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Mario Draghi la ‘mossa del cavallo’ del premier Conte

L'editoriale del direttore Nico Perrone

Pubblicato:29-12-2020 14:12
Ultimo aggiornamento:29-12-2020 14:19

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ROMA – “Renzi fa sul serio, non può perdere la faccia, andrà fino in fondo, a metà gennaio stacca la spina a Conte”. Questo emerge parlando con chi ascolta quanto dicono dietro le quinte i protagonisti della ‘partita Governo’. Ad esempio ieri c’è stato un fitto giro di contatti, telefonate e faccia a faccia on line in contemporanea, tra i massimi dirigenti del Pd per fare il punto della situazione. Renzi a chi lo minaccia con le elezioni anticipate fa spallucce, non ci crede. Pensa che una volta archiviato Conte la politica si rimetterà in movimento e una nuova quadra, e un nuovo caposquadra, sarà possibile trovarli per così arrivare a fine legislatura. Il leader di Italia Viva, in giro, fa sapere di aver chiuso un accordo anche con Luigi Di Maio, ma a quelli che subito dopo hanno chiesto conferma al diretto interessato è arrivata una secca smentita: “Ma quale accordo, si sono soltanto sentiti”. Domani Renzi, che ieri ha bocciato il piano Conte sull’utilizzo dei 209 miliardi di fondi europei giudicandolo senz’anima e senza coraggio, presenterà ufficialmente le sue proposte di modifica, ben 61, che di fatto rappresentano una vera e propria riscrittura. Un gioco delle parti che andrà avanti fino a metà gennaio: se per quella data il premier Conte non avrà mollato qualcosa di sostanzioso, a partire dalla delega sui servizi segreti e sull’utilizzo dei 37 miliardi del Mes per la nostra sanità, ci sarà il ‘Ciao‘ con l’uscita delle due ministre di Italia Viva.

Per il premier Conte non è una situazione facile, sa bene di poter contare sull’appoggio Dem e del M5S fino ad un certo punto. Perché anche il Pd è scontento e reclama un cambio di passo e, soprattutto, che il premier accetti, anzi si faccia lui stesso promotore di un super rimpasto di Governo, cedendo qualcosa e rafforzando l’esecutivo con figure di peso più politico. Per Conte, però, potrebbe esserci la ‘mossa del cavallo’, che presenta sì una dose di rischio ma che potrebbe di fatto azzerare tutte le mosse dei contendenti della sua maggioranza, spaccando anche il centrodestra mettendo in crisi nella Lega la leadership di Matteo Salvini. La ‘mossa’ è Mario Draghi, che potrebbe essere chiamato a dare il suo contributo al Paese mettendosi alla guida della nuova ‘cabina di regia’ che dovrà controllare e garantire il miglior utilizzo dei 209 miliardi. Il premier Conte potrebbe mantenere la guida politica dell’esecutivo e a quel punto sarebbe difficile per tutti i partiti dire di no, solo Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni resterebbe a fare opposizione. Nella Lega, non è un mistero, Giancarlo Giorgetti da sempre spinge e punta su Mario Draghi, e quella sarebbe l’occasione per rimettere la Lega, stavolta in sintonia con l’Europa e il nuovo presidente Usa, al centro del gioco politico, non condannata a perdere con Matteo Salvini. Dopo la campagna di vaccinazioni, con l’epidemia ridotta ai minimi termini e la ripresa economica avviata grazie all’esperienza e ai rapporti tenuti da Draghi, per l’ex presidente della Bce potrebbe esserci il Quirinale come giusto riconoscimento per il gran lavoro svolto. 

Per ora il Pd sta a guardare, anche se c’è già qualcuno che si prepara allo scenario peggiore: elezioni anticipate in primavera, prima che scatti il semestre bianco. Qualcuno pensa, in quel caso,che lo stesso premier potrebbe mettersi alla testa della coalizione di centrosinistra imperniata sull’alleanza tra Pd e M5S magari utilizzando anche una sua lista personale. Ma su questo, tra i Dem, è già dibattito acceso. Perché stando ai sondaggi fatti una lista Conte toglierebbe voti ai partiti alleati e quasi nulla tra gli elettori di centrodestra.


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