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Mafie. Lascia il sindaco di Brescello: “Ma non è fuga dalle responsabilità”

Finì nella bufera per le sue dichiarazioni sul boss della 'ndrangheta Francesco Grande Aracri

Pubblicato:30-01-2016 13:08
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:52

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coffriniREGGIO EMILIA – Lascia perché è stanco del clamore mediatico e vuole restituire ai cittadini di Brescello, assediati dai cronisti, “la possiblità di una vita normale” e a se stesso di stare con la sua bambina di 10 mesi. Precisa poi che il suo gesto, deciso “in totale autonomia e indipendenza”, non è una “fuga”, e che si assumerà le sue responsabilità. Infine, rivendica di essere una persona “onesta” e la correttezza del suo operato ed è pronto a difendersi “se ci sarà qualcosa da fare” dai rilievi della commissione parlamentare antimafia. Sono le motivazioni con cui il sindaco Marcello Coffrini, finito nella bufera per le sue dichiarazioni sul boss della ‘ndrangheta Francesco Grande Aracri, spiega oggi in conferenza stampa la decisione di dimettersi dall’incarico di primo cittadino dopo poco piu’ di un anno di mandato.

Circondato dagli “amici” della giunta che gli sono rimasti fedeli, Coffrini dice: “Non ne posso più di tutta questa pubblicità, non la volevo e lo stesso vale per i miei cittadini, che devono essere liberi di andare al bar senza essere seguiti ogni volta dai giornalisti“. Tuttavia, puntualizza il primo cittadino, “questa non è una fuga dalle mie responsabilità, se ci sarà qualcosa da fare, come uomo e come avvocato mi difenderò”. Eccetto le improvvide dichiarazioni su Grande Aracri, Coffrini spiega di non avere nulla da rimproverarsi: “Sono onesto, non sono indagato e non sono nemmeno stato sentito dagli inquirenti come persona informata sui fatti, tranne che dalla commissione antimafia, che è un’altra storia”. Ma soprattutto, in vista delle elezioni di giugno dopo il breve periodo commissariale che si profila all’orizzonte, “lascio nelle mani di chi verrà dopo di me un’amministrazione con i conti in ordine e a posto”.

Qualche sassolino dalle scarpe però il sindaco, che ora tornerà “a fare l’avvocato”, non rinuncia a toglierselo. Non sono piaciute ad esempio le indiscrezioni di stampa sulle operazioni urbanistiche contestate dalla commissione antimafia. Si tratta di due delocalizzazioni che non dovrebbero avere conseguenze penali ma ritenute illegittime. “Io sono il parafulmine di tutto quello che è avvenuto negli ultimi venti anni- dice Coffrini- ma comunque se devo rispondere a qualcuno lo farò a chi mi contesta con le carte con un timbro sopra”. A chi gli chiede quanto ha pesato sulle dimissioni il pressing del Pd, prima blando perchè Coffrini non era iscritto al partito e negli ultimi giorni sparato al massimo del volume, l’amministratore del paese di Peppone e Don Camillo spiega: “Praticamente tutto il mondo mi ha chiesto di dimettermi, ma ho ricevuto anche numerosi inviti a restare. Alla richiesta del Pd ho dedicato un’attenzione particolare perchè conosco i suoi vertici provinciali. Ma, ribadisco, ho deciso in autonomia e soprattutto dopo aver dimostrato che ho ancora la maggioranza in Consiglio comunale e che quindi potevo restare”.


Le accuse di aver criticato lo strumento delle interdittive antimafia vengono rispedite al mittente: “Penso che siano uno strumento giustissimo e super utile. Ma vanno attualizzate come il Governo sta cercando di fare“, spiega Coffrini. Infine, sulla decisione di molti Comuni reggiani, come ad esempio San Martino in Rio, di ritirare gli incarichi allo studio legale che Coffrini condivide con il padre (anche lui sindaco di Brescello per due mandati), il sindaco afferma: “Decisioni legittime ma francamente penso siano assurde”.

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