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‘Mezzaluce mezzobuio’, il viaggio di Bertocchi tra i ‘quasi adulti’ degli anni Ottanta

Il libro d'esordio trasporta i lettori indietro nel tempo, in una Romagna lontana dalle spiagge e fatta di campi di grano e mais

Pubblicato:30-01-2020 08:53
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:55

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BOLOGNA – Chiunque sia stato un adolescente negli anni ’80 sa cosa erano all’epoca i pomeriggi d’estate per chi viveva in piccoli paesi della provincia. Zero social, Internet manco a parlarne, negozi chiusi, bar e sala videogiochi a parte che però non sempre si aveva il permesso di frequentare. Chiunque sia stato un adolescente negli anni ’80 sa che per sopravvivere a quei pomeriggi d’estate, in quei posti, ci si inventava di tutto. E che qualsiasi cosa poteva trasformarsi in un’avventura indimenticabile.

E’ proprio di quegli adolescenti degli anni ’80 e di quei pomeriggi d’estate che parla “Mezza luce mezzo buio, quasi adulti”, il romanzo di esordio di Carlo Bertocchi, nato in mezzo agli anni ’70 (manco a dirlo) in quella Romagna che racconta nel libro. Quella lontana dalle spiagge e fatta di campi di grano e mais. Anche se, ci tiene a dire lui stesso, nel libro “di autobiografico non c’è quasi niente, a parte Bert, il soprannome del protagonista. E’ piuttosto la biografia di un’epoca”. Un’epoca in cui “avevo sei canali tv, e uno non si vedeva, c’erano tre telegiornali al giorno e non 24 ore su 24 come adesso, e in cui leggevamo Topolino”. E che aveva un suo gergo, come ogni generazione: ‘camomillati’ e ‘garantito al limone’ le espressioni più usate dai protagonisti.

Bertocchi è stato ospite de “La confraternita dei lettori. Incontro con l’autore”, iniziativa della libreria-cafè-wine bar La confraternita dell’uva di Bologna che periodicamente fa sedere allo stesso tavolo scrittori e lettori, questi ultimi liberi di sottoporre l’autore di turno a un autentico fuoco di fila di domande.


“Mezza luce mezzo buio, quasi adulti” (Terrarossa Edizioni) è un fresco romanzo di formazione, che si divora ma che resta dentro, con le sue atmosfere da fine estate, quella che stanno vivendo Bert e i suoi amici: l’estate prima di passare alle superiori, una terra mezza luce e mezza buia che precede il momento in cui devi cominciare a pensare a cosa vuoi diventare da grande. Quella terra di mezzo in cui Bert prova anche per la prima volta gli imbarazzi della prima cotta: per Matilda, che oltre a lentiggini e gambe, è soprattutto la figura più matura di tutto il libro, la vera ‘tosta’.

A un certo punto i giri in motorino o in bici dei ragazzi, le ore afose e uguali al bar (rigorosamente divisi per fede politica) o al campetto, vengono ribaltati dall'”albanese”, un ragazzo che si nasconde nelle loro campagne, accusato di omicidio. Un incontro con il ‘diverso’, lo ‘straniero’, che all’epoca, sottolinea Bertocchi, “era chi veniva dall’Est Europa”. E che per Bert e Matilda in primis (ma poi per tutta la ‘compagnia’) è un’avventura da brividi, capace di fare la differenza in quell’estate così calda e così piatta, come tante.

All’incontro con l'”albanese” Matilda si presenta con un pacco di biscotti, per sfamarlo, e il dialogo fra i tre è schietto.

“A uno di voi interessa cosa fanno i genitori dell’altro o da dove vengono?” […]
“No, non ce ne frega niente”, rispose lei per entrambi. Io annuii vistosamente per conferma.
“Ma per i grandi non è sempre così”.
“Ma cosa c’entra con te?” Continuavo a non capirci un accidente.
Guardai nello zaino e vidi che c’erano altre due confezioni di Ringo. Feci un cenno a Mati indicandole. Le prese, ne aprì una per noi da smezzare e allungò l’altra a lui. Questa volta la aprì con calma e la tenne in mano: vibrava un po’.
“Possiamo romperci le ossa per metà paga nei vostri campi, nelle vostre fabbriche, essere bravi e non fare casini. Ma voi qui non ci volete”.
“Non vogliamo criminali. Credo sia questo il punto”, le parole di Matilda arrivarono come una fucilata.

Per Bertocchi è stato “fondamentale fare in modo che i ragazzini non avessero nessun giudizio, che non lo dessero in pasto ai lettori”.

E a proposito di lettori, chi è il pubblico ideale di ‘Mezza luce mezzo buio, quasi adulti’? Lo dice lo stesso risvolto di copertina: “Chi ricorda con un sorriso le lunghe giornate estive della propria giovinezza; chi ha visto più di una volta I Goonies e ha amato Io non ho paura (libro di Niccolò Ammaniti, ndr); chi dubita che un buon romanzo possa appassionare sia gli adulti sia i ragazzi; chi continua a cercare l’emozione del primo bacio”.

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