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Smetto quando voglio, domani l’ultima gara di Federica Pellegrini

Emozione a 200 stile, a Riccione la gara di addio della Divina

Pubblicato:29-11-2021 14:53
Ultimo aggiornamento:29-11-2021 14:54

federica pellegrini
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ROMA – In principio fu – o doveva essere – Napoli. Poi Eindhoven. Infine sarà Riccione. Pellegrini ultimo atto, preparate i flash, i superlativi e perché no, pure i fazzoletti. Poco più di due settimane fa un coro di addio, malinconico eppure allegro come un carnevale, ha attraversato il globo (rigorosamente su due ruote) per l’addio alle gare di Valentino Rossi.

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Domani l’Italia vedrà per l’ultima volta su un blocchetto la Divina nazionale, la più grande nuotatrice nella storia del Paese, e dunque in questa valle di lacrime ci si potrà letteralmente tuffare. Molto probabilmente i pianti saranno soprattutto i suoi, immaginiamo trattenuti, rimandati e ora goccia su goccia inevitabilmente pronti a sgorgare.


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‘Federica Pellegrini, Cuffia e costume, 30 novembre 2021 ore 18.13’. Fosse un quadro, una foto, una statua, una qualsiasi opera d’arte insomma, si chiamerebbe semplicemente così. Un treno che di stazioni ne ha saltate parecchie solo nell’ultimo anno – smetto a Tokyo, no continuo con la Isl a Napoli, sì ma poi c’è pure l’Olanda, e che non ci metti pure gli Assoluti di Riccione? Ok, grazie, scendo qui – La prossima è davvero l’ultima. Glielo hanno chiesto che fosse in Italia, con l’appello arrivato dalla sua “famiglia”, l’Aniene. Hanno rivoluzionato il programma gare per lei, hanno provato anche a dirle ‘ma dai, continua fino ai Mondiali. E poi però c’è Roma, con gli Europei in casa: arriva fin lì’. Tirata e contesa, spingendo ogni volta il giorno più in là, lei infine ha detto stop, stanca di regnare.

FEDERICA PELLEGRINI, DA BAMBINA A DONNA IN VASCA

Da qualche parte si dovrà pur smettere. Il blocchetto sarà dunque l’ultimo piedistallo della regina senza eredi. Lo stesso su cui salì che era ancora bambina. Ed era sempre una bambina quando il mondo si accorse di lei. L’acqua era quella dei Giochi di Atene, 17 agosto 2004: quarta corsia, lo start, il crescendo sulle 4 vasche che dovrebbe essere registrato alla Siae, il tocco di Camelia Potec laggiù – non vista – a soffiarle per 19 centesimi un oro già suo. Fu argento, ed era comunque già storia.

A Pechino 2008, capelli corti e qualche brufolo adolescenziale in meno, tutta un’altra storia. Atleta da battere, affonda nei 400 e poi risorge nella gara della sua vita, i 200, prima con un record del mondo in semifinale, poi con il trionfo dell’oro olimpico. L’araba fenice che risorge dalle sue ceneri, proprio come il tatuaggio sul collo. Federica bambina, Federica ragazza, Federica donna.

In mezzo un turbinio di discese e risalite, disturbi alimentari, attacchi di panico, storie d’amore, triangoli, anelli tirati a bordovasca, rivali in acqua e fuori, scenate di gelosia, urla nei corridoi d’albergo – ‘lei, lui e l’altro’ volume I, II e III – “mangiatrice di uomini”, “antipatica”, testimonial di shampoo, biscotti, gioielli, icona di stile e collezionista di scarpe, giudice tv. L’elenco è misero, serve più spazio per raccontarla tutta, lei stessa non ce l’ha fatta in due libri.

Diversa e in fondo sempre uguale a se stessa, camaleontica solo se si parla di allenatori. Un volto diverso per ogni Olimpiade, con una eccezione: Max Di Mito ad Atene, a Pechino l’adorato Alberto Castagnetti (scomparso nel 2009, appena dopo i trionfi del Mondiale di Roma), poi Claudio Rossetto a Londra, Rio e Tokyo con Matteo Giunta. Sul quale molti storcevano il naso. Lei no, se l’è preso in acqua e fuori. Tra una stagione e l’altra l’ufficio di collocamento Pellegrini assume i vari Lucas (due volte, compreso il trasferimento in Francia), Morini, Bonifacenti. Con il senno di poi ha sempre avuto ragione lei, se non altro perché ci ha messo la faccia e la testa, cosa che in poche fanno o si possono permettere.

Come quella volta che il cerchio doveva chiudersi in Brasile (“smetto davvero”) e invece no. Il quarto posto che fa male, i conti sballati sul ciclo che le condiziona la gara. Riflessioni e coraggio, “non smetto più”: contro tutto e tutti, donna indipendente e rivoluzionaria, avanti altri 4 anni fino a Tokyo. Che poi saranno 5. In Giappone diventa l’unica nuotatrice nella storia a disputare cinque finali sulla stessa distanza, i 200 stile che nuoterà anche a Riccione, un rosario sgranato di religiosa dedizione.

L’ultima è davvero l’ultima? Lei dice di sì. “È così difficile dire addio, ma a un certo punto è anche giusto prendere una decisione definitiva”. Anche perché nel frattempo altre scelte sono state compiute. L’elezione a membro del Comitato Olimpico Internazionale, il ruolo di ambasciatrice per i Giochi Olimpici di Milano Cortina, per citare la Pellegrini icona globale. Una proposta di matrimonio accettata che fa già famiglia, per parlare della Federica più intima e privata. Ma per questo c’è tempo, domani ancora si balla.

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