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Violenza donne, Bonafede: “Il silenzio è complice, abbattere l’omertà”

Lo dice il ministro della Giustizia partecipando a 'Domenica In' su Rai uno

Pubblicato:29-11-2020 16:32
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:40

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ROMA – “Il silenzio è complice, dobbiamo fare di tutto per abbattere l’omertà se vediamo che c’è una situazione che percepiamo come una situazione di rischio”. Lo dice il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, partecipando a ‘Domenica In‘ su Rai uno. Il guardasigilli si è presentato in trasmissione indossando una mascherina anti-covid con su scritto “Stop alla violenza sulle donne” prodotta all’interno degli istituti penitenziari di Salerno e Santa Maria Capua Vetere in occasione della Giornata internazionale che si è celebrata il 25 Novembre. 

“Uno dei messaggi che dobbiamo dare- spiega Bonafede- è che la battaglia contro la violenza sulle donne è innanzitutto una battaglia culturale, affinchè la società non solo abbia conoscenza di questa piaga ma ne abbia anche coscienza, che la senta come una piaga ingiusta nel cuore. Parlarne permette di far sapere a tante donne che hanno diritti, che possono far valere ed abbattere quelle mura di silenzio e di violenza che purtroppo sono sempre piu’ spesso le pareti domestiche. L’appello piu’ importante da fare alle donne è ‘denunciate’ perchè lo Stato è con voi e non rimarrete sole in questa battaglia”. Tra le iniziative di prevenzione, il guardasigilli ha ricordato che “tre giorni fa è iniziata, insieme con la ministra Azzolina, una iniziativa che coinvolge le scuole“.

GRAZIE AL CODICE ROSSO C’È UN PRIMA E UN DOPO

Il Codice rosso “lo aspettava tutta la società perchè il problema della violenza sulle donne non è un problema delle donne ma di tutti noi e ci dobbiamo far carico di questo problema”, dice il ministro della Giustizia.


Dal rapporto presentato qualche giorno fa a un anno di applicazione della legge “emerge che da un punto di vista della giustizia c’è un prima e un dopo il Codice rosso- sottolinea il guardasigilli- Prima le denunce rimanevano spesso ferme e lo Stato arrivava troppo tardi. Oggi con questa legge la donna che denuncia una violenza subita riceve una risposta immediata, si crea una sorta di corsia preferenziale di emergenza. Ora quando una donna denuncia è per definizione urgente perseguire quel reato”.

Bonafede continua: “Io vorrei che si capisse che lo Stato ha davvero deciso di prendersi carico di una problematica cosi’ complessa e di stare vicino alle donne. Noi dobbiamo dire alle donne che continuare ad accettare e subire la violenza senza denunciare è sicuramente la peggiore delle strade da intraprendere”. 

Il Codice rosso, aggiunge Alfonso Bonafede, “è soltanto una partenza, il piu’ grave errore sarebbe pensare che fatta la legge abbiamo il risolto il problema. No, le istituzioni devono sentirsi chiamate a un gioco di squadra e a continuare questo percorso che vede coinvolti i centri anti-violenza e tutte le associazioni sul territorio. Deve essere davvero una responsabilità di tutti perchè siamo ancora all’inizio di un percorso difficile in cui lo Stato ha deciso di prendersi carico”.

Il ministro della Giustizia sottolinea che “i dati ci hanno detto purtroppo che durante il lockdown i casi sono aumentati. Noi abbiamo fatto di tutto per consentire alla donne anche in quella situazione di poter denunciare e di potersi rivolgere all’autorità. E’ stato rilanciato il numero 1522. Insomma, stiamo facendo di tutto per consentire a quelle donne di trovare un canale attraverso il quale chiedere aiuto allo Stato”.

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