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Ground zero Juve: l’inchiesta sulle plusvalenze chiude l’era Agnelli

"Meglio lasciare tutti insieme dando la possibilità ad una nuova formazione di ribaltare la partita", ha detto Agnelli

Pubblicato:29-11-2022 08:34
Ultimo aggiornamento:30-11-2022 12:00

agnelli si dimette
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ROMA – Ground zero Juventus. E’ finita l’era di Andrea Agnelli presidente. Aveva resistito alle inchieste sulla ‘Ndrangheta nella curva bianconera, allo scandalo ma-non-troppo dell’esame di italiano di Suarez alll’Università per Stranieri di Perugia per la cittadinanza italiana a uso calciomercato. Invece il terremoto arriva a valle dell’inchiesta – quella più corposa – della Procura di Torino sull’ipotizzato gioco delle tre carte della dirigenza bianconera: il presunto falso nella formulazione del bilancio, le famigerate plusvalenze, l’eventuale profitto utilizzato poi per la compravendita dei giocatori seguendo un diverso metro di regole.

La procura di Torino aveva notificato ai componenti del Cda dimissionario la chiusura delle indagini preliminari dell’inchiesta sulle plusvalenze e gli stipendi spalmati nel 2020. Due i reati configurati: false comunicazioni sociali, il classico falso in bilancio, e false comunicazioni rivolte al mercato, ostacolando l’autorità di controllo, la Consob.

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L’alterazione del bilancio, come conseguenza della pratica di scambio di giocatori per generare flussi finanziari “fittizi”, era stata quantificata dalla Procura di Torino in una perdita di esercizio di quasi 40 milioni anziché 85 nel 2018, una perdita di 89,6 milioni anziché 239,2 nel 2019, e per il 2020 una perdita di 209,5 anziché 222.

C’è poi il capitolo stipendi, con le carte private a testimoniare una spalmatura mai realmente – secondo la Procura – verificatasi. Ad alcuni degli indagati è stato anche contestato il reato di “dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti”. Per Andrea Agnelli era stata chiesta persino l’applicazione di misure cautelari, richiesta poi rigettata il 12 ottobre scorso. E’ stato forse quello il punto di rottura. La prospettiva di un rinvio a giudizio, di un processo, ha probabilmente imposto alla Juventus una virata strategica. L’azienda è entrata in protezione. Lo scrive lo stesso Agnelli in una lettera ai dipendenti: “Bisogna avere la lucidità e contenere i danni: stiamo affrontando un momento delicato societariamente e la compattezza è venuta meno. Meglio lasciare tutti insieme dando la possibilità ad una nuova formazione di ribaltare la partita“. La gravità della situazione è paragonabile a quella del 2006.

Dopo una resistenza formale di poco più di un mese la frattura è diventata una faglia: le dimissioni in serata, e più di un decennio reso alla storia sportiva del club. Dall’insediamento di Agnelli il 19 maggio 2010 la Juve aveva portato a casa nove scudetti consecutivi, 18 trofei in tutto comprese 4 Coppe Italia e 5 Supercoppe italiane e due finali di Champions League, nel 2015 e nel 2017. D’un tratto va tutto coniugato al passato. Quella Juve, almeno formalmente, non c’è più.

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