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VIDEO | Sara, Capitano di Corvetta: “Anche comandantessa va bene”

Speciale 'Donne in armi'

Pubblicato:30-01-2020 12:20
Ultimo aggiornamento:23-12-2021 15:58
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ROMA – “Quando i miei due figli, di 7 e 8 anni, dicono con orgoglio di avere una mamma soldato qualcuno ancora non gli crede. Sono bambini sereni, spigliati che hanno preso il buono dei sacrifici che gli sono stati chiesti in questi anni, dei cambi di città e delle distanze. Li ho portati a bordo delle navi per mostrare cosa facesse la loro mamma“. A raccontarsi per lo Speciale ‘Donne in Armi’ dell’agenzia Dire è il Comandante Sara Vinci, Capitano di Corvetta della Marina Militare, che attualmente lavora nel Reparto Personale dello Stato Maggiore Marina e che la carriera militare l’ha scelta quasi per caso.

“Mi sono arruolata perché una mia cara amica di infanzia- ha raccontato- aveva deciso di fare il concorso per l’Accademia navale e mi ha convinto. Lei ha rinunciato, io invece mi sono appassionata ed è diventato il mio sogno e la mia ambizione. Nei cinque anni di Accademia ho conseguito la laurea in scienze marittime e navali”. 


Dallo “stupore iniziale della famiglia”, “alla preoccupazione, pian piano la paura ha lasciato spazio a un grande orgoglio”. Ed è proprio la stessa ammirazione che la Comandante sente quando le donne la vedono per strada in uniforme: “Ancora la donna in divisa desta stupore negli occhi della gente, ma molto apprezzamento– ha detto- soprattutto da parte delle donne”. Nel mondo militare Sara Vinci ha parlato di come le Forze Armate siano cambiate con l’ingresso delle donne. 

“Sono entrata nel 2002- ha ricordato- e ormai lavorare in un ambiente maschile è normale. Ho visto le Forze Armate evolversi insieme a noi e ad oggi le donne svolgono esattamente tutti i compiti esattamente come gli uomini e hanno le stesse possibilità di carriera“. 

Sulla declinazione di qualifiche e grado Sara Vinci ha ammesso con il sorriso di esser stata chiamata “nelle maniere più svariate e a volte- ha aggiunto- declinarlo al femminile è come voler sottolineare la straordinarietà di un comandante donna. Ma se qualche volta mi chiamano comandantessa va bene uguale“.

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