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Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, record negativo in Piemonte: oltre 20mila casi

"Nel 20% della popolazione italiana le malattie infiammatorie croniche intestinali esordiscono in età pediatrica,provocando spesso un decorso più aggressivo"

Pubblicato:29-11-2018 17:17
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:51
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SEGUI IL IX CONGRESSO NAZIONALE SULLE MALATTIE CRONICHE INTESTINALI

FIRENZE – Si apre oggi, sino a sabato 1 dicembre a Firenze, presso il Convitto della Calza, il IX Congresso Nazionale IG-IBD (Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease, ossia Gruppo Italiano per lo studio delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali), organizzato dalla società scientifica IG-IBD. Oltre cinquecento gli specialisti partecipanti, provenienti da tutta Italia.

Le principali tematiche del programma scientifico del Congresso comprendono i nuovi dati di epidemiologia e decorso clinico delle IBD in Europa e nel mondo, il trattamento delle IBD tra passato, presente e futuro, le controversie nelle diverse strategie di trattamento. Focus anche su medicina personalizzata, prevenzione delle infezioni e gestione di situazioni speciali nelle IBD, in particolare la gestione dei pazienti con storia oncologica.


I DATI DEL PIEMONTE

Il numero di pazienti con colite ulcerosa e malattia di Crohn stimato in Regione Piemonte è complessivamente prossimo ai 20.000 su un totale di 4 milioni di abitanti, ossia lo 0,5% della popolazione. Percentuale che la rende la più alta prevalenza in Italia di malattie infiammatorie intestinali.

Vi sono tuttavia dei limiti nei sistemi di rilevazione che potrebbero indurre una variabilità anche di +/- 20% (quindi con una “forchetta” da 16.000-24.000). Di questi circa il 60% sono affetti da colite ulcerosa (10-14.500) e i restanti da malattia di Crohn (6-10.000).

“È desolante – afferma il Dott. Marco Daperno, Ospedale Mauriziano di Torino – verificare che in Italia le regole che proteggono la privacy dei pazienti innalzano uno steccato normativo e burocratico che rende quasi impossibile una valutazione di registro che possa consentire più agevole pianificazione delle risorse allocate, speriamo che l’attuale tentativo in questo verso da parte dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) possa avere maggiore successo. IGIBD ci ha creduto fortemente, dedicando nel 2017 all’ISS un contributo di 100mila euro dedicato al progetto”.

Per quanto riguarda la mortalità, non ci sono dati specifici piemontesi, ma a parte un lieve eccesso nel primo anno di malattia, non vi sono segnali che sia significativamente incrementata rispetto a soggetti di pari età e genere nella popolazione generale, almeno mutuando i dati rilevati nei Paesi Scandinavi.

“La più plausibile spiegazione sul primato negativo del Piemonte – spiega il Dott. Daperno – è che sistemi di registrazione diversi diano risultati diversi, e in Regione Piemonte esiste un sistema informatizzato capillare che potrebbe non esserci in tutte le regioni, e bisognerebbe valutare l’estensione di altre forme di copertura (es invalidità civile) che possano mascherare l’esenzione per patologia. Tuttavia che non esista una differenza reale di prevalenza della malattia secondo me è dimostrato dal fatto che non vi è un gradiente di maggior prevalenza nelle regioni vicine, come ci si dovrebbe aspettare per inevitabili spostamenti attraverso i confini regionali”.

COSA SONO LE MICI

Le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI, secondo l’acronimo italiano, o IBD – Inflammatory Bowel Diseases – secondo quello anglosassone) sono patologie infiammatorie croniche dell’intestino caratterizzate nel loro decorso dall’alternarsi di fasi di riacutizzazione e di remissione con danno intestinale progressivo e si distinguono in due tipi principali: la Malattia di Crohn (MC) e la Colite Ulcerosa (CU).

Si stima che oltre 5 milioni di persone nel mondo siano affette da MICI, di cui circa 1.6 milioni nel Nord America e quasi 3 milioni in Europa, con un’incidenza media intorno ai 20 casi per 100.000 abitanti, ed una prevalenza media intorno ai 250 casi per 100.000 abitanti, rispettivamente. In Italia affliggono circa 200mila persone e sono due le forme principali: la colite ulcerosa (che colpisce il 60% dei pazienti) e la malattia di Crohn (il 40%).

CIFRE IN AUMENTO

“Le malattie infiammatorie croniche intestinali sono in aumento ovunque nel mondo, soprattutto nei Paesi considerati in via di sviluppo, come la Cina e l’India – spiega il Prof. Alessandro Armuzzi, Segretario Generale IG-IBD, Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS – Università Cattolica, Roma – Le IBD vengono attualmente considerate come malattie globali, mentre solo 30 anni fa erano per lo più localizzate in Europa e Nord America. In questi ultimi anni si sono maggiormente diffuse, proprio per via dell’industrializzazione e della globalizzazione. A contribuire fortemente è la componente ambientale, che agisce in maniera ancora ignota, e che, insieme alla predisposizione genetica, determina ad un certo punto della vita di un individuo una risposta immunologica abnorme nell’intestino. Ma se influisca maggiormente il cibo, l’inquinamento o qualche altro fattore, ancora non si sa”.

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