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Nel Pd scoppia la guerra, il Conte ‘grillino’ ride e Renzi gode

L'editoriale del direttore Nico Perrone per direoggi

Pubblicato:29-10-2020 15:59
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:08

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ROMA – Solo a raccontarla non ci si crede. Da giorni da parte del Pd è in atto un forte pressing sul presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, perché in questo momento difficile prenda l’iniziativa per rilanciare squadra e azione di Governo, e uno dei suoi dirigenti fa saltare la manovra che doveva portare ad una verifica di maggioranza, in questo modo non solo rafforzando ma liberando il premier da qualsiasi impegno. E nel Pd adesso volano coltelli e stracci.

Tutto inizia con il vicesegretario Dem, Andrea Orlando, che salta sulla sedia leggendo l’attacco durissimo della ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, al presidente della Puglia, Michele Emiliano, per aver chiuso le scuole nella sua regione. Orlando mette in rete una dichiarazione di guerra alla ministra, accusandola di non saper leggere il decreto del Governo che, al contrario, stabilisce che i presidenti di Regione possono prendere misure più restrittive di quelle decise dal Governo nazionale.

Passano pochi minuti e arriva l’appoggio pieno di Dario Franceschini, capo delegazione Dem nel Governo. Tradotto: la ministra Azzolina è nel mirino, il Pd la considera non all’altezza, e quando ci sarà la verifica…


Passa poco tempo e il presidente dei senatori Dem, Andrea Marcucci, prende la parola in aula per dire in faccia al presidente del Consiglio che lo ascolta stupito, e cala il gelo: “Presidente Conte valuti se i singoli ministri sono adeguati all’emergenza, apra la verifica, abbiamo bisogno di una maggioranza coesa, ancora a Lei l’onore di aprire all’opposizione, trovi lei il luogo dove confrontarsi costantemente con il Parlamento”.

Apriti cielo. Tra i Dem un parlamentare sbotta: “Renzi e Italia Viva al Senato hanno due capigruppo, Faraone e il Dem Marcucci“. Puro veleno. A seguire la presa di posizione ufficiale del segretario Pd, Nicola Zingaretti, costretto a ribadire che “il sostegno del Partito Democratico a questo Governo e ai suoi ministri e’ pieno e totale. Non in discussione. Posizione ribadita, tra l’altro, all’unanimita’ alcune ore fa dalla direzione nazionale sul voto della mia relazione”. Insomma, mentre prima Conte era con le spalle al muro, costretto a marciare spedito verso la verifica di maggioranza, adesso può ben dire: che? Prima chiaritevi tra voi…

Ma come mai il presidente Marcucci – “che non ha concordato con nessun altro la sua uscita – ci tiene a precisare un Dem vicino a Zingaretti- ha pisciato fuori dal vaso da solo” – se n’è uscito in quel modo, di fatto bloccando l’iniziativa del Pd costretti pure ad ingoiare il rospo? “Marcucci è di cultura liberale – spiega chi lo conosce bene- non segue le liturgie di partito, ha detto quelle cose così, perché le pensa, ed è quello di cui tutti da tempo parlano”.

Ma c’è anche l’altra spiega, più velenosa: “I ‘renziani’, e Marcucci è uno di loro, agiscono così, dentro e fuori… Secondo me Marcucci, con Renzi, quando hanno capito che tra Dem, M5S e Conte si stavano accordando sul rimpasto, fuori Azzolina ma anche De Micheli, visto che per Italia Viva non era previsto nulla di importante hanno fatto saltare il banco e mandato tutto a monte”.

Questo il ‘dramma’ andato in scena oggi, protagonista il Pd, con una coda anche per il ministro Dem dell’Economia, Roberto Gualtieri. Per un parlamentare di peso del Pd “non è più un Re Mida, prima quello che toccava era oro adesso si è ridotto a fare l’attore in mezzo ad altri attori, pure scarsi. Gualtieri non è più un protagonista, segue il copione che gli scrive il Ragioniere dello Stato”.

In attesa di chiudere tutto il Paese, perché tra le voci che si rincorrono in Parlamento molte quelle che parlano di una nuova decisione del Governo a breve, all’inizio della prossima settimana. La ciliegina sulla torta, e come diceva l’amico Stanlìslaw Jerzy Lec: “Ho sognato la realtà. Che sollievo, svegliarsi!”.

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