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Suad, Hamdi, Siid: a Napoli storie di ‘partecipazione’

In corso la seconda edizione del bando 'Partecipazione', l'iniziativa di Intersos e Unhcr con e per i rifugiati, oggi a Napoli

Pubblicato:29-11-2019 18:34
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:41
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ROMA – “Ci siamo ritrovate sei anni fa tra donne straniere, giovani e rifugiate arrivate da tempo, per unirci e dire: cosa possiamo fare? Come possiamo cambiare le idee della società dove viviamo?” Suad Omar Sheikh Esahaq, rifugiata somala in Italia dal 1989, racconta in un sorriso la storia della sua associazione, Donne Africa subsahariana e II Generazione.

La sua è una delle realtà che hanno vinto la seconda edizione del bando ‘Partecipazione’, l’iniziativa di Intersos e Unhcr con e per i rifugiati, oggi a Napoli, in collaborazione con il Comune e in media partnership con l’agenzia Dire.

“Ci siamo dette che siamo discriminate due volte, in quanto donne e in quanto nere, e quindi la nostra associazione è nata con due ‘facce’: la prima, per interagire con la società, e la seconda, per trasmettere a donne e rifugiate empowerment e protagonismo”.


All’organizzazione di Suad Omar si è unita anche Hamdi, che attualmente, dopo una lunga battaglia legale per vedere riconosciuti i suoi titoli di studio, si sta formando in servizio sociale all’Università di Torino. “Sono arrivata nel 2013, via mare” racconta, gli occhi profondi sotto il velo verde: “Ora stiamo cercando di aiutare altre ragazze arrivate dopo di me a integrarsi nella società italiana, anche attraverso serate e cene per far conoscere la nostra cultura”.

Dopo la vittoria del bando ‘Partecipazione’, l’associazione delle due donne, che ha sede nel capoluogo piemontese, ha creato il suo sito, prodotto video in cui le donne rifugiate si raccontano, sostenuto le spese di uno sportello di supporto legale.

Quella di Donne Africa subsahariana e seconda Generazione è solo una delle tante esperienze protagoniste dell’incontro napoletano. Tra le altre, Unicore, un progetto di corridoi universitari per studenti rifugiati in Etiopia.

La racconta alla Dire Siid Negash, eritreo, da 20 anni in Italia. “Questo progetto nasce da una persona che ci credeva, e che ha portato degli studenti in Italia in modo privato, ma poi è stato sistematizzato, con dei partner che hanno aderito dall’inizio, come Unhcr, la diocesi di Bologna e l’Università di Bologna” spiega Negash. Molti altri si sono aggiunti, dalla Farnesina all’ente per gli alloggi studenteschi Ergo, solo per citarne alcuni. A settembre, i vincitori, cinque ragazzi eritrei selezionati da Unicore su 50 candidature, sono arrivati a Bologna.

“Stiamo dimostrando che le persone, se hanno un progetto, possono viaggiare in modo legale” conclude Negash: “Per noi si tratta anche di un atto politico”. La sua Next Generation sta seguendo gli studenti rifugiati per aiutarli ad affrontare la burocrazia universitaria: un lavoro sostenuto anche grazie ai fondi del bando ‘Partecipazione’.

Quest’ultimo, arrivato nel 2019 alla seconda edizione, proseguirà nel 2020: “Il primo bilancio è sicuramente positivo” dichiara Cesare Fermi, responsabile area migranti di Intersos: “in due anni si è diffuso su tutto il territorio nazionale, abbiamo incrociato le nostre strade con almeno 180 associazioni di rifugiati e di migranti, abbiamo finanziato e accompagnato in un percorso di formazione 26 associazioni”.

Secondo Roland Schilling, responsabile Unhcr per il Sud Europa intervenuto in apertura del convegno, “progetti come ‘Partecipazione’ ci ricordano che dobbiamo dobbiamo uscire dalla visione paternalistica di sapere perfettamente cosa vogliate e di cosa abbiate bisogno, quando invece le risposte siete voi a poterle dare”.

Schilling sottolinea: “Quando c’è una decisione che riguarda la mia vita, il minimo che possa succedermi è che io sia consultato e ascoltato su quella decisione”.

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