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Asiya, voce curda da Afrin: “Senza di noi vince il terrorismo”

L'attivista: "Basta raid turchi, vogliamo pace e buoni rapporti"

Pubblicato:30-01-2018 14:21
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:25
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ROMA – Se la zona di Afrin, al confine tra Siria e Turchia, “viene svuotata dalla popolazione civile, l’unico risultato possibile è che possa essere occupata da integralisti, come quelli del fronte Al-Nusra e altri”. È l’allarme di Asiya Abdulla, co-presidente del Movimento della società democratica ed ex co-presidente del partito dell’Unione democratica curda (Pyd).

Intervenuta in diretta da Afrin oggi durante una conferenza stampa al Senato dal titolo ‘Rojava, ha sconfitto l’Isis in Siria, e ora?’, Abdulla ha detto: “Oggi i gruppi che affiancano lo Stato turco per attaccare Afrin lo fanno sotto l’egida dell’Esercito libero siriano, ma con la libertà non hanno niente a che fare. Sono ciò che rimane di Al-Qaeda, Al-Nusra e Isis, per questo l’attacco turco è molto pericoloso”.

“Noi curdi, arabi, siriaci, turkmeni, abbiamo lottato insieme per sconfiggere l’Isis e mandarlo via dalle zone in cui si trovava. Abbiamo lavorato tutti insieme per creare un sistema di amministrazione nelle nostre zone e per mandare avanti un progetto comune” ha sottolineato Abdulla.


Afrin “era una zona di pace completamente lontana dalla guerra, ospitava migliaia di persone, che avevano lasciato le loro case; oggi è un luogo di guerra”.

“UCCIDONO I CIVILI, E’ GENOCIDIO”

“Vogliamo vivere in buoni rapporti con il popolo turco che si trova dall’altra parte, da buoni vicini: popolo curdo, siriano e turco. Ma quello in corso sembra un genocidio non un rapporto di vicinato”, spiega Abdulla.

“Siamo testimoni quotidiani di questa situazione, di attacchi sia da terra sia da cielo. Oggi tra le vittime contiamo 21 civili, erano profughi provenienti da Idlib, da zone vicino ad Afrin: sono loro le vittime di questo conflitto”.

“Solo parlando dell’ospedale di Afrin, ad oggi abbiamo 47 persone ricoverate, tutti civili, tra cui donne e bambini” ha continuato Abdulla. “Altre 69 persone hanno bisogno di cure mediche: se quest’attacco non viene fermato i risultati saranno catastrofici, sarà un vero genocidio contro la popolazione civile della zona. Oggi 500mila persone vivono nella regione di Afrin e, se vuole scappare, la popolazione civile non ha dove andare. Noi cerchiamo una soluzione politica per la Siria, e continueremo a farlo”.

Secondo dati diffusi durante l’incontro in Senato dai rappresentanti del Pyd, al 27 gennaio il bilancio delle vittime dell’offensiva turca contro Afrin era di 86 civili uccisi. Altre 198 persone, tra cui Ismail, di nove anni, Fadi, di dieci, Hamida, di tre, Hassan, di due, sarebbero rimaste ferite.

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