NEWS:

La preside del Mamiani: “Politica? I ragazzi vogliono meno spot”

"Le ragazze e i ragazzi non sopportano le promesse non mantenute, vogliono meno spot e più coerenza", spiega Tiziana Sallusti,

Pubblicato:30-01-2020 15:01
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:55

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Tra i primissimi commenti alle elezioni regionali in Emilia-Romagna, il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, ha ringraziato le Sardine. Un movimento di giovanissimi nato senza alcun partito alle spalle, ma che in poche settimane è stato in grado di mobilitare un numero sempre crescente di coetanei e adulti. Eppure, da quelle piazze emerge il senso di distanza dai luoghi ‘istituzionali’ della politica, una disillusione che i partiti non riescono a colmare. “Le ragazze e i ragazzi non sopportano le promesse non mantenute, vogliono meno spot e più coerenza”, spiega Tiziana Sallusti, dal 2011 preside del liceo Mamiani di Roma, alla quale l’agenzia Dire ha chiesto di spiegare il rapporto delle nuove generazioni con la politica.

– Dalla sua esperienza, qual è il sentimento delle nuove generazioni verso la vita politica italiana?

“I ragazzi sono sicuramente più disamorati rispetto alla politica, ma non solo loro, lo sono anche gli adulti. Ma allo stesso tempo le giovani generazioni si illuminano quando ci sono battaglie da combattere. Sono l’anello fragile della catena, ma anche il più luminoso. In un clima di disaffezione generale alla politica, loro sono più diretti, senza mediazioni, e vedono che a tante promesse corrispondono fatti esigui. La loro visione è netta: se dici una cosa la devi fare, altrimenti non vale niente. Ci pongono davanti la verità e ci dicono: ‘voi politici parlate e noi siamo costretti ad andare all’estero a lavorare e studiare. E allora la politica non ci piace'”.


 – In effetti, dal fenomeno Greta alle Sardine, le ragazze e i ragazzi si sono dimostrati pronti a tornare in piazza, riuscendo anche a trascinare parte dell’opinione pubblica.

“Sono movimenti in cui si sentono partecipi perché ci sono idee. Non è vero, come spesso si dice, che sono ‘smidollati’. Le ragazze e i ragazzi sono idealisti e quando qualcuno fa battere loro il cuore per lottare per un mondo migliore, sono attivi. Loro sentono una grande esigenza di lavorare a favore del Paese, ma la realtà è che non hanno spazi per farlo. In passato c’erano luoghi dove i giovani imparavano a fare politica, a tenere un dibattito e sostenere le proprie idee. Erano le cosiddette sezioni di partito, che erano molte e diffuse. Ora credo che sul territorio ci sia ben poco. E così i ragazzi e le ragazze, ma non solo loro, non sono più abituati a confrontarsi, manca la scuola della politica. Ma se non c’è, quando si diventa grandi si fa fatica a sostenere un’idea politica, ad argomentare. Tutto questo manca, non ci sono luoghi per loro”.

– Da dove ripartire?

“Credo si debba ripartire da qui, dalla scuola. Perché quando si è già laureati diventa già molto più difficile. Il punto è che si vuole vedere la scuola come luogo dove non si fa politica, ma non è così, perché sono gli anni in cui ci si forma da tutti i punti di vista. Non può essere un ambiente neutro. La cultura forse può esserlo, ma credo che se a scuola non possiamo parlare di partiti politici, possiamo però insegnare ai giovani a ragionare e ad andare a fondo sugli argomenti. È questa la leva per fare in modo che poi si decida di partecipare alla vita politica del proprio Paese, mentre abbiamo visto che la tendenza delle nuove generazioni, e degli italiani in genere, negli ultimi anni è stata quella di non andare a votare. Serve una coscienza etica, politica e civica che si costruisce anche a scuola. Anzi, ritengo sia uno dei compiti della scuola”.

– E il compito della politica?

“È la coerenza, perché i ragazzi non tollerano l’incoerenza. Servono meno spot e più coerenza. Se la politica parla di opportunità di lavoro, poi è necessario che il Governo e il Parlamento si adoperino per realizzare leggi indirizzate a questo. La politica deve mantenere quello che promette. E invece non lo fa, perché per esempio l’università è ancora costosa. E invece bisogna fare in modo che loro possano studiare senza che i genitori siano costretti ad accendere mutui, bisogna fare in modo che gli studi siano alla portata di tutti i meritevoli. La politica deve andare incontro ai giovani. Quando ci sarà più congruenza, i ragazzi torneranno alla politica. Dal canto mio, ho fiducia che loro siano migliori della mia generazione anche se sono confusi, perché noi diciamo loro delle cose e poi ne facciamo altre. È una mancanza di autenticità a cui i ragazzi non restano indifferenti”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it