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ROMA – L’Italia è in fase 3. Se passasse alla fase 4, rischierebbe il collasso del sistema sanitario nel breve periodo e una situazione di trasmissibilità non controllata del contagio da Covid 19.
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha ricordato a Montecitorio, nel corso del question time, che “allo stato l’epidemia è in rapido peggioramento e risulta compatibile, a livello nazionale con lo scenario di tipo 3 descritto nello studio” dell’Istituto superiore di sanità “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione autunno-invernale”, il documento che sintetizza le linee guida per il monitoraggio e il contrasto alla pandemia.
Lo scenario 3, quello in cui si trova ora l’Italia, è caratterizzato da “Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo”. I valori di Rt (erre con ti, indice di trasmissibilita’) regionali sono prevalentemente compresi tra 1,25 e 1,5. L’epidemia presenta una più rapida crescita dell’incidenza di casi rispetto allo scenario 2, la mancata capacità di tenere traccia delle catene di trasmissione e iniziali segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali in seguito all’aumento di casi ad elevata gravità clinica. La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 2-3 mesi.
Nell’ambito di questo scenario l’Italia si trova in una classificazione del rischio settimanale alta/molto alta, per meno di 3 settimane consecutive. Per farvi fronte ha preso misure di distanziamento fisico come la chiusura dei locali notturni, dei bar e dei ristoranti (inizialmente potenzialmente solo in orari specifici, es. la sera/notte in modo da evitare la “movida”). Altre misure riguardano la chiusura delle scuole/università, le limitazioni della mobilità in aree specifiche, restrizioni locali temporanee su scala sub-provinciale (zone rosse) per almeno 3 settimane con monitoraggio attento nella fase di riapertura.
Lo studio dell’Iss precisa che “se la situazione di rischio alto dovesse persistere per un periodo di più di tre settimane, si rendono molto probabilmente necessarie misure di contenimento più aggressive”.
Lo scenario 4 prevede “Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo”. Valori di Rt regionali prevalentemente e significativamente maggiori di 1,5 (ovvero con stime dell’IC95% di Rt maggiore di 1,5). Uno scenario di questo tipo – si legge nello studio dell’Iss- “potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l’origine dei nuovi casi. La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 1-1,5 mesi, a meno che l’epidemia non si diffonda prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani). A questo proposito, si rimarca che appare piuttosto improbabile riuscire a proteggere le categorie più fragili in presenza di un’epidemia caratterizzata da questi valori di trasmissibilità”.
In questo scenario, riporta lo studio, “se la situazione di rischio alto dovesse persistere per un periodo di più di tre settimane, si rendono molto probabilmente necessarie misure di contenimento molto aggressive”.
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