere una legge ma dato che sono un sindaco responsabile della mia comunità approvo lo statuto fermo restando la mia azione giudiziaria”. E ai sindaci che non hanno validato il documento ha chiesto se le motivazioni sono di natura politica o tecnico amministrativa, in quest’ultimo caso “si possono risolvere assieme nell’interesse della comunità”.
L’assessore Panontin si è confrontato con i sindaci intervenuti fra i quali Daniele Moschioni (Corno di Rosazzo), Stefano Balloch (Cividale del Friuli), Roberto Trentin (Premariacco), Giorgio Sincerotto (Buttrio) illustrando le modifiche apportate alle funzioni e informando, in risposta alla richiesta di creare un sub-ambito per le sette comunità valligiane all’interno delle Uti del Natisone, del sindaco di San Pietro al Natisone, Mariano Zufferli, come siano già previste delle articolazioni in sub ambiti che “non sono entità autonome e non hanno personalità giuridica ma le modifiche apportate all’articolo 27 consentono di svolgere quelle funzioni in forma aggregata convenzionale nella dimensione di vallata”.
Mentre per la maggior parte delle funzioni di cui all’articolo 26, che per l’assessore sono prevalentemente di back office e non di azione politica diretta sui territori, “vi chiediamo – ha detto – di farle in forma di Unione, di fare massa critica, perchè siamo convinti porti dei vantaggi alla comunità”.
La Regione guida questo processo di riforma e deve fare sintesi delle proposte ricevute, vale lo stesso sul fronte dei perimetri territoriali – ha proseguito Panontin – per i quali abbiamo fatto una scelta, condivisibile o meno, che si è fondata anche su un’analisi storica delle aggregazioni in questa regione, in Italia e in Europa. Abbiamo cercato di trovare un punto di equilibrio fra un’area territoriale che fosse in grado di esprimere capacità di programmazione e sviluppo di un territorio e capacità di gestione in forma associate delle funzioni”.
Panontin ha poi evidenziato problematicità e caratteristiche differenti delle zone delle valli rispetto a quelle del distretto della sedia “ma c’è la scommessa di mettere insieme punti di forza e debolezza delle diverse aree” e la possibilità  di “strutturare i territori anche attraverso i sub-ambiti che tengono conto di ciascuna peculiarità”.
Martines, infine, ha ricordato che la riforma ridisegna le modalità con cui i sindaci si occupano di gestione dei servizi e, in prospettiva, di gestire anche lo sviluppo del territorio, con uno sguardo importante sulle politiche di sviluppo e di rilanci.

 

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